A San Josè de Los Altares, un paese dell'America del Sud, vive la vedova Leonor con la figlia Charlotte. Quest'ultima - una ragazza intelligente e colta - è per la madre (donna agiata e fiera) un problema: la ragazza è nana. Nel paese pieno di gente ottusa e malevola, Leonor rifiuta ogni compassione e del caso di Charlotte non si deve neppure parlare. Per la sua umiliazione e la sua determinazione Leonor, che pure ama la figlia alla quale nulla fa mancare, fa vivere Charlotte educandola alle letture e alla musica. Un misterioso e molto anziano scapolo, Ludovico D'Andrea, fa però amicizia con la nana. Questi è persona gentile e quieta, in apparenza benestante, ben visto dagli amici e vezzeggiato dalle donne del bordello di Madama. Eppure egli dimostra un caldo affetto per Charlotte, che affascina con racconti di terre lontane. Per il quindicesimo compleanno di Charlotte e su commissione della madre, Ludovico acquista e fa trovare alla ragazza uno scalpitante cavallo bianco. Un giorno in cui vede Charlotte in groppa al destriero nel fienile trasformato in un ridotto maneggio, l'uomo (che a quanto ha fatto capire di donne ne ha avute tante) scopre di essere innamorato. Allora fugge, poi torna e chiede in sposa la nana a sua madre, sconvolta per l'equivoco (aveva pensato di essere lei la prescelta), oltre che per l'anormalità della situazione. Per le nozze partecipa una gran folla in chiesa (il muro del silenzio è crollato davanti a torta e champagne). Poi, per l'interessamento della suocera, D'Andrea viene eletto sindaco. Successivamente, arrivato in paese un circo, Leonor tenta invano di farne annullare l'unico spettacolo: il genero si rifiuta di prendere una tale decisione. Nella notte successiva egli si desta poiché Charlotte sta preparandosi ad uscire. Ludovico finge di dormire: è il circo che attira la nana, che si aggira felice, mentre i lavoranti gia stanno smontando tendone e gabbie per partire. Al mattino un colorito corteo, con musicanti, ballerine e clown segue il cavallo bianco di Charlotte che, sotto una corona di cartapeste dorata, sorride piena di gioia lasciando il ghetto cui la madre l'aveva obbligata. Leonor si chiude per sempre in casa mentre Ludovico scompare: la sua barca viene trovata vuota in mare.
SCHEDA FILM
Regia: María Luisa Bemberg
Attori: Marcello Mastroianni - Ludovico D'Andrea, Luisina Brando - Leonor, Alejandra Podestà - Charlotte, Betiana Blum - Madama, Roberto Carnaghi - Padre Aurelio, Jorge Ochoa - Sig. Peralta, Tina Serrano - La vedova Schmidt, Fito Paez - Il musicista, Juan Manuel Tenuta - Capo della Polizia, Jorge Luz - Alcalde, Monica Villa - La signora Zamildio, Alberto Segado - Il dottor Blanes
Soggetto: Julio Llinas
Sceneggiatura: Jorge Goldenberg, María Luisa Bemberg
Fotografia: Félix Monti
Musiche: Nicola Piovani
Montaggio: Juan Carlos Macías
Scenografia: Jorge Sarudiansky
Costumi: Graciela Galán
Effetti: Tom Cundom
Durata: 102
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI
Tratto da: racconto di Julio Llinás
Produzione: OSCAR KRAMER, ARGENTINA - AURA FILM , ITALIA
Distribuzione: MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO
NOTE
- SUONO: CARLOS ABBATE
- DIALOGHI: JORGE GOLDENBERG
- REVISIONE MINISTERO AGOSTO 1993.
CRITICA
"La Bemberg colloca questa storia struggente, intrisa di malinconia, al centro di un mondo provinciale rivisitato nelle sue contraddizioni; ma, ad un tempo, evoca la storia con toni liricheggianti collocando Mastroianni tra due fini attrici, Alejandra Podestà e (nel ruolo della madre) Luisina Brando. Musiche di Nicola Piovani." (Antonella Ely, 'Il Giornale di Sicilia', 15 settembre 1993)
"Girato per lo più sul registro del realismo magico, ma non senza evidenti ambizioni sul versante
dell'apologo, il film di Maria Luisa Bemberg è una parabola sulla diversità che si conclude con l'inevitabile separazione degli amanti. Lei preferisce il circo all'amore, lui affida all'oceano il suo ultimo segreto. Mentre la Bemberg a tratti occhieggia a Fellini, a tratti perfino a Bunuel. Senza morbosità, con garbata malinconia. Fiabesco." ('Sette', 23 Settembre 1993)
"'Il mio film - ha detto Maria Luisa Bemberg a proposito di 'Di questo non si parla' vuol essere un inno alla libertà e al diritto di essere diversi': la regista, argentina settantenne, regista da un decina d'anni o poco più, fortemente impegnata nel femminismo, di famiglia molto ricca, racconta, ambientandola negli anni Venti, la storia della vedova Leanor che non vuole riconoscere che la figlia, pur intelligente e colta, è nana; e che obbliga l'intero paese a comportarsi come se non riconoscesse l'infermità della ragazza, anche quando un ricco e maturo signore se ne innamora e la sposa. Esaltazione della possibilità di essere 'fuori da coro', si diceva, dei pregi dell'anticonformismo e dell'originalità, in un ambiente come quello argentino, certamente non facile né al femminismo né, comunque, a idee fuori dalla tradizione: il tutto in un racconto che va avanti agile e ben organizzato." ('Rocca', 15 Giugno 1994)