Dal ritorno

ITALIA 2015
"Dal Ritorno" non è un film sulla memoria, è un film su di noi, su un uomo - un uomo che sopravvive e che sta scomparendo, il suo racconto, i luoghi del suo racconto. I luoghi della sua vita oggi, la sua esistenza dopo, nel silenzio, nell'incredulità. Un film sul ricordare, un film sulla scomparsa dei testimoni possibili, è un film sulla solitudine e lo smarrimento di fronte alla parola del ricordo, dunque è un film su noi, noi che dobbiamo ricominciare daccapo, soli, senza testimoni, e riattraversare i luoghi e ricomporli con la storia raccontata, come se dovessimo ripartire da lì, dal fatto di esserci, misurare, toccare i luoghi, in un sopralluogo senza fine, dove questa storia atroce è successa e forse sta ancora succedendo.
SCHEDA FILM

Regia: Giovanni Cioni

Fotografia: Giovanni Cioni, Duccio Ricciardelli

Musiche: Juan Carlos Tolosa

Montaggio: Aline Hervé

Suono: Saverio Damiani, Tokuhiko Katayama

Aiuto regia: Duccio Ricciardelli - assistente

Altri titoli:

Depuis le retour

Durata: 92

Colore: C

Genere: DOCUMENTARIO

Produzione: CARLO HINTERMANN, GERARDO PANICHI PER CITRULLO INTERNATIONAL, MICHEL DAVID PER ZEUGMA FILMS, RINO SCIARRETTA PER ZIVAGO MEDIA, DANIEL DE VALCK, ANNE DELIGNE PER COBRA FILMS, CON CBA, RAI CINEMA, VOSGES TÉLÉVISION

NOTE
- REALIZZATO CON IL SUPPORTO DI: TOSCANA FILM COMMISSION, CENTRE NATIONAL DE LA CINÉMATOGRAPHIE, PROCIREP, MIBACT.
CRITICA
"Cioni non si limita a raccogliere una testimonianza drammatica, ma insieme al suo personaggio, e su sua stessa richiesta, progetta un comune viaggio a Mauthausen. Inquadrando il viso, e in particolare lo sguardo di Silvano Lippi, in una serie di primi piani, il regista fa ripercorrere all'uomo i passaggi della sua vita e, man mano che il racconto procede, la potenza della parola rivela la sua capacità di restituire un mondo, sentimenti, paura, dolore, violenza, solitudine. II silenzio in cui Silvano si è richiuso per anni fatica a spezzarsi, ha bisogno di continui slittamenti, di trovare quella parola giusta con cui dare voce all'indicibile, affrontando l'incredulità degli altri, compresi i familiari." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 14 aprile 2016)