È andato tutto bene

Tout s'est bien passé

3.5/5
Ozon continua a riflettere sulla fine dell'esistenza. Si interroga sul tema dell'eutanasia, con un ottimo André Dussollier. Presentato in concorso al Festival di Cannes

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FRANCIA 2021
L'85enne padre di Emmanuèle è stato ricoverato in ospedale dopo un ictus. Al suo risveglio, depresso e paralizzato, quest'uomo che è sempre stato curioso di tutto e che ha amato appassionatamente la vita, chiede a sua figlia di aiutarlo a morire. Ma come si può onorare una richiesta del genere quando si tratta di tuo padre?
SCHEDA FILM

Regia: François Ozon

Attori: Sophie Marceau - Emmanuèle, André Dussollier - André, Géraldine Pailhas - Pascale, Charlotte Rampling - Claude, Éric Caravaca - Serge, Hanna Schygulla - Donna svizzera, Grégory Gadebois - Gérard, Jacques Nolot - Robert, Judith Magre - Simone, Daniel Mesguich - Avvocato, Nathalie Richard - Commissario, Laetitia Clément

Soggetto: Emmanuèle Bernheim - romanzo

Sceneggiatura: François Ozon

Fotografia: Hichame Alaouié

Montaggio: Laure Gardette

Scenografia: Emmanuelle Duplay

Costumi: Ursula Paredes Choto

Suono: Nicolas Cantin, Julien Roig - montaggio, Jean-Paul Hurier - mix

Altri titoli:

Everything Went Fine

Durata: 113

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Emmanuèle Bernheim (Giulio Einaudi Editore)

Produzione: ÉRIC ALTMAYER, NICOLAS ALTMAYER PER MANDARIN PRODUCTION, FOZ, FRANCE 2 CINEMA, PLAYTIME, SCOPE PICTURES

Distribuzione: ACADEMY TWO (2022)

Data uscita: 2022-01-13

TRAILER
NOTE
- IN CONCORSO AL 74. FESTIVAL DI CANNES (2021).
CRITICA
"(...) la relazione filiale prende forma in un passaggio che ne amplifica conflitti e strana tenerezza, bisogni reciproci e asprezze, e nell'interrogare le vite di entrambi i protagonisti - duetto magnifico tra Sophie Marceau e Andrè Dussolier - dentro e fuori campo,negli oblii necessari al suo accadere accende altri interrogativi che riguardano ognuno di noi, e toccano il sentimento del lutto, i suoi segreti, le rimozioni nel tempo di ciò che ci fa male (...) Dire però che 'È tutto andato bene' è un film sull'eutanasia sarebbe comprimerlo a un solo aspetto, che è importante e ne origina il movimento narrativo, ma Ozon è un autore che quando si confronta con soggetti «gravi» ne cerca sempre una rappresentazione che prende forma a partire dai suoi personaggi, dalle loro emozioni, dalla loro «battaglia» per fare fronte a una paura e a una fragilità. Qui sono quelle della «sua» Emmanuèle, di cui cerca nelle pagine i frammenti di un' esistenza, le zone d' ombra, lo spaesamento: un personaggio dentro la vita.(...) Ozon rifugge la retorica, accorda i generi con l' umorismo della commedia, il thriller, il melodramma sentimentale nel confronto con la prima persona altrui dell' amica, che a sua volta trasforma in personaggio (...)." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto, 13 gennaio 2022)

"Ozon realizza un film eccellente su un tema sensibile. Evita sia le predicazioni del cinema a tesi sia gli eccessi del mélo famigliare. Usa sobri flashback per delineare i rapporti interpersonali. Dirige da par suo un grande cast a prevalenza femminile: Sophie Marceau, mai così brava, Géraldine Pailha, in ruoli minori le veterane Charlotte Rampling e Hanna Schygulla." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 13 gennaio 2022)

"(...)È andato tutto bene non è un film a tema. A contare sono i moti del cuore, le emozioni e l' intreccio dei caratteri, a partire da quello di Andre, che Dussolliér incide meravigliosamente in un aperto faccia a faccia con la morte filtrato da un indomabile gusto di vita. La Marceau mostra una sensibilità d' attrice che rare volte ha avuto modo di esprimere e l' intero cast, fra cui Charlotte Rampling, è scelto e diretto con estrema finezza." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 13 gennaio 2022)

"Ozon affronta quello dell'eutanasia adattando per lo schermo il libro autobiografico di Emmanuèle Bernheim È andato tutto bene (Tout s' est bien passé) confermando l' interesse per gli argomenti al centro dei più divisivi dibattiti politici, religiosi e mediatici: mentre il primo, però, era affrontato con estrema e faziosa gravità, il secondo usufruisce di uno stile più disteso e a tratti persino mordace all'evidente scopo di mitigare le tappe del calvario che i protagonisti sono costretti ad affrontare. Il partito preso dello humour sparso a contrasto sugli avvenimenti rischia di essere equivocato e di mettere in secondo piano la delicatezza, l'agilità e la partecipazione con cui il regista compone ciò che più gli interessa ovvero una galleria di ritratti della varia e bizzarra umanità che aiuta o crede di aiutare le ragazze a prendere una decisione ogni ora che passa più devastante. (...) Non si riesce, peraltro, a capire sino in fondo se Ozon si è limitato a porre domande improcrastinabili sul suicidio assistito oppure se ha voluto esplorare il disagio morale e il conflitto emotivo dei figli adulti pronti ad assecondare genitori egoisti e anaffettivi quando sono diventati vecchi e fragili." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 14 gennaio 2022)

"(...) l' abilità di Ozon e il pregio del film stanno nella singolare tecnica di narrazione che spiazza tutti. Chi pensa di trovarsi davanti a un film ideologico che tira la volata alla liberalizzazione della dolce morte si scoprirà fuori strada. Come pure resterà sorpreso chi si aspetta un film malinconico e lacrimevole. Si sorride perfino, qua e là, perché il cinico gusto del paradosso di cui sopra domina la trama (...). il film merita e trova negli interpreti i volti più azzeccati. Tra gli altri anche la fassbinderiana tedesca Hanna Schygulla che assiste tecnicamente il paziente affinché... vada tutto bene (...)." (Stefano Giani, 'Il Giornale.it', 13 gennaio 2022)