'Things Such As' - Conversazioni multilingue di turisti in crociera sul Mediterraneo.
'Our Europe' - Una bambina e il suo fratellino decidono di interrogare i loro genitori su argomenti seri e impegnativi, che i due dovranno giudicare con gli occhi dell'infanzia, come la liberta, l'uguaglianza e la fraternità.
'Our Humanities' - Una visita ai luoghi in cui sono rappresentati veri e falsi miti: Egitto, Palestina, Odessa, Ellade, Napoli e Barcellona.
SCHEDA FILM
Regia: Jean-Luc Godard
Attori: Catherine Tanvier - La madre, Christian Sinniger - Il padre, Jean-Marc Stehlé - Otto Goldberg, Patti Smith, Robert Maloubier, Élisabeth Vitali, Alain Badiou, Louma Sanbar, Maurice Sarfati, Nadège Beausson-Diagne, Quentin Grosset, Lenny Kaye, Olga Riazanova, Eyé Haidara, Gulliver Hecq, Marie-Christine Bergier, Marine Battaggia, Dominique Devals, Elias Sanbar, Mathias Domahidy, Dominique Reynié, Bernard Maris, Agatha Couture
Sceneggiatura: Jean-Luc Godard
Altri titoli:
Socialism
Durata: 102
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:1.78)
Produzione: VEGA FILM, WILD BUNCH, OFFICE FÉDÉRAL DE LA CULTURE, TSR, LA VILLE DE GENÈVE, SUISSIMAGE, FONDATION VAUDOISE, FONDS REGIO FILMS
NOTE
- IN CONCORSO AL 63. FESTIVAL DI CANNES (2010) NELLA SEZIONE 'UN CERTAIN REGARD'.
CRITICA
"'Il diritto d'autore? Un autore non ha che dei doveri'. Parola di Jean-Luc Godard, assente sulla Croisette, ma piombato al Certain Regard con 'Film Socialisme'. Panopticon sulla contemporaneità in puro stile Godard post 68. Una sceneggiatura che non c'è, se non a rimorchio di citazioni letterarie, sociologiche, cinematografiche una storia che non può avanzare, in quanto esiste solo nel momento in cui la si filma. Unica certezza: si parte su una nave da crociera (vera) e, in mezzo a terrificanti turisti in pensione (veri), si percorre il Mediterraneo (Egitto, Palestina, Grecia, Napoli, Barcellona) senza la foggia da illustrazione turistica. Successivamente sostiamo nel garage/officina della famiglia Martin, sorta di cellula resistenziale della quotidianità; fino all'esplosione, senza nemmeno un set, del Godard più puro, assemblatore di immagini, sovrascritte, fotogrammi di film del passato. Intanto ascoltiamo rumori e considerazioni politiche, dissociandoci dall'immagine, spesso vincolandoci ad una doppia e parallela comprensione. Perché 'Film Socialisme' è quanto di più libero dalle convenzioni e quanto di più rigidamente autoriale il cinema oggi possa offrire. Un Godard a 'La cinese', comunitario, collettivista." (Davide Turrini, 'Liberazione', 18 maggio 2010)
"Film Socialisme c'è. (...) Il film che ha portato fin qui, e che in Italia dubito vedremo, infatti è come un addio al linguaggio, un sillabario per un immaginario futuro, sovrumano e subumano, come avrebbe detto Daumal, che parte dalla comunicazione non verbale di tori, pappagalli, gatti, rivoluzionari e, appunto, cani, per innestare nel fruitore un certo tipo di entusiasmo per un 'turismo intellettuale e concettuale' ancora privo di adeguate agenzie web. Prende il titolo proprio dallo striscione di una manifestazione popolare comunista nelle ramblas, 'Film socialisme' - ovvero come l'artista visivo Jean Luc Godard non ha perso il vizio di insegnare due o tre cose che sa delle immagini a tutti. Ed è un'opera-saggio, complicata e seducente, semplice e ecologicamente salutare, in forma di trittico (o di dialettica, tesi, antitesi, sintesi...). (...) Cioè, dove va l'Europa, dove va il post-umano. E' la socializzazione, in soli 110', del suo block notes, dei cine-appunti, delle unità minime, tra suono e immagine, dotate di senso che sono questi perfetti video-fonemi che volano non verso le idee ('che ci separano') ma verso i sogni, a colori, che (come dice anche Mourinho) 'ci riavvicinano'. E che colori! Il blu 'Klein'. Il bianco e il nero 'Malevic'. I gialli 'Renoir'... Se dici una parola e dietro dite c'è un bosco o il cielo o il mare, quella parola non sarà più la stessa..." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 18 maggio 2010)
"Perfino il New York Times lo trova denso, salvo poi confessare che dei sottotitoli in 'navajo english' (la lingua parlata dagli indiani nei film di Hollywood) ha capito pochissimo, e del francese ancora meno. A bordo di una nave Costa crociere, poi nei pressi di una pompa di benzina, tra Odessa e la Corazzata Potemkin, il maestro non perde occasione per ribadire a slogan o frasi smozzicate il male che pensa degli Stati Uniti (e di Israele). 'Quo vadis Europa?' è la grande domanda. Risposte a scelta: a) vaga senza bussola; b) sta andando contro l'iceberg mentre noi balliamo al suon dell'orchestrina. Cose che capitano, a furia di trattare Godard come un genio del cinema e un brillante filosofo." (Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio', 19 maggio 2010)
"Godard ('Film Socialisme') avrebbe potuto contare sui suoi fedelissimi (quelli che continuano a dividere il cinema in prima e dopo Godard) ma non è venuto, ha fatto il maleducato come solo lui sa fare. E quindi nessuno ha alzato il ditino ormai rugoso a difendere il film. Che comunque era indifendibile. Come quasi tutto il Jean-Luc degli ultimi otto lustri. Ah, dimenticavamo, tra le birbonate di Socialismo ci sono i sottotitoli in inglese. Che non corrispondono (volutamente) alle frasi dette in originale (non che fossero poi tanto significative nemmeno all'origine)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 19 maggio 2010)