La verità dietro lo 'scandaloso' movimento femminista "Femen": nato in Ucraina, con la sua guerra combattuta a colpi di topless, ha investito i media europei come un ciclone. Tuttavia, osservando da vicino la vita di queste donne e ascoltando la bizzarra rivelazione delle forze patriarcali che alimentano l'organizzazione si scopre che in realtà queste attiviste non sono femministe tanto focose quanto dichiarano...
SCHEDA FILM
Regia: Kitty Green
Fotografia: Michael Latham, Kitty Green - operatrice, Michael Latham - operatore
Musiche: Jed Palmer, Zoë Barry
Montaggio: Kitty Green
Altri titoli:
Ukraine Is Not a Brothel
Durata: 78
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: KITTY GREEN, JONATHAN AUF DER HEIDE, MICHAEL LATHAM
Distribuzione: I WONDER PICTURES (2014)
Data uscita: 2014-06-12
TRAILER
NOTE
- PROIEZIONE SPECIALE, FUORI CONCORSO, ALLA 70. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2013); LE DONNE DEL GRUPPO FEMEN HANNO OTTENUTO LA MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO LINA MANGIACAPRE.
CRITICA
"Immagini live intervallate e in modo tutt'altro che convenzionale da interviste alle fondatrici del movimento, Inna Savchenko e Sasha Savchenko (pur avendo lo stesso cognome non sono sorelle), ai loro famigliari e a colui che viene considerato l'ideologo ma di fatto non lo è: Victor. Con lui, nascosto sotto una maschera da coniglio, inizia 'Ukraine Is Not a Brothel' ('L'Ucraina non è un bordello'), e nel corso del film si chiarirà questo equivoco molto criticato da alcuni giornalisti-critici soprattutto maschi (...). Kitty Green, alla domanda di come è nato questo progetto, dichiara subito che anche lei, pur essendo nata e cresciuta a Melbourne in Australia, ha radici ucraine. E' stato in occasione di una visita alla nonna che vive tuttora nel paese in stato di guerra civile - «Istigata da un paese terzo», ha sottolineato Inna (...) che la biondissima Kitty, diplomata al Victorian College of Arts e già collaboratrice della rete ABC, era venuta a conoscenza di un atto di protesta delle Femen vicino alla fontana dell'enorme Piazza Indipendenza a Kiev il giorno in cui anche lei sarebbe stata nella splendida capitale dalle cupole dorate. Il tema di quell'azione era «l'acqua»: quella calda dei rubinetti in casa, che pur essendo stata pagata da ogni abitante venne regolarmente tagliata durante le estati. Un fatto accettato passivamente da tutti ma non dalle Femen. Quelle prime riprese le aveva mostrate alle ragazze, entusiaste del risultato perché molto diverso dalle solite immagini piatte riprese dagli operatori tv per i telegiornali - dato che ogni azione finiva in un arresto violento da parte della polizia di stato ucraina. Così le Femen hanno chiesto a Kitty di filmare anche le successive azioni, e lei ha accettato. Dopo un po' ha avuto l'idea del film. L'accordo era: lei avrebbe concesso gratuitamente le sue immagini, inviandole anche alle tv internazionali, in cambio di interviste con loro di approfondimento. (...) Una volta presa la decisione, si era licenziata da ABC (che figura come sostenitrice del progetto nei titoli), e ospitata dalle due Savchenko per abbattere le spese di vitto e alloggio, ha condiviso la loro vita quotidiana, tra chiamate via skype, post su facebook e riflessioni su come procedere. E siccome non riusciva a fare tutto da sola, ha chiamato l'amico cameraman Michael Latham dall'Olanda, per aiutarla nelle riprese e nella cura delle luci in interno durante le interviste. Cinematograficamente è spiazzante e innovativa la mescolanza tra azioni reali filmate, interventi diretti in macchina che si fanno sempre più personali e intimi svelando le ragioni profonde del loro agire individuale sulle piazze di Kiev o in altri luoghi culturalmente e/o politicamente di rilievo per dissacrarli usando unicamente la grazia innocente dei loro corpi bianchi in topless, scandalosa in un paese post-sovietico dove da sempre il maschio (ha) domina(to) la donna. Inna e Sasha sono due vulcani in eruzione quando parlano delle loro esperienze, delle silenti connazionali tutte «letto, casa e chiesa» orientate unicamente verso l'ideale di sempre: sposare un uomo occidentale per raggiungere il paese delle meraviglie, ossia l'Europa. Ma quell'Europa ha reso il loro paese «la» meta del turismo sessuale, tant'è che sono proprio i comportamenti di quei signori nei loro confronti, mentre giravano tranquillamente per le strade di Kiev (...), ad avere acceso la discussione sulla condizione delle donne. E a essere il punto di partenza di una riflessione politica-sociale che cerca di mettere in luce il rapporto tra violenza domestica e violenza nelle piazze, dominio di un'unica persona su popolo intero e ribellione solitaria di contro quel Potere invisibile ma onnipresente, radicato nella nazione." (Elfi Relter, 'Il Manifesto', 11 giugno 2014)