In un albergo semideserto, immerso in una foresta, poche persone vivono chiuse in se stesse e nel medesimo tempo sono pronte a dialogare con altri ospiti o con quanti lì arrivano. Stein è un ebreo celibe di origine tedesca che insegue nell'albergo l'ombra di una donna conosciuta nel corso di una vacanza. Max Thorn, aanche lui un ebreo tedesco, è un professoreche ha sposato Alissa, una sua alunna diciottenne ora in procinto di raggiungerlo. Elizabeth Alione è reduce da una duplice sconvolgente esperienza: la perdita del figlio e l'amore adulterino per un medico. Stein e Max fanno amicizia e conversano; si interessano ai casi di Elizabeth: soprattutto il secondo sembra essere attratto dalla complessata donna. L'arrivo di Alissa provoca la costituzione di una specie di terzetto, ben affiatato nel nulla di cui dissertano. Max, pur amando la moglie, permette che questa divenga l'amante di Stein. Gli ebrei avvicinano Elizabeth e la irretiscono in riflessioni e rapporti sentimentali che la fanno o precipitare ulteriormente nel vuoto. Il suo miglioramento clinico è solo apparente quando giunge il marito Bernard. Questi e la moglie, pressoché spaventati dall'atmosfera nichilista, ripartono. Stein, Max e Alissa continuano a discorrere presso la foresta dalla quale giunge una musica che ha per tema il nome di Stein.
SCHEDA FILM
Regia: Marguerite Duras
Attori: Catherine Sellers - Elisabeth Alione, Daniel Gélin - Bernard Alione, Henri Garcin - Max Thor, Nicole Hiss - Alissa, Michael Lonsdale
Soggetto: Marguerite Duras
Sceneggiatura: Marguerite Duras
Fotografia: Jean Mascolo
Musiche: Luc Perini
Montaggio: Henri Colpi, Henri Lanoë
Durata: 99
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, (1:1.66)
Tratto da: dall'omonimo testo di Marguerite Duras
Produzione: ANCINEX, MADELEINE FILMS
Distribuzione: REGIONALE
CRITICA
"Il film è la negazione di ogni forma comunicativa tradizionale, dal romanzo al cinema, dal dialogo razionale all'opera d'arte. I personaggi, a ogni battuta (e sono molte) sembrano vaticinare, mentre creano un vuoto misterioso, non privo di venature funebri e di atteggiamenti di pazzia lucida. Il senso generale - riassunto dal titolo e insinuato con brani di dialoghi - sembra essere quello di una distruzione integrale della realtà umana e sociale. Tuttavia, la mancanza di pronunciamenti definitivi e la singolarissima non-consistenza degli elementi cinematografici, possono condurre lo spettatore verso il mistero dell'esistenza in funzione di una meditazione personale e senza preconcetti. In tal modo, la 'distruzione' è piuttosto un paradosso che induce verso una ricerca spirituale e il lavoro, per quanto bizzarro e impegnativo anche per l'adulto, non manca di suggestività." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 73, 1972)