L'agente della CIA Valerie Plame, a seguito di alcune gravi rivelazioni scritte dal marito giornalista sul New York Times, diviene vittima di un pesante processo di screditamento. Negli articoli, infatti, veniva denunciata la presunta manipolazione dei servizi segreti da parte dell'amministrazione dell'ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush per le false testimonianze sulla produzione irachena di armi di distruzioni di massa, atte a giustificare l'intervento americano in Medio Oriente.
SCHEDA FILM
Regia: Doug Liman
Attori: Naomi Watts - Valerie Plame, Sean Penn - Joseph Wilson, Sam Shepard - Sam Plame, Bruce McGill - Jim Pavitt, Ty Burrell - Fred, Michael Kelly - Jack, David Andrews - Lewis Libby, David Denman - Dave, Brooke Smith - Diana, Kristoffer Ryan Winters - Joe Turner, Noah Emmerich - Bill, Sunil Malhotra - Ali, Tim Griffin - Paul, Satya Bhabha - Jason Neal, Khaled El Nabaoui - Hamed, Philipp Karner - Walter, Scott Takeda - Dottor Jonas, Tricia Munford - Cathie Martin, David Warshofsky - Peter, Ashley Gerasimovich - Samantha Wilson, Geoffrey Cantor - Ari Fleischer, Anand Tiwari - Hafiz, Quinn Broggy - Trevor Wilson, Liraz Charhi - Zahraa, Anastasia Barzee - Ann, Sean Patrick Reilly - Agente CIA Flynn, Khaled Nabawy - Hamed, Kevin Makely - Joseph
Soggetto: Valerie Plame Wilson - memorie, Patrick Wilson - libro
Sceneggiatura: John-Henry Butterworth, Jez Butterworth
Fotografia: Doug Liman
Musiche: John Powell
Montaggio: Christopher Tellefsen
Scenografia: Jess Gonchor
Arredamento: Sara Parks
Costumi: Cindy Evans
Effetti: Joseph DiValerio, Space Monkey
Durata: 107
Colore: C
Genere: BIOGRAFICO THRILLER
Specifiche tecniche: RED ONE CAMERA
Tratto da: libri: "The Politics of Truth" di Joseph Wilson e "Fair Game" di Valerie Plame Wilson
Produzione: DOUG LIMAN, JEZ BUTTERWORTH, AKIVA GOLDSMAN, JANET ZUCKER, JERRY ZUCKER E WILLIAM POHLAD PER ZUCKER PRODUCTIONS, WEED ROAD PICTURES, HYPNOTIC, RIVER ROAD ENTERTAINMENT, IMAGENATION ABU DHABI FZ
Distribuzione: EAGLE PICTURES
Data uscita: 2010-10-22
TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 63. FESTIVAL DI CANNES (2010).
