Estate 1944. L'ordine di Hitler è che Parigi non cada nelle mani del nemico, altrimenti dovrà essere ridotta a un cumulo di macerie. Il Generale della Wehrmacht Dietrich von Choltitz è già pronto per eseguire l'ordine: i principali simboli della capitale francese - la Torre Eiffel, il Louvre, Notre Dame e i ponti della Senna - sono stati minati. Tuttavia, all'alba del 25 agosto, attraverso un tunnel sotterraneo segreto il Console Generale svedese Raoul Nordling si intrufola nella sede del comando tedesco per convincere von Choltitz a non mettere in atto il piano demolitore. Da quel momento, i due uomini daranno vita a un'intensa battaglia psicologica, giocata sul dialogo tra due caratteri fortemente contrastanti: mentre von Choltitz si trincera dietro il proprio dovere di obbedienza agli ordini militari, Nordling, invece, cercherà in ogni modo di fare appello alla ragione e alla benevolenza per impedire l'assurdo piano di distruzione di Parigi.
SCHEDA FILM
Regia: Volker Schlöndorff
Attori: André Dussollier - Console Raoul Nordling, Niels Arestrup - Generale Dietrich von Choltitz, Burghart Klaussner - Capitano Ebernach, Robert Stadlober - Tenente Bressensdorf, Charlie Nelson - Portiere dell'albergo, Jean-Marc Roulot - Jacques Lanvin, Stefan Wilkening - Caporale Mayer, Thomas Arnold - Tenente Hegger, Lucas Prisor - Ufficiale SS, Attila Borlan - Ufficiale SS
Soggetto: Cyril Gély - opera teatrale
Sceneggiatura: Cyril Gély, Volker Schlöndorff
Fotografia: Michel Amathieu
Musiche: Jörg Lemberg
Montaggio: Virginie Bruant
Scenografia: Jacques Rouxel
Costumi: Mirjam Muschel
Altri titoli:
Diplomacy
Durata: 84
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: CINEMASCOPE, DCP
Tratto da: opera teatrale "Diplomatie" di Cyril Gély
Produzione: FILM OBLIGE, IN COPRODUZIONE CON BLUEPRINT FILMS, ARTE FRANCE CINEMA, WDR, SWR
Distribuzione: ACADEMY TWO
Data uscita: 2014-11-21
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON LA PARTECIPAZIONE DI: CANAL +, CINE +; CON IL SUPPORTO DI: EURIMAGES, CNC, REGION ILE DE FRANCE, MFG, FFA, PROCIREP-ANGOA.
- PRESENTATO AL 64. FESTIVAL DI BERLINO (2014) NELLA SEZIONE 'BERLINALE SPECIAL-GALA'.
- PRESENTATO AL 32° TORINO FILM FESTIVAL (2014) NELLA SEZIONE 'FESTA MOBILE/TORINO INCONTRA BERLINO'.
CRITICA
"Tratto dalla pièce del francese Cyril Gely, rielaborata per rendere ancora più romanzesca una vicenda storica (già all'origine, in tutt'altra chiave, di 'Parigi Brucia?' di René Clément) (...) un impressionante Niels Arestrup (...) un misuratissimo André Dussollier (...) un duello appassionante. E anche se conosciamo la fine, è bello per una volta ascoltare non esplosioni ma parole, inseguire non proiettili ma pensieri, ipotesi, ragionamenti. Teatro filmato, si diceva una volta, con tutte le licenze drammaturgiche del caso. Ma che classe, e che intelligenza della Storia in questa libera reinvenzione di un episodio di cui naturalmente non conosceremo mai i dettagli." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 17 novembre 2014)
"Alle volte vale la pena di iniziare dal fondo. Diplomacy - Una notte per salvare Parigi (come ribadisce il ridondante sottotitolo) ruota intorno all'ordine hitleriano di distruggere la capitale francese prima che vi entrassero le truppe alleate: nessuno potrà accusarmi di spoiler se dico che alla fine del film (e della Storia) quell'ordine non viene eseguito. Parigi non fu distrutta la mattina del 25 agosto 1944, altrimenti qualche milione di turisti non avrebbe potuto ammirare né la Tour Eiffel né il Louvre né tutte le cose che la rendono bella e indimenticabile. La domanda allora è: perché scegliere di raccontare una storia che si sa già come andrà a finire? Dove una delle domande che vanno per la maggiore - chi vincerà alla fine? - non ha bisogno di alcuna risposta tanto è nota a tutti (e per altro già «svelata» in un romanzone di successo, 