E venne il giorno

The Happening

Le misteriose ragioni della natura secondo Shyamalan: in un horror ambientalista le paure americane post 11 settembre

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INDIA 2008
In un giorno come tanti, senza nessun preavviso e in pochi minuti, nelle principali città americane gli abitanti diventano testimoni di una serie di strane ed inquietanti morti. Dopo l'iniziale sgomento collettivo, il governo si mette alla ricerca di ciò che potrebbe aver causato tali scioccanti e angoscianti avvenimenti: c'è chi teme un attacco terroristico con una nuova, micidiale, arma chimica, chi un esperimento andato male e la conseguente diffusione di un virus letale. Elliot Moore, professore di scienze in un liceo di Philadelphia, insieme alla moglie e ad un gruppo di amici decide di rifugiarsi tra le fattorie della Pennsylvania, convinto di sfuggire agli spaventosi attacchi, che con il passare del tempo si fanno sempre più violenti. Quando le speranze di salvezza sembrano ormai del tutto vane, Moore comprende che, forse, il futuro dell'umanità non è perduto per sempre.
SCHEDA FILM

Regia: M. Night Shyamalan

Attori: Mark Wahlberg - Elliot Moore, John Leguizamo - Julian, Zooey Deschanel - Alma Moore, Ashlyn Sanchez - Jess, Betty Buckley - Sig.ra Jones, Spencer Breslin - Josh, Robert Bailey Jr. - Jared

Soggetto: M. Night Shyamalan

Sceneggiatura: M. Night Shyamalan

Fotografia: Tak Fujimoto

Musiche: James Newton Howard

Montaggio: Conrad Buff IV

Scenografia: Jeannine Claudia Oppewall

Arredamento: Jay Hart

Costumi: Betsy Heimann

Effetti: Quantum Creation FX

Durata: 91

Colore: C

Genere: DRAMMATICO FANTASCIENZA

Produzione: M. NIGHT SHYAMALAN, BARRY MENDEL, SAM MERCER E JOSE L. RODRIGUEZ PER BARRY MENDEL PRODUCTIONS, BLINDING EDGE PICTURES, SPYGLASS ENTERTAINMENT, TWENTIETH CENTURY-FOX FILM CORPORATION, UTV MOTION PICTURES

Distribuzione: 20TH CENTURY FOX ITALIA

Data uscita: 2008-06-12

TRAILER
CRITICA
"Una rivolta della Natura contro la nostra specie infestante e nociva? Forse. Ma anche un monito, se i soli a salvarsi nella massa di fuggiaschi saranno una giovane coppia e la loro nipotina. Tre innocenti, o quasi, visto che gli adulti graziati hanno il coraggio di confessare i loro peccati mentre per tutti gli altri, segnati da viltà, ipocrisia, rapacità, la fine è certa. Ma anche il film, benché elegante, diventa presto inerte e ripetitivo, con sprazzi di ironia che il cattivo doppiaggio rende stonata o forse involontaria." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 13 giugno 2008)

"Tutto è un po' già visto in 'E venne il giorno', ma almeno Shyamalan, come maggiore effetto speciale, punta sui ventilatori! È infatti il vento a diffondere la tossina secrèta dagli alberi, arrabbiati con l'uomo, proprio come lo erano gli uccelli nel film di Hitchcock. In confronto però Shyamalan è un semplice e i suoi personaggi sono pupazzi. Da indiano d'India, gli piace mostrare così gli abitanti degli Stati Uniti. L'insegnante di scienze naturali di Mark Wahlberg e la moglie (Zooey Deschanel) sono una spenta coppia in crisi, che fugge dalla morte senza far nulla d'eroico, né d'intelligente, salvo intuire l'origine del problema. Lo spettatore scettico sulle apocalissi vegetali vedrà comunque bei paesaggi e case coloniche da American Gothic." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 13 giugno 2008)

"La rilevanza del film è legata a filo doppio a una metafora non proprio scontata, una spiegazione pseudoscientifica, un riferimento inevitabile, una citazione cinéfila (i film di serie B e le serie tv anni Cinquanta), una virata stilistica (le sequenze splatter inedite per il regista) ecc. Dei tormenti del prof. Mark Wahlberg, di sua moglie e del collega con annessa nipote che fuggono dalla metropoli, il film in effetti se ne infischia: la sceneggiatura non dà spessore ai personaggi e si sottomette solo al deus ex machina; cioè a colui che esaspera i segnali incongrui, gioca con le atmosfere soffocanti, raffredda colore e suono, sfuma i contorni del panico e traduce l'irrazionalità della catastrofe in linguaggio crepuscolare, indefinito, liquido. Facendoci tornare al punto di partenza: 'E venne il giorno', con la sua scelta di procedere come in stand by, ha uguali chance di farsi detestare e farsi apprezzare. Succede poco o niente e le poche impalcature narrative appaiono posticce; eppure il tocco del regista si fa sentire forte e fascinoso quando meno te lo aspetti, tra un'inquadratura geniale, una pausa verbosa, un messaggio cifrato e un fruscio agghiacciante." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 14 giugno 2008)

"Il vento che agita le foglie degli alberi e trasmette un inquietante senso di insicurezza a chi se ne fa sorprendere era già stato tra i protagonisti di 'The Village', il penultimo film di M. Night Shyamalan. Adesso torna in 'E venne il giorno' a mettere in crisi le certezze dell'umanità, ma questa volta l' effetto è molto meno efficace e l'abbraccio della morte che sembra avanzare con il soffio che agita le chiome degli alberi e le erbe dei campi non riesce a essere davvero convincente. E non certo perché il regista indo-statunitense non sappia creare ansia e tensione come una volta. Anzi. La spiegazione va probabilmente cercata nella voglia di caricare di troppi significati quello misterioso stormir di fronde e nel contraddittorio tentativo di fare con un grande studio di Hollywood - la Fox - un piccolo film di serie B come andavano di moda negli anni Cinquanta. C'è qualche cosa che stona in questa storia minimalista realizzata con grandi mezzi e alla fine si rischia di restare delusi. È vero, non ci sono più le ambizioni metafisiche e filosofeggianti che erano alla base dei suoi film precedenti e la semplicità di 'E venne il giorno' è sembrata a qualcuno una boccata d'aria pulita dopo le favole fin troppo didattiche e metaforiche di 'Signs', 'The Village' o 'Lady in the Water'. Ma il rischio della montagna che partorisce il topolino è sempre in agguato... (...) Nel film di Shyamalan, tutto si basa su ipotesi troppo aleatorie per conquistare la credibilità dello spettatore. E il colpo di scena che alla fine dei film precedenti spiegava o giustificava tutto (o quasi) qui manca totalmente. In compenso la tensione spesso impalpabile di quelle opere diventa a volte esplicitamente horror, finendo per disperdere ancora di più quel terrore metafisico che era l'immagine di marca del regista. In questo modo perde efficacia anche la metafora alla base del film e con lei l'ipotesi di fare un film alla maniera delle piccole produzioni anni Cinquanta, quando un pericolo non meglio identificato minacciava la comunità umana. Là era la concretezza dei riferimenti sociologici a vivificare la storia, qui invece è la vaghezza delle teorie pseudoscientifiche ad annullare tensione e angoscia. Perché tutti vogliono uccidersi? È la Natura che si ribella all'Uomo, dice il regista. Ma non basta per convincere." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 13 giugno 2008)