D-TOX

GERMANIA 2002
TRAMA BRVE
Jack Malloy è un agente dell'FBI sconvolto dalla morte della sua fidanzata e di un suo collega uccisi da un poliziotto maniaco. Da quel momento Malloy inizia a bere compromettendo la sua carriera. Insieme ad altri suoi colleghi alle prese con lo stesso problema, Malloy viene mandato in uno sperduto centro di disintossicazione per agenti di polizia. Durante una tempesta di neve, la clinica resta totalmente isolata e i pazienti iniziano a morire uno dopo l'altro in circostanze poco chiare. Un assassino si nasconde tra di loro.

TRAMA LUNGA
Agente FBI, Jack Malloy si trova alle prese con uno spietato serial killer che uccide i poliziotti. Dopo la barbara uccisione della fidanzata Mary e di un collega, Malloy capisce che il prossimo bersaglio sarà lui stesso: secondo l'assassino Malloy è colpevole di avere impedito la strage di alcune prostitute. Sconvolto per la morte di Mary, Malloy inizia a bere e tenta il suicidio. Per aiutarlo, il collega Chuck Hendricks lo accompagna in un D-Tox, centro bunker, tra le nevi del Wyoming, per la disintossicazione di poliziotti alcolizzati. A causa di una tempesta di neve, l'edificio rimane isolato e i vari agenti ricoverati vengono man mano trovati uccisi in circostanze poco chiare. Malloy, che nel frattempo comincia ad avere un'intesa con la psicologa della clinica, capisce che l'assassino di Mary si è infiltrato nel centro, prendendo il posto di Slater, uno dei poliziotti. Sentendosi ancora personalmente perseguitato, Malloy alla fine riesce a smascherare l'assassino che, dopo una colluttazione, muore inchiodato tra gli spuntoni di una ruota. Liberatosi finalmente di questa minacciosa presenza, Malloy appende ad un albero la catenina con l'anello destinata a Mary e si allontana dal luogo del delitto, insieme a Hendricks e alla psicologa.
SCHEDA FILM

Regia: Jim Gillespie

Attori: Sylvester Stallone - Jake Malloy, Christopher Fulford - Frank Slater, Sean Patrick Flanery - Connor, Tom Berenger - Hank, Charles S. Dutton - Chuck Hendricks, Polly Walker - Jenny Munroe, Kris Kristofferson - Dr. John Mitchell, Robert Patrick Mif - Pete Noah, Dina Meyer - Mary Malloy, Stephen Lang - Jack

Soggetto: Howard Swindle

Sceneggiatura: Ron L. Brinkerhoff

Fotografia: Dean Semler

Musiche: James McKee Smith, John Powell, Geoff Zanelli

Montaggio: Tim Alverson, Steve Mirkovich

Scenografia: Gary Wissner

Effetti: David Gauthier, Steve Newburn, A.J. Venuto, Brent Baker, Brian Van Dorn

Altri titoli:

DETOX

IM AUGE DER ANGST

THE OUTPOST

Durata: 96

Colore: C

Genere: THRILLER DRAMMATICO AZIONE

Tratto da: TRATTO DAL LIBRO DI HOWARD SWINDLE "JITTER JOINT".

Produzione: IMAGINE ENTERTAINMENT, KC MEDIEN AG, SOUL SIMPLE PRODUCTIONS, UNIVERSAL PICTURES

Distribuzione: UIP

Data uscita: 2002-03-15

CRITICA
"Una volta Rambo si cuciva la ferita sanguinante al bicipite. Passati i cinquanta, è capace addirittura di estrarre un coltellaccio infilzato da parte a parte nell'avambraccio. Stallone, sempre lui, sempre noi, invecchiando insieme, noi e lui, nel condominio del cinema da popcorn. Si parte dal solito, micidiale squartatore seriale nella metropoli tentacolare e si arriva a un bunker d'alta montagna, dove si consuma un thriller ossessivo e claustrofobico, purtroppo già scritto, già visto. (...) L'ambientazione e la fotografia, tra il bianco delle bufere di neve e il grigio metallico dell'edificio sono meglio dei personaggi (marionette da situation-comedy) e della suspense. Curiosità: esce prima in Europa. Poi negli Stati Uniti". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 14 marzo 2002)

"Un copione di ordinaria violenza giustizialista americana, ma che nella seconda parte diventa più affascinante sia per l'ambientazione nel bunker sia per la piega gialla claustrofobia che prende la vicenda in mezzo alle avversità climatiche. Un giallo che sta sottozero e che si avvale di un incrocio di sguardi virili, tra cui quelli promettenti sono di Kris Kristofferson e Tom Berenger, mentre risulta ahimé sempre un poco assonnato e lesso Stallone, che dovrebbe essere invece tormentato dai demoni e dai sensi di colpa affidati al buon cuore e all'intuizione dello spettatore europeo che vede il film, e questa è una novità, prima di quello americano". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 16 marzo 2002)