'Parigi brucia?' di Dominique Lapierre e Larry Collins, e nel film omonimo). Per una volta, però, la risposta è altrettanto semplice: perché in un film, la trama non è l'unica caratteristica che può determinare il successo o l'insuccesso, nemmeno presso un pubblico che sembra volersi chiedere solo «come va a finire». Ci possono essere molte altre componenti che entrano in gioco per tenere lo spettatore incollato allo schermo, dalla prova degli attori alla messa in scena del regista, e dimenticare così che fine farà Parigi durante gli 84, intensissimi minuti di proiezione. Coerentemente con la sua origine teatrale (la pièce omonima di Cyril Gely) il film di Schlöndorff si concentra tutto in una notte - quella tra il 24 e il 25 agosto del '44 con gli alleati alle porte di Parigi - e in una stanza, quella occupata all'Hotel Meurice dal generale tedesco von Choltitz(...). È uno scontro di caratteri, di psicologie, di sfumature e allusioni, ma soprattutto di prove attoriali. Dopo averlo fatto sulla scena, Niels Arestrup (il generale tedesco) e André Dussollier (l'ambasciatore svedese) si ritrovano faccia a faccia per la macchina da presa e regalano allo spettatore una imperdibile dimostrazione di cosa voglia dire recitare. Che non è solo offrire «carne e sangue» ai propri personaggi per renderli credibili ma misurarsi in un corpo a corpo col proprio personaggio per restituire quello che i dialoghi o le azioni possono tener nascosto o inventare (perché i due sono personaggi reali, ma cosa abbiano fatto quella notte è tutto frutto di fantasia). Di suo Schlöndorff mette una macchina da presa mobilissima, che pedina i due uomini senza mai ingabbiarli, assecondando il ritmo del testo e contribuendo a «cancellarne» le regole teatrali. E inventando due scene (quella dell'arrivo delle due SS da Berlino e quella dell'incontro finale tra l'ambasciatore e il maître del Meurice) che contribuiscono a rendere ancor più sfaccettate le psicologie dei due antagonisti. Senza preoccuparsi in alcun modo del fatto che tutti sanno quale sarà il destino di Parigi." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 19 novembre 2014)
"Prendendosi parecchie libertà, il testo teatrale da cui il film di Schlöndorff è tratto ci racconta come andarono le cose (...). Il diplomatico, che dispone di armi puramente dialettiche, inizia a giocare col tedesco una partite a scacchi verbale; offrendoci una pièce di teatro della crudeltà di alto livello. Se la posta in gioco è enorme, i ruoli di buono e cattivo subiscono un progressivo assestamento ( il generale è in preda a un atroce dilemma, il console non manca di ambiguità...) nelle sottili interpretazioni di due veterani dello schermo: Dussollier e Arestrup che, in unità di tempo e luogo e con pochissimi esterni, riescono ad appassionarti a una vicenda di cui conosci già il finale." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 20 novembre 2014)
"Volker Schlöndorff è di certo il più prestigioso regista tedesco di oggi. Lo seguo da quasi cinquant'anni, dal 'Giovane Törless' nel '65, a quei film che nei Settanta gli avevo presentato a Sorrento in occasione dell'Incontro con il Cinema Tedesco; seguiti dal 'Caso di Katharina Blum' realizzato insieme con la moglie Margarethe von Trotta, fino a vedergli vincere a Cannes, nel '79, la Palma d'oro e a Hollywood l'Oscar per il migliore film straniero con il suo capolavoro 'Il tamburo di latta'. Oggi, sulle tracce di un testo teatrale di Cyril Gely, 'Diplomacy', si rifà a quell'episodio della mancata distruzione di Parigi nel '44 cui, nel'68, si era già rifatto il film francese 'Parigi brucia?' di René Clément, che mi aveva molto convinto, pur un po' stupito da un sovraccarico di grandi nomi di attori, Belmondo, Boyer, Delon, Kirk Douglas, Orson Welles. Nonostante questa sovrabbondanza da blockbuster il film mi era piaciuto ma adesso mi