1978. L'Italia è dilaniata da una guerra civile. Da una parte le Brigate Rosse, la principale delle organizzazioni armate di estrema sinistra, e dall'altra lo Stato. Violenza di piazza, rapimenti, gambizzazioni, scontri a fuoco, attentati. Sta per insediarsi, per la prima volta in un paese occidentale un governo sostenuto dal Partito Comunista (PCI), in un'epocale alleanza con lo storico baluardo conservatore della Nazione, la Democrazia Cristiana (DC). Aldo Moro, il Presidente della DC, è il principale fautore di questo accordo, che segna un passo decisivo nel reciproco riconoscimento tra i due partiti più importanti d'Italia. Proprio nel giorno dell'insediamento del governo che con la sua abilità politica è riuscito a costruire, il 16 marzo 1978, sulla strada che lo porta in Parlamento, Aldo Moro viene rapito con un agguato che ne annienta l'intera scorta. È un attacco diretto al cuore dello Stato. La sua prigionia durerà cinquantacinque giorni, scanditi dalle lettere di Moro e dai comunicati dei brigatisti: cinquantacinque giorni di speranza, paura, trattative, fallimenti, buone intenzioni e cattive azioni. Cinquantacinque giorni al termine dei quali il suo cadavere verrà abbandonato in un'automobile nel pieno centro di Roma, esattamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI.
SCHEDA FILM
Regia: Marco Bellocchio
Attori: Fabrizio Gifuni - Aldo Moro, Margherita Buy - Eleonora Chiavarelli, Toni Servillo - Paolo Vi, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi, Daniela Marra
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi, Davide Serino
Fotografia: Francesco Di Giacomo
Musiche: Fabio Massimo Capogrosso
Colore: C
Genere: DRAMMATICO STORICO SERIE TV
Produzione: LORENZO MIELI PER THE APARTMENT, SIMONE GATTONI PER KAVAC, ARTE FRANCE IN COLLABORAZIONE CON RAI FICTION
Distribuzione: LUCKY RED (2022)
Data uscita: 2022-05-18
TRAILER
NOTE
- COLONNA SONORA È STATA ESEGUITA DALLA CZECH NATIONAL SYMPHONY ORCHESTRA, DIRETTA DAL MAESTRO MAREK STILEC. - IL FILM E' DIVISO IN DUE PARTI. LA PRIMA USCIRÀ IN SALA IL 18 MAGGO, LA SECONDA IL 9 GIUGNO. E' STATO TRASMESSO IN FORMATO SERIALE SU RAI UNO DAL 14 NOVEMBRE. - PRESENTATO AL 75. FESTIVAL DI CANNES (2022), SEZIONE 'PREMIÈRE'.
CRITICA
"Ha segnato fuori concorso l'inizio di Cannes 2022. Ma segna fin d'ora il punto più alto di una riflessione sull'Italia che Bellocchio ha cominciato anni fa con I pugni in tasca e La Cina è vicina. Moro, e il suo progetto di coinvolgimento del Pci nel governo del Paese, è il vulnus dal quale l'Italia non si è mai redenta. Perché l'Italia ¿ Esterno notte lo mostra in modo sconvolgente ¿ è un paese di famiglie malate (la moglie di Cossiga che non vuole nemmeno vederlo), di interni borghesi oscuri e "rispettabili", di donne violate (Adriana Faranda che per la "causa" abbandona la figlia, Noretta Moro che grida "lo volete morto!" ai vecchi amici di partito), di segreti e trame che non si finisce mai di capire. Esterno notte è un poderoso affresco storico ed è il più spietato "j'accuse" al potere democristiano dai tempi di Pasolini e del suo "io so". (...)" (Alberto Crespi, 'La Repubblica', 18 maggio 2022) "Molte scene rimandano alla realtà di quei giorni- l' inaffidabilità di certi collaboratori del Ministero, gli sforzi della Chiesa per intavolare una trattativa che invece Andreotti respinge, i soldi raccolti nelle parrocchie per pagare un eventuale riscatto - ma a venir fuori è soprattutto la rete di legami (affetti, frustrazioni, rabbie, recriminazioni) che unisce tutti quei personaggi. (...) si capisce come a Bellocchio interessi scavare in quella parte degli animi che è più forte della politica e delle scelte di campo (ed ecco perché ha così poco spazio il dibattito sulla trattativa, che pure infiammò ai tempi l' Italia), quasi a volersi e volerci interrogare sul conflitto che sembra inevitabile tra il Potere e l' Amore." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 18 maggio 2022) "C'è ancora qualcosa da dire sul sequestro Moro? Probabilmente no, ma se la materia la (ri)prende in mano Bellocchio, che torna dopo quasi vent'anni sui luoghi di Buongiorno, notte, si capisce che è rimasto un potenziale di osservazione e di indagine inesauribile. (...) l'altro punto di Bellocchio è dirci che il caso Moro è, allora e per sempre, la più grande sliding door nella Storia di questo Paese. (...) È la tesi di quest'opera monumentale che vuole tenere insieme tutto, in un impianto alla 'Rashomon' che (...) adotta via via il punto di vista di tutti gli attori in campo: la famiglia che per pudore e rigore non piange quasi mai (...) e i brigatisti che invece sono la parte mélo-drammatica (...). E poi la Chiesa, con Paolo VI (...) che si castiga e offre l'ovvia prospettiva cristologica sulla vicenda: nelle consuete divagazioni oniriche bellocchiane, il Papa vede Moro che regge la croce - sullo sfondo posticcio della Roma Antica di Cinecittà: bellissimo. Il (nuovo) Moro di Bellocchio è, anzitutto e soprattutto, un Moro in assenza. Ed è magnifico Fabrizio Gifuni nel suo essere presentissimo senza esserci quasi mai (...) Nel titolo, del resto, non c'è più "buongiorno" ma "esterno". Perché in fondo quella (questa) non è la storia di Moro: è la storia di tutti gli altri, quelli che stanno fuori e che invece sono