Dove ci porta la corrente

ITALIA 2007
Anna è una prostituta e Rosario lavora per il protettore di Anna. Lei, un giorno, convince Rosario a portarla via da quel mondo. Le loro vite potranno cambiare solo se entrambi non accetteranno di restare il balia della corrente del fiume.
SCHEDA FILM

Regia: Fabio Baccelliere

Attori: Antonio Conte, Alessandro Riceci, Anita Kravos

Sceneggiatura: Fabio Baccelliere

Fotografia: Beppe Gallo

Musiche: Francesco Carta

Montaggio: Andrea Costantino

Durata: 14

Colore: C

Genere: CORTOMETRAGGIO

Produzione: NOVARA CINE FESTIVAL, FABIO BACCELLIERE

NOTE
- PREMIO 'LA CITTADELLA' AD ANITA KRAVOS COME MIGLIOR ATTRICE AL 14.MO FESTIVAL LA CITTADELLA DEL CORTO, FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CORTO DI FICTION
CRITICA
Dalle note di regia: "E' un corto sull'impossibilità per alcune persone e sulla non volontà di altre di scegliere liberamente il proprio destino, o metaforicamente di non lasciarsi più trasportare dalla corrente del fiume per diventare esse stesse corrente. Questa trasformazione presuppone il rischiare, il mettersi in gioco, l'essere disposti a perdere tutto, a volte addirittura la vita stessa. Questo non a tutti è consentito e non tutti sono disposti a farlo, anche perché scegliere la propria autonoma direzione significa escludere tutte le altre, significa compiere scelte decise che ci determinano in un senso unico. Gli spazi aperti della pianura novarese richiamano naturalmente la possibilità della libertà, in questo caso della possibilità della fuga, ma possono mutare repentinamente di segno e divenire più oppressivi degli stessi spazi chiusi, come accade al protagonista alla fine del corto, e quelli chiusi, viceversa, possono sempre essere paradossalmente meno opprimenti se a viverli è qualcuno con la capacità di scardinarli, anche se solo simbolicamente. La scelta delle musiche russe va proprio in questo senso: queste permettono ad Anna, la protagonista femminile, di riaffermare un proprio personale spazio-tempo psicologico e, in un certo senso, una propria verità esistenziale capace di negare violentemente la realtà di oppressione all'interno della quale è forzatamente e quasi ineluttabilmente imprigionata."