A Londra, a causa della chiusura dei manicomi, Hugh Ambrose, banchiere londinese, decide di prendersi in casa la vecchia zia Lillian Huckle che è stata internata per oltre cinquant'anni, non perchè fosse pazza ma perchè, quando era adolescente, creava scandalo con la sua spregiudicatezza di costumi e con la sua ribellione indomabile all'autorità paterna. Sul principio l'arrivo dell'anziana parente è accolto con disappunto della bella moglie di Hugh, Harriet, che mal sopporta il noioso e pedante marito, la prigionia dorata del suo matrimonio borghese e il comportamento saccente del figlio decenne, Dominic. Ora Harriet è in attesa di un altro bambino, ma nel suo intimo si sente spinta a rifiutarlo e verso di lui prova quasi rancore. Lillian entra mal volentieri nella famiglia del nipote dove le manca il sostegno della ferrea disciplina ospedalier. Appare smarrita e assente, resta per ore seduta in contemplazione di un muro vuoto ed è chiusa in un invincibile mutismo. Inoltre combina piccoli guai in casa e rende difficile la convivenza. Ma Harriet scopre presto che lo spirito originale e ribelle della zia, pur se represso violentemente per tanti anni, è ancora così stimolante da provocare in lei quella ribellione che ha sempre soffocato durante il matrimonio. Cosicché, divenute rapidamente amiche e alleate contro la società maschilista che le circonda, le due donne scappano di casa e, smarritesi in un bosco e derubate dell'auto da alcuni vagabondi, si rifugiano poi in un albergo, lasciando credere di essere state rapite: assaporano così il piacere della trasgressione e finalmente si sentono libere. La gravidanza di Harriet è ormai avanzata e Hugh, molto preoccupato, cerca le fuggitive con l'aiuto della polizia che crede al rapimento e dirama continui comunicati alla televisione. Solo Dominic ripete al padre che la mamma è certamente partita di sua volontà. Ma improvvisamente una notte Harriet ha un attacco di eclampsia e perciò occorre che sia operata immediatamente. Allora la zia, superando con sforzo la propria grande difficoltà a parlare, riesce a procurarle i soccorsi necessari. Quando Hugh raggiunge l'ospedale deciso a rimproverare aspramente la moglie per la sua fuga, Lillian lo ferma con incredibile baldanza, decisa a difendere Harriet da ogni sopraffazione maschilista.
SCHEDA FILM
Regia: Peter Hall
Attori: Peggy Ashcroft - Lillian Huckle, Geraldine James - Harriet Ambrose, James Fox - Hugh Ambrose, Jackson Kyle - Dominic Ambrose, Rebecca Pidgeon - Lillian da giovane, Rachel Kempson - Matilda, Rosalie Crutchley - Gladys
Soggetto: Stephen Poliakoff
Sceneggiatura: Stephen Poliakoff
Fotografia: Philip Bonham-Carter
Musiche: Richard Hartley, Stephen Edwards
Montaggio: Ardan Fisher
Scenografia: Gary Williamson
Costumi: Anushia Nieradzik
Effetti: Roger Turner
Durata: 103
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Produzione: KENITH TRODD PER BBC LONDON TELEVISION
Distribuzione: MIKADO FILM (1989) - GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI
NOTE
- COPPA VOLPI E CIAK D'ORO EX AEQUO A PEGGY ASHCROFT E GERALDINE JAMES PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE ALLA 46MA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA.
CRITICA
"Scritto con la precisione aritmetica dello humour, pur con qualche regalo al folklorismo sia dei salotti sia delle fosse dei serpenti, 'E' stata via' porta in trionfo due attrici di straordinaria sensibilità: la grande dama Peggy Ashcroft, che dà un saggio di comicità triste alla Buster Keaton e riesce, senza parlare, a raccontare molte cose con il corpo, e Geraldine James, che fa acrobazie di espressività e contagia col mistero inespresso di questa piccola angoscia quotidiana che è il frutto di più grandi incubi collettivi." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 6 Dicembre 1989)
"Un film inglese firmato, come regista, da Peter Hall, una delle personalità più insigni della scena britannica, non estraneo al cinema, però, cui ha dato film sempre spassosi e di gusto (tra questi, 'Un colpo da 500 milioni di dollari alla National Bank'). (...) Mescolando, a questo aspetto, quello - più severo - della crisi della moglie, espressa con un brio sotterraneo, capace, nel fondo, di graffiare e ferire anche quando il tono sembra solo di burla. Un tono che la regia ha tenuto a conferire di continuo all'azione, ora, appunto, dando rilievo all'incontro fra le due pazzie, quella della zia e quella della nipote, ora insinuandolo anche fra le pieghe di una storia in cui ogni personaggio - sia nei ricordi del passato sia in quel colorato presente - ha sempre i suoi segni caratteristici, rievocati ogni volta con un umorismo che sfiora, in più momenti, la satira. Li sostiene l'interpretazione straordinaria di un'attrice che, ormai molto avanti negli anni, ha conservato tutte le furbizie e lo smalto di una volta, Peggy Ashcroft, vista di recente in 'Passaggio in India'. Qui recita quasi soltanto con gli sguardi e lo fa con una maestria consumata, sempre abilmente fra la comicità e il dolore. La cifra del film, di cui lei è la chiave più sapida." ('Il Tempo', 20 Dicembre 1989)
"Per lodare l'anticonformismo, Peter Hall, 60 anni, regista teatrale celebre, direttore dell'Old Vic Theatre, fa un film assolutamente convenzionale. Ben fatto alla maniera ammirevole e esasperante di certo cinema inglese, recitato dalla ottantaduenne Peggy Ashcroft e benissimo interpretato dalla co-protagonista Geraldine James, ben congegnato tra momenti comici e momenti patetici, il film ha quella prevedibilità e quel perbenismo professionale che deliziano alcuni spettatori mentre provocano in altri insofferenza." ('La Stampa', 21 Dicembre 1989)