piace e mi convince molto di più, il film di Schlöndorff con solo due personaggi al centro (...). Un confronto che diventava uno scontro in cui affioravano via via anche sentimenti umanissimi (...). Un faccia a faccia tutto tensioni e sorprese, mentre i due caratteri, pur diversissimi e, all'inizio, anzi, con mete opposte, si combattono soprattutto con le parole, ora convincenti e plausibili ora rischiando di buttare tutto all'aria. In quella cornice di lussuosi hotel parigini con il contrasto di fondo dei continui bombardamenti sempre più fitti e più vicini anticipando di minuto in minuto la disfatta tedesca. Un grande film cui l'abilissima regia di Schlöndorff aggiunge smalto e splendore con l'interpretazione magnifica dei due protagonisti, il francese André Dussollier, intento a ricreare il personaggio del console con la stessa finezza già svelata in teatro, lo svedese Niels Arestrup, già molto noto nel cinema francese, nell'uniforme del generale. Campioni entrambi di una recitazione quasi magica." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 20 novembre 2014)
"Ben ambientato e diretto con solida eleganza, 'Diplomacy' intreccia abilmente motivo storico e motivo umano, a volte virando sul drammatico, a volte alleggerendo i toni in stile boulevardier; e molto puntando sull'eccellente coppia André Dussollier e Niels Arestrup, già interpreti nella pièce teatrale." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 novembre 20114)
"Regia del glorioso tedesco Schlöndorff, l'ottimo 'Diplomacy' esalta il potere salvifico (?) del dialogo, meglio, della discussione: gara di bravura tra Arestrup (il capo corso del Profeta) e Dussollier, libertà (fanta)storica in scrittura, derivazione teatrale smussata dai movimenti di camera e la dimostrazione che il 'come va a finire' non dice tutto del film, anzi, non dice quasi niente. Da vedere, magari prima di salire sulla Tour Eiffel." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 20 novembre 2014)
"Dialoghi scintillanti e due magnifici protagonisti, entrambi francesi. Il film era in concorso a Berlino. Non fateci caso." (Masssimo Bertarelli, 'Il Giornale', 20 novembre 2014)
"Combinazione di film di guerra e dramma da camera, dove i dadi di entrambi i generi sono giocati fino in fondo, riesce a creare suspense anche se tutti conoscono la fine della storia. Conta il come. Sceneggiatura abile (...). Protagonisti di alta classe, Arestrup e Dussolier girano intorno alla scrivania del potere in un balletto di ordini, dubbi, contrordini come il leone e il serpente. Istruttivo." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 21 novembre 2014)
"Quando si dice 'cinema teatrale' si rischia di bollare in modo poco lusinghiero un film, perché è noto non solo agli esperti che si tratta di due forme di rappresentazione nient'affatto contigue. Le eccezioni ovviamente non mancano e, senza fare l'appello di tutti i titoli da cineteca che contraddicono l'assunto, basta sottolineare l'ottima riuscita di «Diplomacy - Una notte per salvare Parigi» (...). Il regista e co-sceneggiatore Schlöndorff, piuttosto alterno nella lunga ed eclettica carriera, riesce stavolta a onorare appieno la ricostruzione romanzesca di un episodio vero accaduto i125 agosto del '44, quando gli alleati entrarono a Parigi. (...) Il drammatico duello tra il (...) generale e il console svedese Nordling scioglie a suo modo l' enigma, tenendo avvinti gli spettatori con un meccanismo d'inquadrature, stacchi e prospettive in grado di allargare lo spazio claustrofobico di una stanza d'albergo in una corsa contro il tempo della Storia. I virtuosistici Arestrup e Dussollier rappresentano poi il valore aggiunto, contribuendo con il dialogo, l'espressione e le movenze a trasformare in puro thrilling filmico l'impianto teatrale del testo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 27 novembre 2014)