Brasile. Val lavora come governante per una ricca famiglia di San Paolo. Si occupa di tutte le faccende domestiche, ma anche di Fabinho, il 17enne figlio della padrona di casa che sembra non avere mai tempo per lui. Anche Val è madre, ma tanti anni prima ha lasciato sua figlia Jéssica nella sua città natale per andare a lavorare e da allora non l'ha più vista. Poi, improvvisamente, Jéssica la chiama per dirle che arriverà in città perché vuole provare a frequentare la facoltà di Architettura. La ragazza si stabilisce nella casa in cui lavora Val e sin dall'inizio, senza curarsi del disagio di sua madre e molto sicura di sé, sovverte tutte le regole che da sempre hanno contraddistinto il rapporto tra padroni di casa e domestici: si appropria della camera degli ospiti, apre il frigo e si serve ciò che vuole, passa il suo tempo in piscina con Fabinho e i suoi amici. Finché, nel bel mezzo di una discussione tra Val e Jéssica, un segreto viene alla luce...
SCHEDA FILM
Regia: Anna Muylaert
Attori: Regina Casé - Val, Michel Joelsas - Fabinho, Camila Márdila - Jéssica, Karine Teles - Donna Bárbara, Lourenço Mutarelli - Carlos, Helena Albergaria - Edna, Luís Miranda, Theo Werneck, Antônio Abujamra
Sceneggiatura: Anna Muylaert
Fotografia: Bárbara Álvarez
Musiche: Fabio Trummer, Vitor Araújo
Montaggio: Karen Harley
Scenografia: Marcos Pedroso, Thales Junqueira
Costumi: Cláudia Kopke, André Simonetti
Altri titoli:
The Second Mother
Durata: 110
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: CAIO GULLANE, FABIANO GULLANE, DEBORA IVANOV E ANNA MUYLAERT PER GULLANE, IN COPRODUZIONE CON GLOBO FILMES, IN ASSOCIAZIONE CON AFRICA FILMES
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2015-06-04
TRAILER
NOTE
- PREMIO C.I.C.A.E. E PREMIO DEL PUBBLICO AL 65. FESTIVAL DI BERLINO (2015, SEZIONE PANORAMA).
CRITICA
"Una storia privata (...) che diventa storia pubblica del Brasile e delle sue contraddizioni di fronte a una modernità che cambia usi e costumi inveterati: è la scommessa, vinta, di un film al femminile che sa coniugare la grazia e la tenerezza del ritratto psicologico con la giustezza e l'efficacia dell'analisi sociologica. (...) Costruito su una successione di piccole scene di vita quotidiana che hanno il doppio compito di mostrare il comportamento «anticonformista» di Jessica ma anche di «svelare» la griglia di regole e di convenzioni su cui si reggeva il rapporto padroni/domestica, il film diventa così lo specchio rivelatore della doppia anima di un Paese, quella di un passato dove le donne, soprattutto loro, erano disposte ad accettare sacrifici e limiti in nome di un lavoro che permetteva loro di superare la condizione di povertà in cui erano nate; e quella di un presente dove i giovani rifiutano quasi per «istinto» comportamenti e usanze che possono mettere in discussione la loro libertà. II doppio ritratto di un Brasile arcaico (di cui comunque si capisce e apprezza lo spirito di sacrificio e l'impegno) e un Brasile moderno, dove le nuove generazioni chiedono di avere i diritti dei loro connazionali più fortunati (e ricchi). Naturalmente il film sfuma queste posizioni, evitando qualsiasi forma di manicheismo o di rigidità sociologica (...). E tutti aprono il film verso un discorso di più ampio respiro, dove il destino di ognuno sembra finalmente tornato nelle mani delle persone e non delle secolari condizioni di sofferenza e sottomissione sociale. Un percorso che la regista e sceneggiatrice Anna Muylaert (un passato di critica cinematografica alle spalle) sa raccontare con tocchi di autentica commozione, attenta a non giudicare o esaltare i personaggi ma a mostrarne di ognuno il bello e il brutto, il positivo e il negativo. E ottenendo alla fine quel senso di verità che dà al film la sua indimenticabile forza." (Paolo Mereghettti, 'Corriere della Sera', 2 giugno 2015)
"Premiato al Sundance festival e, dal pubblico, a Berlino, 'È arrivata mia figlia!' viene presentato al pubblico italiano in modo un po' fuorviante. Non é una commedia come il trailer lascia credere. (...) Con qualche acciacco qui e là (molto sbilanciata la forza del cast a sfavore della famiglia dei padroni, tutti opachi e poco credibili) il film funziona soprattutto sulla verve della protagonista Val." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 4 giugno 2015)
"Scene dalla lotta di classe a San Paolo del Brasile. Senza cortei né operai, senza slogan né bandiere, perché la lotta di classe oggi si fa in altri modi e altri luoghi. Come la villa con piscina in cui è ambientato quasi integralmente questo bel film di un'ex-critica e autrice tv brasiliana che conosce come pochi l'arte di dire e non dire. Oltre a quella, antica e oggi in disuso, di creare personaggi a cui non smettiamo di credere un solo istante. (...) L'attrice, magnifica, una specie di Anna Magnani carioca, si chiama Regina Casé ed è una delle più grandi interpreti, oltre che - ironicamente - una delle artiste più ricche del Brasile. (...) Mentre la regista Anna Muylaert segue l'evoluzione dei rapporti fra i suoi protagonisti con un'esattezza geometrica e implacabile che usa a meraviglia i diversi spazi della casa (il gioco delle inquadrature è una vera lezione di messa in scena, fra Buñuel e Chabrol). Con l'amore in più, perché di questo in fondo si tratta nel film. Anche se non sta bene dirlo." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 4 giugno 2015)
