Agnes, sedici anni, festeggia il compleanno a casa con i genitori nella cittadina svedese di Amal, dove la famiglia si è trasferita da un anno e mezzo. Agnes ha invitato qualche coetaneo ma nessuno si presenta e lei piange delusa. All'improvviso arrivano Elin, quattordici anni, e la sorella maggiore Jessica. In disparte Jessica rivela che su Agnes circolano voci di omosessualità. Allora Elin dice che per scommessa cercherà di corteggiarla e, quando arriva, la bacia e subito scappa. Agnes tenta il suicidio, ma poco dopo Elin torna indietro per chiederle scusa. Nella notte le due ragazze escono e decidono di andare a Stoccolma facendo l'autostop. Salite su una macchina, si baciano ma poi la fuga finisce e tornano a casa. Per un po' non si vedono. Quando Agnes cerca di avvicinarsi, Elin la evita. La madre di Agnes viene a sapere della situazione e fa in modo di tenerle lontane. Ma Elin lascia Johann, il ragazzo con cui aveva una relazione, torna da Agnes, le parla, le dice di essere attratta da lei. Ad una festa si chiudono in bagno ma poi hanno timore di uscire davanti a tutti. Finché Elin apre la porta con decisione, tiene per mano Agnes e comunica che loro due da quel momento stanno insieme.
SCHEDA FILM
Regia: Lukas Moodysson
Attori: Jill Ung - Madre Birgitta, Axel Widegren - Fratellino Oskar, Maria Hedborg - Madre Karin, Ralph Carlsson - Padre Olof, Stefan Horberg - Markus, Rebecka Liljeberg - Agnes, Alexandra Dahlstrom - Elin, Mathias Rust - Johan Hult, Erica Carlson - Jessica, Lisa Skagerstam - Camilla
Soggetto: Lukas Moodysson
Sceneggiatura: Lukas Moodysson
Fotografia: Ulf Brantås
Montaggio: Michal Leszczylowski, Bernard Winkler
Scenografia: Lina Strand, Heidi Saikkonen
Altri titoli:
Show Me Love
Durata: 89
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: LARS JONSSON
Distribuzione: KEYFILMS (2000) - DNC VISUALMIND - KEY FILMS VIDEO
NOTE
- GIRATO IN 30 GIORNI NEL SUD OVEST DELLA SVEZIA NELLA PRIMAVERA 1998 CON UN CAST DI GIOVANI DILETTANTI, ECCETTO I DUE PROTAGONISTI.
CRITICA
"Il film, scritto benissimo e diretto altrettanto bene da Lukas Moodysson, già poeta e romanziere, al suo primo lungometraggio, è più interessante come ritratto delle dinamiche della tribù giovanile, con le sue crudeltà e le sue follie, le sue preclusioni e i suoi rifiuti, che come manifesto di amori saffici in boccio". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 6 febbraio 2000)