"Dal Ritorno" non è un film sulla memoria, è un film su di noi, su un uomo - un uomo che sopravvive e che sta scomparendo, il suo racconto, i luoghi del suo racconto. I luoghi della sua vita oggi, la sua esistenza dopo, nel silenzio, nell'incredulità. Un film sul ricordare, un film sulla scomparsa dei testimoni possibili, è un film sulla solitudine e lo smarrimento di fronte alla parola del ricordo, dunque è un film su noi, noi che dobbiamo ricominciare daccapo, soli, senza testimoni, e riattraversare i luoghi e ricomporli con la storia raccontata, come se dovessimo ripartire da lì, dal fatto di esserci, misurare, toccare i luoghi, in un sopralluogo senza fine, dove questa storia atroce è successa e forse sta ancora succedendo.
SCHEDA FILM
Regia: Giovanni Cioni
Fotografia: Giovanni Cioni, Duccio Ricciardelli
Musiche: Juan Carlos Tolosa
Montaggio: Aline Hervé
Suono: Saverio Damiani, Tokuhiko Katayama
Aiuto regia: Duccio Ricciardelli - assistente
Altri titoli:
Depuis le retour
Durata: 92
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: CARLO HINTERMANN, GERARDO PANICHI PER CITRULLO INTERNATIONAL, MICHEL DAVID PER ZEUGMA FILMS, RINO SCIARRETTA PER ZIVAGO MEDIA, DANIEL DE VALCK, ANNE DELIGNE PER COBRA FILMS, CON CBA, RAI CINEMA, VOSGES TÉLÉVISION
NOTE
- REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI: TOSCANA FILM COMMISSION, CENTRE NATIONAL DE LA CINÉMATOGRAPHIE, PROCIREP, MIBACT.
CRITICA
"Cioni non si limita a raccogliere una testimonianza drammatica, ma insieme al suo personaggio, e su sua stessa richiesta, progetta un comune viaggio a Mauthausen. Inquadrando il viso, e in particolare lo sguardo di Silvano Lippi, in una serie di primi piani, il regista fa ripercorrere all'uomo i passaggi della sua vita e, man mano che il racconto procede, la potenza della parola rivela la sua capacità di restituire un mondo, sentimenti, paura, dolore, violenza, solitudine. II silenzio in cui Silvano si è richiuso per anni fatica a spezzarsi, ha bisogno di continui slittamenti, di trovare quella parola giusta con cui dare voce all'indicibile, affrontando l'incredulità degli altri, compresi i familiari." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 14 aprile 2016)