Le anime di Winston Churchill, Adolf Hitler, Joseph Stalin e Benito Mussolini vagano, tra le altre, per una dimensione metafisica in attesa di una forza suprema che possa accoglierle. Insieme a loro anche Gesù. Non ancora sistemati nell'aldilà, al termine delle loro vite, le versioni non corporee degli uomini protagonisti del ventesimo secolo si abbandonano ai pensieri più profondi ed intimi.
SCHEDA FILM
Regia: Aleksandr Sokurov
Attori: Alexander Sagabashi - voce, Vakhtang Kuchava - voce, Fabio Mastangelo - voce, Lothar Deeg - voce, Tim Ettelt - Voce, Pascal Silvansky - Voce
Sceneggiatura: Aleksandr Sokurov
Musiche: Murat Kabardokov
Effetti: Alexander Zolotukhin, Katerina Solovyova, Vitaliy Suvalov, Alexander Yefimov, Polina Ivanova, Yuri Mokiyenko, Stepan Masychev, Evdokiya Bannaya, Ekaterina Yermolayeva, Dmitry Ushanov
Suono: Alexander Vanyukov
Durata: 78
Colore: B/N-C
Genere: SPERIMENTALE
Produzione: NIKOLAY YANKIN PER INTONATIONS PRODUCTION
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 75. LOCARNO FILM FESTIVAL (2022), SEZIONE 'CONCORSO INTERNAZIONALE'. - IL FILM SEGNA IL RITORNO DOPO SETTE ANNI DEL REGISTA ALEKSANDR SOKUROV, SUCCESSIVAMENTE A 'FRANCOFONIA' (2015).
CRITICA
"La fiaba, in realtà, è pretenziosa e a tratti ha il sapore di una caricatura. I grandi della terra del secolo scorso - Mussolini, Hitler, Stalin e Churchill - con l' aggiunta di Napoleone si ritrovano in una sorta di limbo in attesa di conoscere il loro destino nell' aldilà. Sono consapevoli della transitorietà della loro collocazione. Non si azzardano a pensare al paradiso. Sperano di evitare l' inferno. Il rebus resta in sospeso, vista l'ambientazione che sembra uscire dalle illustrazioni della Divina Commedia di Gustave Dorè, cui il taglio in bianco e nero disegnato allude con grande evidenza. Il resto lo fa un montaggio che usa la dissolvenza a scopo non soltanto estetico o esteriore. È una forma di comunicazione che rende il cinema un medium, come insegnò Christan Metz e un esempio sta proprio nello sfumare le folle plaudenti all' indirizzo dei dittatori in un bianco nulla cosmico che, senza troppe verbosità, risulta decisamente eloquente degli effetti del totalitarismo sulla società, trasformata in massa informe, priva di volontà e autodeterminazione, strumento nelle mani del despota. Non a caso il dialogo tra i grandi della terra è più frivolo ed effimero che importante. (...) È un giudizio universale paralizzato che sembra non saper indicare una strada post mortem agli «attori» del secolo breve." (Stefano Giani, 'Il Giornale', 08 agosto 2022)