Insignificante rotellina nello smisurato ingranaggio di una grande azienda, l'impiegato Fantozzi comincia le sue giornate lottando contro il tempo, poiché ha il cartellino da timbrare, mentre gli autobus sono superaffollati; le prosegue seminascosto dietro pile di pratiche che gli sfaticati colleghi si premurano di affibbiargli approfittando della sua arrendevolezza. Tornato a casa, trova magro sollievo in una moglie brutta e sfiorita e una figlia orripilante. Di quando in quando, malgrado i suoi sfoghi per sottrarvisi, è costretto a subire le iniziative del collega Filini, infaticabile organizzatore di squallide gite aziendali, di lugubri partite di football tra scapoli e ammogliati, di tetri campeggi, di deprimenti feste di fine d'anno. Mentre tenta inutilmente di sedurre con inviti a pranzo, regolarmente destinati a finire in malora, la collega Silvani, gli si offre l'occasione di salire di almeno un gradino nella scala gerarchica. Basta che, in una partita a biliardo si faccia battere dal vanitoso "capo del personale". Vince, invece, per cui viene confinato in un buio stanzino dell'azienda in compagnia di un collega "sovversivo". Grazie al suo insegnamento, Fantozzi, ha un gesto di ribellione che gli consente di conoscere personalmente il capo dell'azienda lontana "divinità" celata ai più: costui finirà di annientarlo, destinandolo al proprio "acquario" umano.
SCHEDA FILM
Regia: Luciano Salce
Attori: Paolo Villaggio - Fantozzi, Anna Mazzamauro - Signorina Silvani, Liù Bosisio - Pina Fantozzi, Gigi Reder - Ragionier Filini, Umberto D'Orsi - Cav. Diego Catellani, Plinio Fernando - Mariangela Fantozzi, Giuseppe Anatrelli - Geometra Calboni, Paolo Paoloni - Il mega direttore galattico
Soggetto: Paolo Villaggio - romanzo
Sceneggiatura: Leo Benvenuti, Paolo Villaggio, Luciano Salce, Piero De Bernardi
Fotografia: Erico Menczer
Musiche: Fabio Frizzi
Montaggio: Amedeo Salfa
Scenografia: Nedo Azzini
Arredamento: Osvaldo Desideri
Costumi: Orietta Nasalli Rocca
Altri titoli:
White Collar Blues
Durata: 100
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: TECHNOSPES, TECHNICOLOR, EASTMANCOLOR
Tratto da: libro "Fantozzi" di Paolo Villaggio
Produzione: GIOVANNI BERTOLUCCI PER RIZZOLI FILM
Distribuzione: CINERIZ (1975); EAGLE PICTURES (2015) - CREAZIONI HOME VIDEO, MONDADORI VIDEO, L'UNITA' VIDEO
Data uscita: 2015-10-26
TRAILER
NOTE
- PRIMA USCITA: 27 MARZO 1975. NEL 2015 TORNA IN SALA LA VERSIONE RESTAURATA IN 2K.
CRITICA
"Passando dalla comicità orale alla comicità di situazione, forse anche poco aiutato da una regia scarsamente innovatrice, Villaggio scade a pagliaccetto, e accresce i debiti con la farsa del muto." (Giovanni Grazzini, 'Cinema '75')
"Come nasce una maschera? Il fenomeno si è esaurito ai tempi della commedia dell'arte o può ancora accadere? E se sì, riuscirà il ragionier Ugo Fantozzi a intrufolarsi nel pantheon degli arlecchini nazionali? Di fronte a questo film, nutrito di spunti tratti dai due best-seller, si ha l'impressione che Paolo Villaggio tenda a svendere la usa trovata prima ancora di averne esplorato tutte le possibilità (Tullio Kezich - 'Il millefilm').
"Fantozzi torna, ma in realtà non è mai andato via. I primi due leggendari film - 'Fantozzi' e 'Il secondo tragico Fantozzi' - sono stati rispediti in sala (...). Il sospetto che facciano ancora molto ridere è forte, la loro attualità in questi tempi di crisi economica è invece una certezza. Fantozzi è un figlio degli anni 60 come nascita anagrafica, ma Paolo Villaggio avrebbe tranquillamente potuto inventarlo oggi. La precarietà sarebbe il suo habitat naturale, anche se tecnicamente il ragionier Ugo Fantozzi è un eroe del posto fisso. Villaggio lo creò ispirandosi a un collega, tale Bianchi (sa di nome falso, per non offendere nessuno), che aveva l'ufficio in un sottoscala: ma in realtà Fantozzi e i suoi mostruosi colleghi (Filini, Calboni, la Silvani, il megadirettoregalattico Grand. Uff. Lup. Mann.) sono il parto di un'esperienza globale, il periodo in cui Villaggio lavorò come impiegato all'Italsider di Genova. (...) Fantozzi è un eroe del Novecento." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 29 ottobre 2015)