dentro, allora e ancora. E la storia nostra, che facciamo un altro salto là dove non si dovrebbe essere mai stati, dove non si vorrebbe tornare più. (Mattia Carzaniga, 'Rolling Stones', 18 maggio 2022) "'Esterno notte' in ogni caso tenta d'avvincere il pubblico con uno spiccato estro visivo, toni e ritmi alti, personaggi a tutto (riconoscibile) tondo, vicende nazionali drammatiche e declinate all'infinito su una gamma di polemiche e distinguo. (...) Girato con mano pratica e disinvolta, interpretato da attori motivati (Gifuni più vero del vero Moro, ma non sapremmo dire se questo sia davvero un complimento), alternato con qualche filmato d'epoca, il racconto fluisce senza particolari intoppi né guizzi trasmettendo sensazioni d'equilibrio narrativo tra spinta emotiva e necessità rievocativa: tenendosi alquanto distante dalle note fiction nostrane dove la forma e il pathos vengono quasi sempre sacrificati sull'altare del contenuto o del messaggio, il valente piacentino cerca di spiegarsi e spiegare selezionando il magma cronachistico e preservando la tenuta drammaturgica nel coacervo dei fatti, gli aneddoti e i (falsi) scoop che si susseguirono incredibilmente sovrapposti, clamorosamente fuorvianti e pervicacemente devastanti. Il problema dell' opera sta, tuttavia, nell'aggettivo esterno che va a correggere il titolo 'Buongiorno, notte' (2003), il suo vero capolavoro sullo stesso tema tratto dall' illuminante libro 'Il prigioniero' di Anna Laura Braghetti, in cui con un duplice scatto d' immaginazione e pietas (nell' antico senso romano dei doveri da rispettare nei confronti sia dei consimili, sia degli dei) il finale mostra Moro liberato che a passi incerti ritorna all' alba verso casa. Più precisamente, questa decurtazione apportata alla sublime intuizione precedente deriva dalla sceneggiatura co-scritta con Bises, Rampoldi e Serino (...) che mortifica quella visione unica e non omologata, insieme onirica e catartica, per proporne una nuova maldestramente affine (...) e soprattutto tante altre occupate dai protagonisti esterni alla prigione/mattatoio dello statista infarcite di maschere grottesche -peraltro con poco o nullo rilievo concesso a personaggi di pari o superiore coinvolgimento come Craxi, Pertini o Berlinguer- affini a quelli tramandati con maggiore pertinenza di stile dal sorrentiniano 'Il Divo'. Dando l'impressione che il pamphlet e la relativa magniloquenza prendano un po' la mano all'epica e corrano il rischio di fare scivolare il severo e riconciliato distacco dell' artista in concessione alla vulgata della diga eretta dal Potere a colpi di kalashnikov contro l' avvento del compromesso storico (...)." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 20 maggio 2022) "Tornando sull'argomento con questa personalissima opera - difficile definirla serie tv, perché è piuttosto un puzzle di frammenti di coscienza intrecciati sul basso continuo della cronaca -il regista sposta l' ottica dagli interni del covo BR agli esterni delle stanze del potere politico/religioso: tuttavia sempre di «notte della Repubblica» si tratta, sul filo di un racconto in bilico fra sogno e realtà. Usciti il 18 maggio, i primi tre capitoli potrebbero intitolarsi Moro (uno straordinario Gifuni), Cossiga, Paolo VI (un intenso Servillo), e sono ritratti interiorizzati di personaggi sotto l' incubo di tormentose lacerazioni; da oggi nelle sale, le parti 4, 5 ci introducono nelle dinamiche del gruppo dei rapitori, focalizzandosi sulla coppia Faranda/Morucci; e della famiglia Moro, con una formidabile Buy nei panni della moglie dello statista, tanto riservata quanto implacabile nel denunciare l' ipocrisia dei colleghi Dc; mentre nel sesto episodio rientra in scena Moro con il suo umano dramma di non riuscire a rassegnarsi a una morte decisa da una giuria che non riconosce né stato né legge; e di sentire odio per chi lo sta sacrificando sull' altare della ragione di partito. Costruito a mo' di loop, 'Esterno notte' si avvita avanti e indietro sul filo dei 55 giorni di prigionia, trasponendo gli eventi a livello di tasselli di coscienza. Non che il film non evidenzi le dialettiche in gioco - le manovre di centro/destra e super-sinistra contro il compromesso storico, le implicazioni Cia - ma il centro di tutto è l' ambiguo mistero dell' animo umano." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 09 giugno 2022) "Continua la scomposizione di quei terribili cinquantacinque giorni che hanno segnato l'Italia durante il sequestro di Aldo Moro, nel 1978. Questa volta lo sguardo è più intimista. Il filtro è quello dei brigatisti, il confronto è con la sofferenza della moglie di Moro, fino al terribile epilogo. Fabrizio Gifuni, nei panni di Moro, brilla nell'ultimo atto, e restituisce il tormento di un'anima lacerata, condannata a morte. A fargli da contraltare è la grande espressività di Margherita Buy, Eleonora Moro nel film. Bellocchio affronta la solitudine dell'essere umano, che sia la vittima o il carnefice. Mostra come tutti ne escano sconfitti, ritrae un Paese in crisi, una classe dirigente in ginocchio, un periodo oscuro per l'Italia. Dopo Cannes, dove è stato presentato completo e in anteprima, Esterno notte resta uno degli eventi migliori dell'anno." (Gian Luca Pisacane, 'Famiglia Cristiana', 30 giugno 2022)