CRITICA
"Ogni riferimento a fatti accaduti o persone è assolutamente voluto. Potrebbe iniziare così 'Fair Game', unico film statunitense in Concorso al 63esimo festival di Cannes. (...) Liman e gli sceneggiatori, Jez e John Henry Burterworth, incentrano il film in direzione di questo sottile crinale che separa lo scenario pubblico da quello privato, un piano inclinato difficile da tenere sotto controllo quando in gioco ci sono gli affari sporchi di crimini internazionali come l'amministrazione Bush. (...) Certo il cinema di Liman, targato Warner Bros, non tende a ricreare le atmosfere di mistero cospirazionista della New Hollywood anni'70 (eccetto l'omaggio/sequenza della Plame che si incontra in segreto col direttore del suo ufficio su una panchina davanti al Campidoglio). Semmai spiattella la verità che i fatti storici gli autorizzano a dire, Bush ha inventato delle balle per scatenare una guerra, attraverso un cinema dall'occhio dinamico com'è sua abitudine dai tempi di 'The Bourne Identity' (2002). Infine grazie al corpo-icona liberal Sean Penn (un Wilson cinquantenne, leggermente sovrappeso) ottiene sia la possibilità di uno sviluppo drammaturgico di rara pacatezza e sobrietà psicologica imperniato sul balenare della sfiducia tra marito e moglie nell'andare sino in fondo alla vicenda che li vede coinvolti. Sia quello spazio di cinema politico contestatario, abilmente cucito sui canoni della democrazia partecipativa e della ricerca della verità storica, qualsiasi colorazione partitica essa abbia. Penn/Wilson dice ad una platea redfordiana di studenti: 'il governo non sta commettendo un crimine contro di me o mia moglie, ma contro di voi'." (Davide Turrini, 'Liberazione', 21 maggio 2010)
"Ispirato ai libri dei due coniugi, il copione di Jazz e John Butterworth gioca con buon equilibrio fra dramma umano e caso politico, il regista Doug Liman imprime alla vicenda un ritmo da film spionistico, mentre gli intensi Naomi Watts e Sean Penn ci convincono che la verità è la loro." (Alessandra Levantesi Keszich, 'La Stampa', 22 ottobre 2010)
"La materia incandescente di 'Fair Game' mantiene la temperatura grazie ai super attori Naomi Watts e Sean Penn e alla potenza della realtà, che Liman cattura a colpi di camera a mano, riprese vorticose come pallottole vaganti e una narrazione sincopata. La storia lo trascina via nei paesaggi color ocra dell'Iraq (set anche l'aeroporto Saddam Hussein), al Cairo, Amman, Kuala Lampur, dietro le trame di una colossale truffa orchestrata dalla Casa Bianca, complici la diplomazia britannica e spie italiane che inventarono la vendita di uranio arricchito dal Niger a Saddam. Tutti vogliosi di bombardare Baghdad, tutti complici della carneficina irachena e ancora tutti impuniti, nonostante la verità sia diventata il 'soggetto appassionante' per un film su una agente Cia contraria alle manipolazioni di Washington. Sean Penn (Joe Wilson) è una carica di dinamite, corpo sovrapposto a quello reale dell'ambasciatore, urlante alla platea l'indignazione per le bugie presidenziali e per una guerra dichiarata senza motivo. Un copione ben sintonizzato con il militante Penn, che conduce il fair garnme, e fu il primo a ribellarsi al massacro politico/mediatico subito in seguito alle rivelazioni delle trame di Bush & C... (...)" (Marluccia Ciotta, 'Il Manifesto', 22 ottobre 2010)
"Dossieraggi, uso strumentale della stampa, accerchiamento del potente contro chi dissente. In Italia ne sappiamo qualcosa. Da una storia vera. I momenti migliori? La coppia che sbanda sotto l'attacco '"degli uomini più potenti della Terra'", l'egoismo dietro l'eroismo di lui e la sensibilità di Watts e Penn nel disegnare due americani perbene chiusi in un angolo. Come qualche italiano, anche illustre, dei giorni nostri." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 22 ottobre 2010)
"Chiamiamolo 'game', ma di mezzo c'è il senso di una guerra. Quella che mai Bush e adepti han chiamato con il suo nome, 'speculazione', fin dagli attacchi nel 2003. Tra i non pochi film sui (mis)fatti yankee in Iraq trova una sua dignità il lavoro di Doug Liman ('The Bourne Identity'), unione di due verità biografate. Che solo casualmente sono di un marito (Joseph Wilson, ex ambasciatore Usa in Gabon) e di una moglie (Valerie Plame Wilson, agente Cia), ma entrambe destinate a gettare fango sui pretesti giustificativi lo scoppio del conflitto. I due sono interpretati con ovvia tensione da Sean Penn e Naomi Watts: il groviglio tra vita pubblica e privata, non esente da contrasti, muove sui precisi ritmi del docu-thriller e tiene lo spettatore incollato alla vicenda. Ne uscirà intrattenuto e degnamente informato." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 22 ottobre 2010)