E ridendo l'uccise

ITALIA 2005
Siamo all'inizio del 1500. La Corte Estense è in subbuglio per la morte di Ercole I. I suoi quattro figli - Alfonso, Ippolito, Giulio e Ferrante - sfoderano gelosie e rancori sopiti, mentre indugiano tra festini e cortigiane. L'emotività si scatena in occasione di una festa. Ippolito, futuro cardinale, rifiutato dalla bella Angiola che gli preferisce Giulio, ordina di sfigurare il fratello, complice a sua volta di Ferrante nel tentativo, subito smascherato, di uccidere Alfonso. I colpevoli sono condannati a morte con esecuzione sulla pubblica piazza ma, in quanto fratelli, vengono graziati all'ultimo momento e vengono condannati al carcere a vita. Sullo sfondo Moschino - un povero giullare prima al servizio di Giulio, poi di Alfonso - si trova coinvolto nelle vicende di corte. Solo due persone avranno a cuore il suo destino: Ludovico Ariosto, intellettuale di corte, e la prostituta Martina.
SCHEDA FILM

Regia: Florestano Vancini

Attori: Manlio Dovì - Moschino, Sabrina Colle - Martina, Ruben Rigillo - Alfonso D'Este, Marianna De Micheli - Lucrezia Borgia, Giorgio Lupano - Giulio D'Este, Carlo Caprioli - Ferrante D'Este, Vincenzo Bocciarelli - Ippolito D'Este, Fausto Russo Alesi - Ludovico Ariosto, Mariano Rigillo - Boschetti, Fabio Sartor - De Roberti, Vladimir Iori - Guascone, Victoria Larchenko - Angiola, Marko Petrovic - Menato

Soggetto: Florestano Vancini, Massimo Felisatti

Sceneggiatura: Florestano Vancini, Massimo Felisatti

Fotografia: Maurizio Calvesi

Musiche: Ennio Morricone

Montaggio: Enzo Meniconi

Scenografia: Giantito Burchiellaro

Costumi: Lia Francesca Morandini

Effetti: Franco Galiano, Enrico Pieracciani

Durata: 100

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Produzione: RENATA RAINIERI PER ITALGEST VIDEO - I.P.E.

Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2005)

Data uscita: 2005-04-29

NOTE
- ESTERNI GIRATI IN SERBIA-MONTENEGRO.
CRITICA
"In definitiva il film si risolve in un saggio - per niente pedante - sui prodromi di una lotta di classe che troverà i suoi strumenti e le sue espressioni molti secoli più tardi. Coadiuvato da collaboratori di pregio (fotografia di Maurizio Calvesi, musica di Morricone, scenografia e costumi di Burchiellaro e Lia Morandini) il regista ci restituisce una ricostruzione d'ambiente non sfarzosa ma ricercata esprimendo la volontà di rispondere, da intellettuale oltre che da artista, a un bisogno. Rianimare lo scenario di un paese-museo che il mondo ci ammira e il nostro cinema non valorizza abbastanza per farne spettacolo: intelligente, colto, raffinato, come questo è, ma spettacolo." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 15 aprile 2005)

"Ben tornato a Florestano Vancini, classe '26, l'autore della 'Lunga notte del '43', qui con una nuova storia ferrarese rinascimentale, una feroce rivalità dinastica alla corte degli Estensi, dove una nidiata di figlioli si spartisce il regno di Alfonso, succeduto a Ercole, mentre messer Ariosto compone versi in onore del duca Ippolito. Tutto il bene e tutto il male di quel mondo è visto con gli occhi del buffone di corte, il bravissimo fool Manlio Dovì. Fosco Rinascimento, prodigo di atrocità verso il popolo. Un ritratto sociale tradizionalmente ben fatto, il tassello mancante ma essenziale alla lunga storia di ingiustizie raccontata da Vancini col suo cinema civile che va da Bronte al delitto Matteotti." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 23 aprile 2005)