Nel 1885, la simpatica famigliola Mousekewitz, formata da topi moscoviti, emigra in America dove - a sentire papà topo - non ci sono né i terribili cosacchi, né gli altrettanto spaventosi gattacci. Malgrado una tempesta in pieno Atlantico, la nave arriva a New York, ma Fievel, il più piccolo, è caduto in mare, con grande disperazione sua e dei suoi. Infilatosi in una provvidenziale bottiglia, le onde lo portano a suo tempo in America, nel cantiere in cui Bartholdi sta erigendo la statua della libertà. Confortato da Henri, un estroso piccione, Fievel comincia la sua affannosa ricerca dei genitori e della piccolissima sorellina Tanya. Il piccolo immigrato (per ora quasi clandestino) incappa tra l'altro in gattacci neri, enormi e voraci (tranne uno, pacioso e per fortuna vegetariano, che diventa suo amico). Dunque papà aveva torto e, dovendo lottare contro i felini, il topolino entra nel grande clan dei topi di New York, che alla fine, dopo aver costruito un loro simile, più grande del gigantesco topo di Minsk di cui parlano le favole russe, avranno la meglio sui gatti, spediti su di una nave ad Hong-Kong. Fievel ritrova la sua famiglia e l'America, grande e generosa, accoglie tutti - uomini e ratti inclusi - come l'inaugurata statua della libertà sembra promettere.
SCHEDA FILM
Regia: Don Bluth
Soggetto: David Kirschner
Sceneggiatura: Tony Geiss, Judy Freudberg
Musiche: James Horner
Montaggio: Don Bluth
Effetti: Barry Atkinson, Dorse A. Lanpher
Durata: 76
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE
Specifiche tecniche: NORMALE
Produzione: DON BLUTH JOHN POMEROY GARY GOLDMAN
Distribuzione: V.I.P. (1987)
CRITICA
Dopo ventotto mesi di lavorazione, Don Bluth, ex Disney, ha sfornato un'ora e circa venti minuti di animazione di altissima qualità, sui modelli classici di Walt Disney, adatto a tutti i pubblici. I grandi tornano bambini. Da vedere. (Laura e Morando Morandini, Telesette) Dopo Brisby, il secondo lungometraggio di Don Bluth, cresciuto alla scuola di Walt Disney. Prodotto da Steven Spielberg il film si segnala per l'eccellenza del disegno e dell'animazione. La storia, però, è troppo realistica e priva di autentica fantasia. Certo, un prodotto come questo è di gran lunga preferibile a qualunque concorrente giapponese. (Francesco Mininni, Magazine Italiano tv)