2005. Ana da venti anni ha lasciato Israele, la terra in cui è nata, per andare a vivere in Francia insieme a suo padre. Quando lui muore, Uli, il suo fratellastro israeliano che non vede da tanti anni, arriva per assistere alle esequie. Ana, dopo tanti anni, viene scossa da un'ondata di ricordi e di nostalgia e decide di ritornare in Israele per rivedere la figlia da cui si è separata alla nascita. Dopo un lungo viaggio in automobile, treno e nave, i due fratelli si ritrovano davanti al caos e all'emozione del ritiro forzato imposto dai militari ai coloni israeliani residenti a Gaza. Tutto è cambiato.
SCHEDA FILM
Regia: Amos Gitaï
Attori: Juliette Binoche - Ana, Liron Levo - Uli, Hiam Abbass - Hiam, Jeanne Moreau, Dana Ivgy - Dana, Barbara Hendricks, Asia Argento, Tomer Russo, Uri Klauzner, Israel Katorza
Soggetto: Amos Gitaï, Marie-José Sanselme
Sceneggiatura: Amos Gitaï, Marie-José Sanselme
Fotografia: Christian Berger
Musiche: Simon Stockhausen
Montaggio: Isabelle Ingold
Scenografia: Emmanuel de Chauvigny, Eli Zion, Tim Pannen
Costumi: Moïra Douguet
Effetti: Phillipp Sauermann
Altri titoli:
Disimpegno
Disengagement
Durata: 115
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: AGAT FILMS & CIE, AGAV FILMS, AGAV HAFAKOT, CANAL+, PANDORA FILMPRODUKTION, R&C PRODUZIONI
NOTE
- PRESENTATO FUORI CONCORSO ALLA 64. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2007) NELLA SEZIONE 'VECCHI MAESTRI'.
CRITICA
Dalle note di regia: "Il film tratta di come le aspirazioni umane siano spesso schiacciate da potenti forze geopolitiche. Gli individui saranno anche mossi da ottime intenzioni e dal desiderio di fare qualcosa di buono nella vita, ma poi la realtà gli riserva altri piani. In Medio Oriente questi piani sabotano spesso le delicatissime linee che definiscono la vita umana. Gli esseri umani possono conquistare la megastruttura politica? Questa domanda rimane aperta."
"A contatto con una pratica di impegno standardizzata sui modelli della denuncia alla 'Michael Clayton', la visione di un film un film del genere, con le sue imperfezioni ma anche la sua generosità, risulta una possibilità abbastanza singolare di relazionarsi con uno sguardo non banale su vicende di cui ancora il cinema mondiale sembra non curarsi più di tanto. La forza di un abbraccio, la distanza di Ana da una lingua, l'ebraico, che non conosce e di un popolo con cui non era venuta a contatto se non attraverso gli stereotipi dell'intellettualità europea, sono argomenti di tanta e tale cogente attualità da affascinare e irretire, da costringere alla riflessione anche i più lascivi ed ottusi annoiati europei. Per scrivere insieme a Maria-Jose Sanselme la sceneggiatura Amos Gitai si è ispirato all''Uomo senza qualità' di Musil, 'nell'incontro del personaggio principale con la sorella, dopo la morte del padre, ho trovato qualcosa di estremamente contemporaneo', si tratta di gravitare intorno alla compressione dei sentimenti e dei desideri umani dalle soverchianti ragioni della geopolitica. Come sempre la macchina da presa di Gitai permette ai corpi immersi nell'ambiente di rivelarsi nella loro pienezza espressiva, dando la possibilità a un cast franco-israeliano, con
Juliette Binoche, Liron Levo, Jeanne Moreau e Barbara Hendricks, di uno scavo complesso e tortuoso nel proprio bagaglio emotivo sottoposto alle scosse telluriche di un amarissimo ma necessario disimpegno." (Giancarlo Mancini, 'Il Riformista', 5 settembre 2007)
"Il film 'Disengagement' non è una storia facile, Gitai ha scritto ancora una volta la sceneggiatura insieme a Marie Josè Sanselme intrecciando personaggi 'straniati', ai limiti del credibile, situazioni paradossali, trame emozionali spigolose e irrisolte, scompigliate dalla violenza, dal quotidiano (...) Un film sulle barriere e sul vivere come sport 'estremo', un gioco di specchi del contemporaneo (...) Ci piace 'Disengagement' anche, forse soprattutto, per le sue imperfezioni, quel dichiararsi apertamente zona fuori controllo. C'è la 'goffaggine'
di Binoche così evidente in mezzo alle facce di ogni giorno, ci sono momenti intensi, la scena in cui le due donne, madre e figlia, si ritrovano, scrutano, abbracciano con la ragazza che ha le mani impastate di colori tracciandosi verde-blu tra i capelli, sugli zigomi. Body art, e linguaggio del corpo come unica e possibile verità.
Un'anima spirituale, politica, di utopia che mette in crisi qualsiasi schema. Invincibile." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 6 settembre 2007)
"Non c'è niente di male nell'appoggiare a spada tratta l'intransigente verbo cinematografico di Amos Gitai, regista della pace in medio oriente. Anzi, il suo 'Disengagement', è il film più intenso e vibrante della mostra del cinema di Venezia 2007: raro esempio di linguaggio cinematografico coerente, organico, politico. Il piano sequenza, scelta formale di difficile realizzazione e di notevole resa sul piano della compattezza del racconto, ritorna in 'Disengagement' per raccontare le tappe del riavvicinamento che avviene ad Avignone tra Ana (Juliette Binoche) e il fratellastro Uli (Liron Levo) alla morte del padre, e la successiva volontà della donna di tornare in Israele per ritrovare la figlia che aveva abbandonato vent'anni prima al momento della nascita. L'arrivo di Ana nella striscia di Gaza coincide con lo sgombero dei coloni israeliani imposta manu militari nel 2005." (Davide Turrini, 'Liberazione', 6 settembre 2007