Avana, 1979. David, uno studente cubano militante castrista, che identifica gli omosessuali come "spie del capitalismo", reduce da una recente delusione amorosa con la disinibita Vivian - a caccia unicamente di sesso e denaro - viene avvicinato, mentre si trova sconvolto e amareggiato in un bar, da Diego, un intellettuale in procinto di allestire una mostra d'arte, che cerca di adescarlo con smaccati atteggiamenti omosessuali. David rifiuta infastidito. Poi, attratto dalla possibilità di leggere opere d'autore, proibite dal regime, e ascoltare musiche altrettanto introvabili, comincia a frequentare Diego e a restare affascinato, non certo dalla sua realtà di gay, quanto dalla sua cultura di "libero pensatore" nei confronti del castrismo, costrittivo e acritico, in cui è cresciuto. Per non compromettersi di fronte alla cultura chiusa e discriminatoria dell'isola, David esige da Diego di ritenerlo in pubblico uno sconosciuto, di non rivolgergli il saluto e di non infastidirlo, neppure in privato, con vezzeggiativi effeminati. Per il resto lo tratta da pari, seppur con crescente ammirazione per la varietà e l'anticonformismo dei suoi interessi culturali, l'ospitalità, l'assenza di avidità di denaro, la cordialità disinteressata nei confronti di Nancy, una vicina di casa, ufficialmente "vigilante" per conto del regime, in realtà delusa dall'ideologia e in preda a momenti depressivi che la portano a tentativi di suicidio. Da uno di questi tentativi viene salvata proprio da Diego e David, che si fa donatore di sangue al Pronto Soccorso per richiamarla in vita. Indotta dallo stesso Diego, Nancy - che si è affezionata a David - gli offre la prima esperienza sessuale, che lo libererà dalla cocente delusione procuratagli da Vivian, ma anche dalle limitazioni imposte in pubblico a Diego, fino a testimoniargli con un virile abbraccio la propria amicizia, quando questi decide di lasciare Cuba, per sottrarsi alla persecuzione politica per la propria condizione di "diverso".
SCHEDA FILM
Regia: Juan Carlos Tabío, Tomas Gutierrez Alea
Attori: Jorge Perugorría - Diego, Vladimir Cruz - David, Mirta Ibarra - Nancy, Francisco Gattorno - Miguel, Joel Angelino - Germano, Marilyn Solaya - Vivian, Antonio Carmona - Fidanzato, Andres Cortina - Prete Santeria, Ricardo Avila - Tassista
Soggetto: Senel Paz
Sceneggiatura: Senel Paz
Fotografia: Mario Garcia Joya
Musiche: Jose' Maria Vitier
Montaggio: Miriam Talavera, Rolando Martinez, Osvaldo Donatien
Scenografia: Fernando Perez O'Reilly
Costumi: Miriam Dueñas
Durata: 110
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Tratto da: DA UN RACCONTO DI SENEL PAZ
Produzione: ICAIC, CUBE - TABASCO FILM, MESSICO - TELEMADRID, SGAE, SPAGNA
Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA (1994) - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO, BIM CLASSIC VIDEO
NOTE
PREMI: FESTIVAL DI BERLINO 1994, PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA.
CRITICA
"Non è una delle tante storie di tipo gay che dilagano oggi al cinema perché, tolta da alcuni racconti del noto scrittore cubano Senel Paz, e diretta dal n. 1 del cinema che si fa a Cuba, Tomàs Gutiérrez Alea, di cui si ricorderà almeno, nel '68, 'il tanto celebrato 'Memorie del sottosviluppo'. Da segnalare i dialoghi: servono a chiarire i caratteri ma, soprattutto, ad evocare attorno ai personaggi, anche con qualche nota polemica, la società cubana anni Settanta, le sue contraddizioni e le sue difficoltà, anche quelle, sia pure in modo trasversale, di natura politica. Un film curioso, perciò, sia per le sue origini sia per delle coraggiose impennate che gli consentono, in difficili contesti, di sostenere certe verità; non meritava, forse, il premio cui è stato subito fatto segno l'altr'anno al Festival di Berlino, ma si lascia vedere senza difficoltà." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 2 ottobre 1994)
"A Cuba, dove l'unica sala che lo proiettava ha registrato il tutto esaurito per mesi, il pubblico applaudiva senza paura le scene chiave. Ma come diceva Gutièrrez Alea a Berlino, 'la musica è un'immagine perfetta della schizofrenia del film: appena si affrontano temi delicati, il volume sale'. Lunga è la strada verso la libertà, e nella sua urgenza di comunicare il film non è certo perfetto. Il Diego dipinto dal pur bravo Perugorria, tutto vezzi e mossette, non è un monumento di inventiva. La foto povera, non pauperista - embargo oblige - farà storcere il naso agli schizzinosi. Mentre il languido epilogo non regge il tono scoppiettante dei battibecchi fra David e Diego. Ma sarebbe ingeneroso cercare il pelo nell'uovo con un film che ha rotto l'isolamento in cui soffocava il cinema cubano. E a chi ricorda la delusione provocata anni fa dal 'Bacio della donna ragno', storia analoga, confezione da star system, la povertà di 'Fragola e cioccolata' sembrerà un supplemento di intelligenza." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 8 ottobre 1994)
"In un mondo dove i valori della bellezza e della poesia sembrano fuori corso, si comincia a pensare che proprio gli omosessuali ne conservino il culto onorandone le divinità. In occasione della proiezione di 'Fragola e cioccolato' a Berlino, qualcuno ricordò che i maricones locali hanno la delicatezza di non far mancare i fiori sulle tombe di Marlene e del grande regista gay Murnau scomparso nel lontano 1931. E fu notata anche l'affinità fra la spregiudicata cinecommedia cubana e un film politically correct come l'americano 'Philadelphia', altra raffigurazione tenera e rispettosa di un rapporto fra maschi: il morente Tom Hanks e il suo compagno Antonio Banderas abitano un appartamento decorato con sapiente bizzarria, come quello di Diego, e altrettanto frequentemente nobilitato dal riverbero della voce di Maria Callas, santa protettrice dei diversi." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 8 ottobre 1994)