Max Medici, proprietario di un circo, assume l'ex star Holt Farrier insieme ai figli Milly e Joe per occuparsi di un elefante appena nato le cui orecchie sproporzionate lo rendono lo zimbello di un circo già in difficoltà. Quando si scopre che Dumbo sa volare, il circo riscuote un incredibile successo attirando l'attenzione del persuasivo imprenditore V.A. Vandevere che recluta l'insolito elefante per il suo nuovo straordinario circo, Dreamland. Dumbo vola sempre più in alto insieme all'affascinante e spettacolare trapezista Colette Marchant finché Holt scopre che, dietro alla sua facciata scintillante, Dreamland è pieno di oscuri segreti.
SCHEDA FILM
Regia: Tim Burton
Attori: Colin Farrell - Holt Farrier, Michael Keaton - V.A. Vandevere, Danny DeVito - Max Medici, Eva Green - Colette Marchant, Nico Parker - Milly, figlio di Holt Farrier, Finley Hobbins - Joe, figlio di Holt Farrier, Roshan Seth, Deobia Oparei - Rongo, Sharon Rooney, Douglas Reith, Alan Arkin - J. Griffin Remington, Joseph Gatt - Neils Skellig, Frank Bourke - Puck, Philips Nortey - Merchant Lewis, Phil Zimmerman - Rufus Sorghum, Ragevan Vasan - Pritam
Sceneggiatura: Ehren Kruger
Fotografia: Ben Davis
Musiche: Danny Elfman
Montaggio: Chris Lebenzon
Scenografia: Rick Heinrichs
Arredamento: John Bush
Costumi: Colleen Atwood
Effetti: Hayley J. Williams, Richard Stammers, The Moving Picture Company
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE LIVE-ACTION FAMILY
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: EHREN KRUGER, JUSTIN SPRINGER, KATTERLI FRAUENFELDER, DEREK FREY PER TIM BURTON PRODUCTIONS, WALT DISNEY PICTURES
Distribuzione: THE WALT DISNEY COMPANY ITALIA
Data uscita: 2019-03-28
TRAILER
NOTE
- PRODUTTORE ESECUTIVO: NIGEL GOSTELOW.
- RIVISITAZIONE IN CHIAVE LIVE ACTION DEL CELEBRE CLASSICO D'ANIMAZIONE DISNEY DEL 1941.
CRITICA
"Come tutti i registi che si inventano un proprio mondo riconoscibile, Tim Burton, dopo i primi film che lo hanno rivelato come uno dei talenti più originali di Hollywood (da 'Edward mani di forbice' a 'Ed Wood') ha rischiato di ripetersi e di girare a vuoto. I segnali sono cominciati già quasi vent' anni fa, anche se di volta in volta la forza del regista emergeva di nuovo ('La sposa cadavere', ad esempio). Le sue riletture di vecchi film e storie classiche, da 'Alice in wonderland' al 'Pianeta delle scimmie', erano spesso monche, ridondanti. Mai però Burton aveva deluso come in questo ultimo lavoro. Eppure le premesse c'erano: il regista, originario di Burbank, città della Disney, aveva cominciato a lavorare proprio in quella casa di produzione, realizzando cortometraggi folgoranti dall'aria subito molto dark. La favola dell'elefantino volante aveva poi degli elementi di crudeltà e inquietudine nelle corde del regista (si pensi al sogno quasi surrealista degli elefantini rosa), ed è oltretutto ancora una volta la storia di un freak, di un diverso che cerca il proprio riscatto, come sempre i film di Burton. Ma è da subito, a livello di progetto, che il film non funziona: l'idea del film con attori in carne e ossa relega gli animali a una parte secondaria, toglie magia, e il mondo del circo ha un tono di déja vu. (...) Ma la grandezza di Burton, spesso, era stata proprio di sapersi rivolgere a un pubblico trasversale, attraverso la visualizzazione di inquietudini che potessero toccare varie generazioni. Unico elemento di curiosità nel film, un macabro parco dei divertimenti che sembra una visione da incubo di Disneyland, e in cui si volge la parte finale del film. Chissà se alla Disney se ne sono accorti." (Emiliano Morreale, 'La Repubblica', 28 marzo 2019)
"Dopo 'Frankenweenie' (1984) la Disney licenziò Tim Burton, colpevole di aver realizzato un corto troppo pauroso per i bambini. A distanza di 35 anni, il cineasta gotico e la casa di Topolino tornano a collaborare e, come prevedibile, le critiche fioccano. Pare che il nuovo 'Dumbo' - primo dei remake in live-action ('Re Leone' e 'Aladino') previsti in uscita nel 2019 - abbia disatteso le aspettative: i «disneyani» auspicavano maggior spirito di fedeltà allo smilzo originale che nel 1941 aveva inumidito (secondo solo a 'Bambi') gli occhi di intere platee; i «burtoniani» speravano in un film di taglio più autoriale. In attesa della risposta del pubblico planetario, confessiamo di non condividere il comune scontento. (...) i personaggi umani non ricavano il giusto spessore dal fin troppo generoso spazio loro concesso, ma gli interpreti (dal reduce mutilato Colin Farrell al «cattivone» Michael Keaton alla trapezista Eva Green) sono ben intonati; mentre la trovata dell'ingannevole Dreamland, sorta di pinocchiesco paese dei balocchi o di brechtiana Mahagonny, consente al regista - ben assecondato dal talentoso scenografo Rick Heinrichs e dal musicista Danny Elfman - di svariare sul registro espressionista a lui congeniale." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 28 marzo 2019)
"(...) Chissà perché Timoteo è stato eliminato in questa versione live cucinata da Tim Burton ormai abbonato dopo Alice ai remakes dei classici Disney. In compenso sono stati introdotti molti personaggi "umani" assenti dalla versione del 1941. (...) Certo che piacerà. Perché il sessantenne Tim Burton non ha perso la mano, una mano che gli ha permesso nel secolo scorso di fare Batman e più recentemente l''Alice in Wonderland'. L'immaginifico Tim ci dà dentro e propina meraviglie visive che una volta erano permesse solo ai cartoni e inibite ai film live. I burtoniani prenderanno subito nota. (...) Domanda ovvia. Piacerà ai bambini? È quasi sicuro. Gli occhi degli under 10 (e non solo i loro) sono appagati 130 minuti su 130. C'è anche un pizzico della tradizionale crudeltà disneyana. (...)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 28 marzo)
"(...) Dumbo-Burton, su grande schermo. Risultato? Deludente. Nel senso che tutto sembra, questo film, tranne che uno di Burton. Non un'atmosfera, non un idea delle sue. C'è solo il marchio Disney e basta. Anzi, nemmeno quello considerando l'avarizia di emozioni regalate. Che senso ha ingaggiare un regista con quella cifra artistica, anche se in ribasso, per poi fargli dirigere il compitino? Sarebbe come scritturare Dario Argento per il remake di 'Profondo Rosso', chiedendogli di non usare il sangue in scena. Che sia colpa di Burton o meno, poco importa, perché il vero punto debole della pellicola sta nella sceneggiatura mal scritta. (...) Raramente ci si appassiona alla storia, mai emozionante, almeno dieci passi dietro il cartone originale. Si spera solo nella benevolenza degli spettatori più piccoli." (Maurizio Acerbi,'Il Giornale', 28 marzo 2019)