Per John Gustafson e Max Goldman vicini di casa nella pittoresca cittadina di Wabasha, Minnesota, l'inverno del reciproco scontento dura da 56 anni! Nella loro campagna di rivendicazione e vendetta, il piacere più grande consiste nell'escogitare tattiche nuove per mettere in ridicolo l'altro. Quale sarà mai il motivo di tutto questo? Probabilmente Max e John ricordano l'inizio di questo loro rapporto di amore-odio. Quel che è certo è che ogni mattino non possono fare a meno di scambiarsi un insulto. Quella che dovrebbe essere una chiacchierata sul loro hobby preferito, la pesca nel ghiaccio, si trasforma in un baleno in una autentica rissa. Né Melanie, la figlia di John, né il figlio di Max, Jacob, sono a conoscenza della causa scatenante di questa feroce ostilità. Tutto quello che sanno è che per i loro paparini, l'odio reciproco è diventato una ragione di vita. Almeno fino al momento in cui un'incantevole e piacevolmente eccentrica insegnante, Ariel Truax, viene a turbare il "pacifico" scorrere della loro vita. I due burberi amici-nemici vengono irretiti dal fascino di Ariel. A Wabasha, Minnesota, è ormai cominciata l'ultima fase di questa bizzarra guerra privata e la strana amicizia tra John e Max è in un equilibrio sempre più precario.
SCHEDA FILM
Regia: Donald Petrie
Attori: Jack Lemmon - John, Walter Matthau - Max, Ann-Margret - Ariel, Burgess Meredith - Il nonno, Daryl Hannah - Melanie, Isabell Monk - Infermiera, Ernie Orsatti - Stuntmen, Ollie Osterbeng - Pescatore, Kevin Pollak - Jacob, Spiro Razatos - Stuntmen, Joe Howard - Farmacista, Ossie Davis - Chuck, Steve Cochran - Metereologo, Bill McIntosh - Stuntmen, Christopher McDonald - Mike, Buffy Sedlacheck - Punky, Ray Lykins - Stuntmen, Charles Brin - Pescatore, Buck Henry - Snyder, John Carroll Lynch - Uomo che trasloca
Soggetto: Mark Steven Johnson
Sceneggiatura: Mark Steven Johnson
Fotografia: Johnny E. Jensen
Musiche: Alan Silvestri
Montaggio: Bonnie Koehler
Scenografia: David Chapman
Durata: 104
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: TECHNICOLOR
Produzione: JOHN DAVIS E RICHARD C. BERMAN
Distribuzione: WARNER BROS. ITALIA (1994) - WARNER HOME VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO LUGLIO 1994
CRITICA
"Una sorta di scherzo: con quei due brontoloni al centro che se ne combinano di tutti i colori in cifre che, anche quando rasentano il dramma, non tolgono mai spazio alla commedia. Forse qua e là si insiste troppo con le ripicche e certi personaggi di contorno rischiano di risultare un po' sfocati, specie se paragonati ai tratti forti e coloriti dei protagonisti, ma c' è anche quella cornice di Minnesota ad attirare: con le sue curiose abitudini invernali, con una popolazione sempre imbacuccata come tra gli Esquimesi e con quella pesca in mezzo al ghiaccio che riesce spesso a proporsi come un'occasione felice o di spasso o di beffa." ('Il Tempo', 22 maggio 1994).
"I due ragazzi irresistibili sono invecchiati, ma non hanno perso lo smalto: arzilli e insolenti, beffardi e intelligenti, provocanti e magici Lemmon e Matthau risollevano le sorti d'un film modesto, diretto senza brio da Donald Petrie che, però, ha l'accortezza di lasciare il campo libero ai narcisismi, alle vanità, ai tic di quelle che sono ormai diventate due maschere senza tempo della commedia dell'arte americana." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 23 maggio 1994).
"Oriundo del Minnesota, l'esordiente scrittore Johnson nelle pieghe della convenzione riesce a infilare qualche storia di famiglia. Per cui 'Grumpy Old Men' risulta un filmetto non sgradevole, acre in apparenza e sentimentale nella sostanza. Ovviamente tutto si regge sull'esperienza dei due mattatori che contro ogni pessimistica previsione se la cavano ancora bene: Matthau blindato nel suo stile di recitazione da cartone animato Lemmon più duttile e articolato come sempre. La gag memorabile è quella del pesce marcio che i due, a turno, buttano ciascuno nella macchina dell'altro per stordirlo con la puzza; e la battuta più bella dell'intera pellicola la pronuncia Meredith quando constata: 'I primi novant'anni o così passano piuttosto in fretta'." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 20 maggio 1994).