La giovane maestra d'asilo Francesca ha deciso di lasciare la natia Iasi, in Romania, ed emigrare in Italia in cerca di un futuro migliore. Il suo sogno è quello di aprire un asilo multietnico nel piccolo paesino lombardo di Sant'Angelo Lodigiano. La ragazza è pronta ad affrontare ogni difficoltà pur di raggiungere il suo obiettivo, anche a comprarsi un lavoro in Italia, ed è convinta che una volta giunta a destinazione verrà raggiunta dal suo ragazzo, Mita. Ma il destino ha serbo per loro altre priorità...
SCHEDA FILM
Regia: Bobby Paunescu
Attori: Monica Birladeanu - Francesca, Doru Boguta - Mita, Luminita Gheorghiu - Ana, Teodor Corban - Ion, Doru Ana - Nasul, il padrino, Dana Dogaru - Sig.ra Elena, Mihai Dorobantu - Remulus, Dan Chiriac - Zana, Isabela Neamtu - Maria, Ion Sapdaru - Pandele, Ion Besoiu - Padrino, Alina Berzunteanu - Magda, Ionel Cojocea - Freza, Dragos Marinescu - Fane, Ionel Papuc - Codrin, Iulian Postelnicu - Mihai
Sceneggiatura: Bobby Paunescu
Fotografia: Andrei Butica
Musiche: Iulia Olteanu, Petru Birladeanu
Montaggio: Ioachim Stroe
Scenografia: Mihai Dorobantu
Costumi: Monica Florescu, Mirela Fraser
Durata: 100
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: BOBBY PAUNESCU E CRISTI PUIU PER MANDRAGORA MOVIES
Distribuzione: FANDANGO
Data uscita: 2009-11-27
TRAILER
NOTE
- FILM D'APERTURA, IN CONCORSO, ALLA 66MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2009) NELLA SEZIONE 'ORIZZONTI'.
CRITICA
"I rumeni hanno spassose leggende metropolitane dell'epoca Ceausescu. Le nuove leggende parlano degli italiani: 'In Italia ti drogano e ti rubano gli organi. Non sai che i nostri organi sono i migliori d'Europa?'. Ritroviamo con il suo nome vero la Monica Dean di 'Nipt/Tuck'. Mentre sua madre scaccia gli scarafaggi con lo spiritismo (il DDT non basta), vuole emigrare per 'migliorare la percezione del rumeno'. Primo impiego, badante a Lodi." (Maria Rosa Mancuso, 'Il Foglio', 4 settembre 2009)
"Il film è lento è noioso, ma riesce a raccontare bene una coppia di rumeni che potrebbe essere una giovane coppia di qualsiasi paese dell'Est che sogna ancora il riscatto in Italia, pur sapendo - anche grazie alla televisione, oltre che il passaparola - che non è più la terra promessa. Eppure appare ancora vantaggiosa, per cercare un futuro migliore. E scoprire come ci vedono gli altri è utile. Per vergognarci di noi o smettere di essere cosi buonisti con i migranti che vengono in Italia non carichi di minori pregiudizi (impeccabile il dialogo, mentre viaggiano verso l'Italia, tra Francesca e una madre che racconta le malefatte della moglie del figlio)." (Luca Marcantonio, 'Il Riformista', 04 settembre 2009)
"Paunescu segue la ragazza piazzando spesso in interni una macchina da presa fissa senza mai invadere lo spazio ripreso. Il dramma dell'emigrazione contemporanea verso l'Italia diventa un non luogo a procedere viziato da una doppia crisi d'identità: da un lato quella del popolo rumeno che sta vivendo contraddizioni generazionali ed economiche; dall'altro quella degli italiani in perenne delirio d'invasione straniera." (Davide Turrini, 'Liberazione', 04 settembre 2009)
"Gli italiani rapiscono i romeni per espiantare loro gli organi da vendere per i trapianti; sequestrano le donne immigrate per costringerle a prostituirsi; sono tutti, o quasi, razzisti e sono guidati da una classe politica che non è da meno quanto a xenofobia. Fa un certo effetto scoprire cosa pensano i romeni degli italiani: una serie di luoghi comuni e di pregiudizi. Ma sono più o meno gli stessi degli italiani nei confronti dei romeni: è il rovescio della medaglia. E allora vedere un film come Francesca, primo lungometraggio del giovane regista Bobby Paunescu, può essere utile per comprendere i guasti provocati dagli stereotipi alimentati - in Italia come in Romania - da un certo populismo a buon mercato, sempre pronto ad additare come nemico il diverso, lo straniero. Ma se questo è l'aspetto che più colpisce di questa opera, il suo vero fulcro non è la dura critica agli italiani, ma la denuncia forte e spietata della società romena di oggi. Dunque non un film sull'Italia vista dagli immigrati, ma sulla Romania vista dai romeni; o meglio da una donna, Francesca, la protagonista, costretta a confrontarsi duramente con quelle brutture del suo Paese dalle quali vorrebbe fuggire e che all'inizio non conosce neppure del tutto. Francesca, interpretata dalla bravissima Monica Barladeanu, ha infatti un sogno: lasciare la Romania per andare in Italia e aprire un asilo per i figli degli immigrati. (...) Con una direzione essenziale, fatta di lunghe sequenze con la cinepresa ferma e senza commento sonoro, il regista sceglie di raccontare i fatti senza troppe intromissioni, lasciando spazio alla recitazione dei protagonisti. Una scelta stilistica che se ad alcuni potrebbe apparire penalizzante, perché a tratti appesantisce un racconto senza strappi particolari, nelle intenzioni vuole tendere alla maggiore oggettività possibile. E così tutte le situazioni (...) indirizzano verso un ineluttabile finale e disegnano un quadro inquietante della situazione del Paese. E Paunescu non fa sconti. Quella che racconta in maniera fredda e senza retorica è una Romania che vent'anni dopo Ceausescu paga ancora dazio al suo passato comunista, alle prese con una criminalità proterva, con un sistema in cui la corruzione sembra la norma, in cui l'illusione dell'affare facile è il primo passo verso il fallimento. E dove anche l'aspirazione a emigrare, nonostante sia un Paese dell'Unione europea, è costretta a passare attraverso ignobili figuri e organizzazioni malavitose. Ed è qui che s'infrange il sogno di Francesca, nelle drammatiche vicende della sua Bucarest, non nell'agognata Italia. Come a dire che i problemi vanno affrontati prima in casa propria, altrimenti non c'è speranza. Così come non c'è speranza se le persone continuano a guardarsi con la pericolosa diffidenza che deriva dal pregiudizio. Per questo Francesca è un film coraggioso." (Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano', 21-22 dicembre 2009)