Oscar e sua sorella Linda abitano da poco a Tokyo. Per mantenersi, lui spaccia droga e lei lavora come spogliarellista in un locale notturno. Poi, una sera, durante una retata della polizia Oscar viene ferito mortalmente. Il ragazzo ha promesso a sua sorella che non l'avrebbe mai abbandonata e per questo si rifiuta di lasciare il mondo dei vivi. La sua anima inizia quindi a vagare per la città creando situazioni paradossali.
SCHEDA FILM
Regia: Gaspar Noé
Attori: Nathaniel Brown - Oscar, Paz de la Huerta - Linda, Cyril Roy - Alex, Emily Alyn Lind - Linda bambina, Jesse Kuhn - Oscar bambino, Olly Alexander - Victor, Masato Tanno - Mario, Ed Spear - Bruno, Sara Stockbridge - Suzie, Sakiko Fukuhara - Saki, Nobu Imai - Tito, Emi Takeuchi - Carol, Janice Sicotte-Beliveau - Madre, Simon Chamberland - Padre
Sceneggiatura: Gaspar Noé
Fotografia: Benoît Debie, Gaspar Noé - operatore
Musiche: Thomas Bangalter
Montaggio: Gaspar Noé, Marc Boucrot, Jerôme Pesnel
Scenografia: Marc Caro
Costumi: Tony Crosbie, Nicoletta Massone
Effetti: Pierre Buffin, BUF
Altri titoli:
Soudain le vide
Durata: 143
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:2.35)
Produzione: WILD BUNCH, FIDÉLITÉ FILMS, LES CINÉMAS DE LA ZONE, BUF CO., ESSENTIEL FILMPRODUKTION, BIM DISTRIBUZIONE, PARANOID FILMS
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2011-12-09
TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 62. FESTIVAL DI CANNES (2009).
CRITICA
"Sesso, droga, luci stroboscopiche, musica techno, riprese effettuate dall'alto e sullo sfondo Tokyo, la città più adrenalinica del mondo con il suo skyline coloratissimo e il mistertioso magnetismo: questo il menu di 'Soudain le vide', 'all'improvviso il vuoto' che l'autore stesso definisce 'un melodramma psichedelico'. Il protagonista è un tossico che vive con la sorella lapdancer dopo la morte dei genitori. Beccato da una pallottola della polizia dentro un bar dove sta spacciando, muore e il suo spirito comincia ad errare nella megalopoli. Esperienza post-mortem dominata da visioni da incubo, mix di passato presente e futuro, realtà e sogno. Film letteralmente allucinatorio in cui c'è posto pure per Il libro tibetano dei morti. E pensare che Noé si dice ammiratore dei registi 'che rappresentano la realtà con crudo realismo'. Ma gli va dato atto di provare a innovare il linguaggio." (Gloria Satta, 'Il Messaggero', 23 maggio 2009)
"La necessità di ambientare 'Enter the Void' in una Tokio per niente esotica sfugge, se non fosse che Gaspar Noé vuole forse sottolineare il senso di straniamento del protagonista, piccolo spacciatore dilettante, che viene subito ucciso dalla polizia. Diventato spirito, secondo le teorie del Libro dei morti tibetano, sceglie di non allontanarsi dalla realtà e dalla sorella, una disinvolta spogliarellista con cui è legato a filo doppio. Mentre la macchina da presa si lancia in continue, urticanti evoluzioni spaziali e temporali per ricostruire la storia di lui e di lei e della loro promessa di non lasciarsi mai. Un buon sceneggiatore avrebbe impiegato al massimo dieci minuti, Noé va avanti per più di due ore, tra piani sequenza per niente virtuosistici, dove l'unico obiettivo sembra essere il compiacimento del regista nel raccontare la corruzione e l'immoralità dei suoi protagonisti." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 23 maggio 2009)
