William Harrison Mitchell - Presidente degli Stati Uniti - per i suoi molteplici impegni si avvale a volte di un sosia, a cui provvede il suo staff, composto dal consigliere Bob Alexander, dal direttore delle comunicazioni sociali Alan Reed e da Duane Stevensen, responsabile dei Servizi segreti. L'ultimo sosia utilizzato è Dave Kovic, titolare di un ufficio di collocamento, uomo onesto, tranquillo e felice quando può aiutare qualcuno. Ora accade che Mitchell, durante un fugace relax con una segretaria, sia colpito da ictus. Sarebbe lo scandalo se al Paese venissero dati notizia e dettagli, ma è un'occasione insperata per Alexander, persona ambiziosa e di potere. D'accordo con gli altri due della équipe presidenziale, viene taciuta la realtà ad Ellen, la First Lady; si mette in un protetto ospedale il Presidente; si invia a fare un lungo tour africano il Vice-Presidente Nance, mentre si lascia in "Bella vista" ed incarica Dave. Il sosia è perfetto, si tratta solo di insegnargli a presiedere consigli e riunioni, mentre il potere decisivo resta ad Alexander. Certo, il problema con Ellen Mitchell non è da poco perché fra lei e l'angusto consorte vi sono molti dissapori: i due, a parte alcune presenze che il protocollo esige in comune, si detestano e non hanno rapporti di alcun genere. Dave, però, anche se accetta di stare al gioco, è amico di tutti, è spontaneo e decide di avviare una politica favorevole a disoccupati ed orfanelli (e così cattura la stima e l'apprezzamento della First lady, sorpresa della innovazione). All'uopo Dave, con l'aiuto segreto di Murray Blum, un vecchio amico esperto in contabilità, opera notevoli tagli nel bilancio federale, per intraprendere infine una efficace lotta contro la disoccupazione. Dopo l'inevitabile sgomento dello staff di Alexander, vengono scoperte le mire politiche ed i traffici di costui, le firme (false) che ha apposto sui decreti del Presidente, mentre risulta integra l'onestà del vicepresidente Nance, rientrato da Continente Nero. Speranze nuove crescono per il Paese, ma Dave pensa che il gioco ed il proprio impegno possono e debbano avere fine. Durante una importante riunione del Congresso, egli dichiara ai Rappresentanti del popolo che il suo rammarico è di non aver fatto abbastanza, fa dimettere lo sbalordito Alexander, indi, come per un improvviso malore, cade a terra. Portato in ospedale dove il vero Mitchell è in coma, Dave, che ha finto il suo malore, torna a fare il collocatore: sarà l'integro Nance a diventare Presidente, il quale, assumendo solennemente onore ed oneri, giura che attuerà il programma preannunciato dal suo "predecessore". Ellen Mitchell, ora vedova, capita all'agenzia di Dave Kovic: quell'uomo così semplice e generoso ha fatto breccia nel suo cuore e lei intende dargli un aiuto nel lavoro in favore dei disoccupati.
SCHEDA FILM
Regia: Ivan Reitman
Attori: Kevin Kline - Dave Kovic/William Harrison Mitchell, Sigourney Weaver - Ellen Mitchell, Frank Langella - Bob Alexander, Charles Grodin - Murray Blum, Kevin Dunn - Alan Reed, Bonnie Hunt - Guida turistica della Casa Bianca, Faith Prince - Alice, Ben Kingsley - Vice Presidente Nance, Laura Linney - Randi, Ving Rhames - Duane Stevensen
Soggetto: Gary Ross
Sceneggiatura: Gary Ross
Fotografia: Adam Greenberg
Musiche: James Newton Howard, Paul Simon
Montaggio: Sheldon Kahn
Scenografia: J. Michael Riva
Costumi: Ann Roth, Richard Hornung
Effetti: David Blitstein, Efilm, CIS Hollywood, Harrison Ellenshaw
Durata: 110
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: NORMALE
Produzione: LAUREN SHULER DONNER, IVAN REITMAN
Distribuzione: WARNER BROS ITALIA (1993) - WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)
CRITICA
"Tutto per divertire. Non solo con il meccanismo scontato ma sempre efficacissimo dei sosia, ma con la descrizione quasi dal vivo della Casa Bianca e di certi suoi segreti infittendo l'azione di personaggi veri, inventati o verosimili tutti pronti a diventare occasioni ghiotte di una girandola continua di caricature e di beffe: in modo agile con ritmi, spesso, più che dinamici, frenetici e in cifre in cui la commedia, senza mai diventare facile, sfiora allegramente la farsa; con sapori e colori tutti godibili. Sostiene il peso dello scherzo un Kevin Kline non dissimile a tratti da un James Stewart appena arrivato a Washington, prodigo però anche di una costante versatilità di modi e di accenti: nel gusto, sempre, della parodia più vivace. La First Lady è Sigourney Weaver cui, come nella 'Donna in carriera', si addice sempre di più la commedia. Il cattivo è Frank Langella, con un florilegio di perfidie amene. Fra le apparizioni dal vero, il repubblicano Schwarzenegger e il democratico Oliver Stone: disponibili almeno un po' a farsi prendere in giro." (Il Tempo, 15 ottobre 1993).
"Scritto da una penna esperta in faccende politiche (Gary Ross, già autore dei discorsi di Dukakis) impreziosito da ottimi caratteristi e dalle apparizioni di veri protagonisti della politica e dello spettacolo americani (il più spiritoso è Oliver Stone), Dave cavalca coi toni amabili e spesso esilaranti della commedia, un tormentone ambiguo e oggi diffuso: se l'uomo della strada non è solo più degno ma anche più efficiente del politico di professione, che cosa ce ne facciamo della classe politica? Pungolato dal tema populista, qualche originale ha fatto addirittura il nome di Frank Capra, ed è vero che dai tempi di 'Ghostbusters' Reitman si è fatto più sottile. Ma sul nome di Capra bisognerebbe mettere una tassa. E obbligare i registi che ambiscono al paragone a portarsi sul set un metronomo, per girare tutto a doppia velocità." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero')
"Evitiamo le citazioni d'obbligo, da 'Anfitrione' di Plauto a 'Il prigioniero di Zenda' di Anthony Hope, e diciamo subito che il bel copione di Jerry Ross, messo allegramente in scena da Ivan Ritman, si risolve nel trionfo di un Kevin Kline aitante, simpatico e spiritoso. Non male nemmeno l'abbozzo di una love story fra il simulatore e la first lady impersonata in chiave di semifreddo da Sigourney Weaver. A parte il divertimento di fronte a uno spettacolo impeccabilmente imbastito nella tradizione della cinecommedia politica fondata dal grande Frank Capra, 'Dave' autorizza svariate e persino opposte interpretazioni. Afferma infatti che un uomo qualunque, purché intelligente, onesto e di buon carattere, può funzionare meglio nella stanza dei bottoni di un politico screditato, arrogante e fesso. Ma andando avanti su questa strada si finisce per affermare che chiunque può fare il presidente degli Stati Uniti: il che si legge da un lato come una conferma di fiducia, nonostante tutto, nei meccanismi della democrazia, dall'altro attesta una sfiducia totale nei meccanismi stessi. A quest'ultimo sentimento sembra ispirata la prima parte di 'Dave', che è la migliore, orientata com'è sulla denuncia, l'irrisione e la demistificazione di una classe dirigente corrotta e incapace; e perciò da noi con l'aria che tira, piacerà molto più della seconda parte, conciliante e disponibile a fare emergere a livello del potere persone e ideali migliori." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera').