Nel 1971 George Khan, pakistano orgoglioso e tradizionalista, è emigrato a Salford, nei sobborghi di Manchester, dove possiede un negozio di fish & chips e ha sposato Ella, inglese del Lancashire. I loro sette figli (sei maschi e una femmina) sembrano poco inclini a seguire le direttive paterne per quanto riguarda la religione islamica. Sentendosi osteggiato, George reagisce in modo brutale e impositivo. Il matrimonio combinato di Nazir, il più grande, fallisce per il rifiuto del ragazzo, che in realtà è omosessuale e se ne va per diventare stilista di moda. Tocca allora al più piccolo che, con grave ritardo e qualche forzatura, viene sottoposto alla circoncisione. Quindi, tra una lite e una riappacificazione con la moglie, George cerca di rifarsi dello smacco precedente e individua due possibili mogli per Abdul e Tarik. Le famiglie si incontrano, i ragazzi cercano qualche scappatoia, stanno per rassegnarsi quando l'arrivo di Saleem, il figlio hippie che fa oggetti d'arte di tipo provocatorio, fa precipitare la situazione. Anche questi possibili matrimoni vanno all'aria. George si scontra una volta di più furiosamente con Ella. Poi, al negozio, comincia a meditare sui propri comportamenti. Forse la pace tra moglie e marito sarà questa volta più consapevole.
SCHEDA FILM
Regia: Damien O'Donnell
Attori: Lesley Nicol - Zia Annie, Gary Amer - Earnest, Ruth Jones - Peggy, Raji James - Abdul Khan, Ian Aspinall - Nazir Khan, Linda Bassett - Ella Khan, Om Puri - George Khan, Jordan Routledge - Sajid Khan, Archie Panjabi - Meenah Khan, Emil Marwa - Maneer Khan, Chris Bisson - Saleem Khan, Jimi Mistry - Tarik Khan, Gary Damer - Ernest
Soggetto: Ayub Khan-Din
Sceneggiatura: Ayub Khan-Din
Fotografia: Brian Tufano
Musiche: Deborah Mollison
Montaggio: Michael Parker
Scenografia: Tom Conroy
Durata: 100
Colore: C
Genere: SOCIALE COMMEDIA
Produzione: LESLEE UDWIN
Distribuzione: EUROPEAN ACADEMY DISTRIBUTION (1999)
CRITICA
"Se c'è un al di là, il grande Frank Capra può congratularsi con se stesso. Almeno tre film in programmazione ricavano spunti da 'Accadde una notte': in 'Il pesce innamorato' Pieraccioni e Yamila Diaz sono obbligati a passare la notte nella stessa stanza come Clark Gable e Claudette Colbert; e come Claudette fuggono al momento del matrimonio sia Julia Roberts in 'Se scappi, ti sposo' che Jan Aspinall in 'East is East'. Tratto dalla commedia omonima di Ayub Khan-Din (successo al London's Royal Court nel '96, attualmente off Broadway), il film dell'esordiente Damien O'Donnell non è come si è detto un nuovo 'The Full Monty', ma una commedia etnica d'epoca che intreccia variazioni su una storia di integrazione fra emigrati asiatici e britanni puri. Dai muri incombono i manifesti del politico conservatore Enoch Powell, che vorrebbe rimandare gli immigrati a casa loro come da noi Bossi e i neofascisti, e si capisce bene che il problema può facilmente assumere risvolti drammatici; ma il regista preferisce sottolinearne gli aspetti da commedia, un po' alla Monicelli e avvalendosi dell'interpretazione del grande attore indiano Om Puri e dell'eccellente Linda Bassett, molto più che una spalla. Saporito e leggero, il film conquista per una sua grazia insolita; ma nel divertire lascia anche la curiosità su come e quanto sia cambiata la situazione dal 1971 a oggi". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 18 dicembre 1999)
"Tra fish and chips, bastonate, capelli a caschetto e attillate camicie hippy, come il tempo rock delle mele. Piace il conflitto tra rigidità religiosa e indipendenza giovanile in una famiglia anglo-pakistana della swinging London. La lotta tra i valori tradizionali delle regole d'oriente (il matrimonio chiuso combinato) e la cultura 'free' dei primi anni 70 d'occidente mette in minoranza il padre padrone Khan, che soccombe alla ribellione di moglie e figli. Cast vivace e centrato, fissato tra i poli dell'indiano Om Puri e dell'inglese Linda Bassett. Esordio brillante di Damien O'Donnell, dal successo teatrale di Ayub Khan Din, ma è un pò forzata, dimostrativa, la resa alla tolleranza di un padre così duro e ostinato. Divertente".(Silvio Danese, 'Il Giorno', 18 dicembre 1999)
"Magari si poteva trovare un titolo italiano di più agile pronuncia per 'East is East', a sorpresa campione di incassi in Gran Bretagna dopo la calorosa accoglienza a Cannes '99. Ma il film di Damien O'Donnell merita comunque una visita in questo cine-Natale tutt'altro che esaltante: è divertente, istruttivo, interessante per come indaga, operando un piccolo salto temporale all'indietro nelle pieghe di un'integrazione razziale e culturale difficile. In una chiave di commedia corale, tra riferimenti alle parole d'ordine razzista del fascista Enoch Powell, scene di vita pakistana e parodie della swingin' London 'East is East' prepara la patetica resa dei conti che vedrà il patriarca perdere lo scettro. Se la riconciliazione finale suona un po' prevedibile, l'intreccio delle situazioni è ben orchestrato, i personaggi sono gustosi, il risvolto amarognolo disciplinato al sorriso. Merito di una compagnia d'attori che non spreca uno sguardo o una battuta, indossando con naturalezza abiti e acconciature che sembrano già antidiluviane". (Michele Anselmi, 'L'Unità', 18 dicembre 1999)