"Lo spirito di Oscar, come una sorta di Superman suonato, vagherà così nei cieli di Tokyo andando avanti e indietro nello spazio e nel tempo, per spiegarci, con logica psico-matematica, e punto di vista da caccia bombardiere, esattamente tutto quello che è successo, dentro e fuori la sua testa, fino a quel momento e perché. Gli effetti speciali e soprattutto le scenografie (di Marc Caro) sono di grande suggestione e eleganza, e per un po' il gioco visuale è ambiguo, la soggettiva è all'altezza della presuntuosa avventura ascetica. Ma a poco a poco più della droga che dilaga la coscienza potrà il piccolo mondo antico del moralismo cristiano di Noè, ex ateo drastico (con tutto un martellante contrappunto bachiano a ricordarcelo) che quella coscienza la vuol richiudere a ogni costo. E che ordinerà al giovane morto in ricognizione di costruirsi un'Arca mentale sicura per trasportare in giro per sempre, valori certi, sicuri, affidabili. Gli antidoti a ogni droga. I valori della famiglia. Del sangue. Della mutua protezione. Contro gli alieni, gli stranieri, coloro che in un secondo possono farti perdere tutto. Che è il tema ossessivo di tutto il cinema di Noe, da 'Carne' a 'Irreversibile'." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 23 maggio 2009)
"Gaspar Noé lo sognava da anni questo che lui stesso definisce il suo 'melò psichedelico'. Peccato però che la psichedelia riguarda (forse) solo l'elenco di droghe snocciolato dal suo protagonista. (...) Nel 'lost in traslation' francofono di Noé la capitale del Sol Levante diviene una cartolina al neon di luci rosse, locali di sesso, visioni di un Oshima mal digerito con erotismo banale. (...) Ma la storia è solo un pretesto per una costruzione di immagini sontuosa e presuntuosa, che confonde effetto shock con sperimentazione. Noé inietta nell'occhio di Oscar la macchina da presa, la prima parte del film è una infinita soggettiva, e quando il ragazzo muore il punto di vista diviene la sua nuca. Il tempo non conta, è solo spazio, deambulare della visione, per mostrare quello che nella convenzione rimane ai bordi. (...) Il riferimento esplicito dell'inizio è il libro Tibetano dei morti, ma questo trip è assai poco estatico e molto programmatico, un'allucinazione già prevista." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 9 dicembre 2011)
"Ispirato al noir chandleriano tutto in soggettiva 'Una donna nel lago' (1947), 'Enter the Void' è l'ultimo film-trip del presuntuoso Noé, regista del famigerato 'Irréversible'. Lì la macchina da presa violentava senza pietà Monica Bellucci, qui è lo spettatore a subire la tortura di 150 interminabili minuti di virtuosismo registico (la camera, sempre in soggettiva, non sta mai ferma) condito da luci al neon saturate, musica elettronica aggressiva, criminali pseudofilosofici e il binomio droga & sesso riproposto all'infinito. In Concorso al Festival di Cannes 2009, è stato più volte ritoccato da Noé. Il titolo significa: 'Entrare nel vuoto'. Molto azzeccato." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 9 dicembre 2011)
"Peccato, però, che non ci sia un esorcista in sala per far finire questo film abbondantemente prima delle oltre due ore e mezza di durata. Noé, rispettando il suo cognome, irrompe sullo schermo con un diluvio di scelte registiche discutibili. Il troppo, però, stroppia." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 9 dicembre 2011)
"Già in competizione nel 2002 con il tremendo 'Irréversible' (sì, quello dello stupro della Bellucci e, soprattutto, dello stupro del Cinema), l'argentino trapiantato in Francia Gaspar Noé è ritornato a Cannes 2009 con 'Enter The Void', ora resuscitato in sala. E' una sovreccitata odissea notturna di plongée, penetrazioni della macchina da presa, visioni strafatte, amplessi irradianti e fumosi, gridolini e turpiloqui assortiti, soggettive e false soggettive, violenti flashback e 'Come!' dall'accezione multipla: la storia non conta, sull'altare è l'autoerotismo di Noé. Che fa il trasgressivo, ma è intimamente, dannatamente reazionario. Eppure, gli va dato atto, nel finale serve lui stesso la miglior recensione, con la soggettiva di una vagina: quel che vediamo è l'attributo del film." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 8 dicembre 2011)