"È un film interessante che racconta il conflitto sociale in un Brasile in via di trasformazione, contrapponendo due figure di madri (...). Il consolatorio finale risente di uno scivolo drammaturgico un po' televisivo, ma nell'insieme la commedia di Anna Muylaert è costruita su un felice susseguirsi di quotidiane scenette che hanno il sapore dolce-amaro della vita." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 4 giugno 2015)
"Non è vero che la commedia all'italiana s'è estinta: non si fa più in Italia, ma altrove gode di ottima salute. Premiato al Sundance e a Berlino, 'È arrivata mia figlia!' ('Que horas ela volta?') di Anna Muylaert è la migliore commedia all'italiana dell'anno ed è un film brasiliano. Della nostra gloriosa tradizione condivide lo sguardo sociale e la capacità di declinarlo senza sforzo ideologico, senza ferraglia drammaturgica, con quella facilità d'esecuzione che è sintomo di calma grandezza. Il film si fa seguire con brio, ci fa appassionare ai suoi personaggi e nel mentre ci apre squarci di consapevolezza sul vivere oggi in Brasile e non solo, laddove upper classe proletariato s'incontrano e scontrano. (...) La Muylaert parla di 'paradosso sociale, uno dei più significativi in Brasile' e tesse la tela, trama sociale e ordito thriller: macchina da presa ferma, campi parziali (...). Ancora non lo sappiamo, ma quel che si dipana ordinato e programmato davanti ai nostri occhi è la quiete prima della tempesta: (...) non sta per giungere solo una ragazzina con le idee chiare e nessuna voglia - non c'è ceto né status che tenga... - di farsi mettere i piedi in testa, ma un ciclone rivoluzionario: quel 'Progresso' che sulla bandiera brasiliana è congiunto a 'Ordem' qui lotta dialettico contro l'ordine precostituito. Inconsapevole e/o incurante delle regole di casa, Jéssica infrange divieti e divelle obblighi (...). Se l'eroe, non solo semioticamente, è un travalicatore di confini, Jéssica è una super-eroina, agisce con profitto personale ed esternalità positive: lei cerca l'affrancamento dai legacci di classe e dalle convenzioni piramidali, gli spettatori empatizzano, lo schermo restituisce emancipazione e libertà. Siamo a San Paolo, ma si direbbe soffi già lo spirito olimpico di Rio 2016: non vincere, ma l'importante è partecipare alla pari, e Jéssica ha tutte le carte in regola per farlo ed esigerlo (anche i test le daranno ragione...). (...) pare davvero una commedia sul nostro Boom economico, se non fosse che siamo in un altro continente e, nel frattempo, il cinema italico ha fatto sboom. Eppure, non tutto il male vien per nuocere: facciamo i remake, i copia & incolla di tanto ciarpame globale, perché dunque non 'prendere in prestito' questo brasileiro 'È arrivata mia figlia!' e fare copia conforme? S'intende, nel nome della nostrana commedia che fu. Da non perdere." (Federico Pontiggia, ''Il Fatto Quotidiano', 4 giugno 2015)
"Film godibile e ben recitato, piacevole sorpresa di questa fine stagione." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 4 giugno 2015)
"Se nella prima parte assistiamo agli immutabili riti che regolano la vita domestica della famiglia presso cui lavora la domestica, nella seconda assistiamo a una messa in discussione di obblighi e divieti, una piccola, caparbia rivoluzione che finirà per sottolineare l'importanza del ruolo di madre, qualunque sia il ceto sociale di appartenenza." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 5 giugno 2015)
"Il clima, pur con modi tranquilli e perfino oggettivi, è quello delle differenze sociali. Naturalmente senza le arsure e le asprezze del cinema brasiliano anni Sessanta, quello che soprattutto con Glauber Rocha e Nelson Pereira dos Santos, si chiamava 'Cinema Nòvo'. (...) Senza però calcare la mano sul 'lieto fine' con tatto, con misura, facendolo soprattutto scaturire dai caratteri delle due protagoniste, in cifre ora apertamente di battaglie (da entrambe le parti) ora da accenti intimisti che scavano nel profondo delle due, senza dimenticare del tutto i personaggi di contorno, forse qua e là legati soprattutto a quello, che, nel contrasto, debbono rappresentare. Nei panni di Val Regina Casé, una delle più note e festeggiate attrici brasiliane, al cinema, in teatro, in televisione. Un po' mi ha ricordato la nostra Gina Busin, in quel film anni Cinquanta, 'Camilla' del caro Luciano Emmer. Però più battagliera." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 5 giugno 2015)
"Lo cercano i più informati, lo lodano gli addetti: «È arrivata mia figlia!» è uno di quei film che, a costo di venire sovradimensionati, hanno le carte in regola per piacere aldi fuori della nicchia. La regista e sceneggiatrice brasiliana Muylaert costruisce con vivida finezza e perfetto controllo di ambienti e recitazioni - nonché con qualche evitabile lentezza di ritmo - lo squilibrio che si crea nel mondo «protetto» della dimessa e fedele domestica (...). Niente di clamoroso, ma un tutt'altro che esotico esempio di commedia di costume aggiornata e intelligente." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 11 giugno 2015)