Cut

5/5
La morte del cinema e la sacralità delle immagini: Naderi regala ad Orizzonti il suo capolavoro

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GIAPPONE 2011
Shuji è un giovane regista giapponese impegnato a dedicare tutto se stesso nella realizzazione di un cinema di qualità. Un giorno, il ragazzo viene catturato da alcuni esponenti della yakuza a causa di un forte debito contratto da suo fratello Shingo, uno strozzino che ha contribuito a finanziare i suoi film e che è stato giustiziato dalla banda per non aver pagato i propri debiti. Venuto a mancare Shingo, la responsabilità del debito ora è di Shuji, che trova un bizzarro espediente per racimolare il denaro necessario: decide infatti di trasformarsi in 'sacco umano' a pagamento per coloro che vogliono allenarsi a tirare pugni nel bagno della palestra della yakuza. L'iniziativa ottiene subito successo tra i criminali della banda e Shuji inizia a mettere da parte un po' di soldi. Tuttavia, quando il debito sembra quasi sul punto di essere saldato, i capi della banda decidono di rendere le cose per Shuji ancora più complicate...
SCHEDA FILM

Regia: Amir Naderi

Attori: Hidetoshi Nishijima - Shuji, Takako Tokiwa - Yoko, Takashi Sasano - Hiroshi, Shun Sugata - Masaki, Sei Ashina - Akiko, Denden - Takagaki, Takuji Suzuki - Nakamichi, Satoshi Nikaido - Shingo, Ikuji Nakamura

Soggetto: Amir Naderi

Sceneggiatura: Amir Naderi, Abou Farman, Shinji Aoyama, Yuichi Tazawa

Fotografia: Keiji Hashimoto

Montaggio: Amir Naderi

Scenografia: Toshihiro Isomi

Costumi: Kyoko Baba

Durata: 132

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: DCP (1:1.85)

Produzione: TOKYO STORY, BITTERS END

NOTE
- FILM D'APERTURA DELLA SEZIONE 'ORIZZONTI' ALLA 68. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA (2011).
CRITICA
"Inspiegabilmente fuori concorso, anzi film d'apertura della sezione più sperimentale, Orizzonti, il bellissimo, dark, militante, cinefilo e sconvolgente poema bellico 'Cut' dell'iraniano Amir Naderi (sottotitolo immaginario 'Uppercut', perché i pugni imperano), questa volta in Giappone, dopo 5 film Usa, e all'opera 17, ha il dono di semplificare le questioni, di dire due o tre cose fondamentali e chiare sul senso del cinema, la più ibrida delle arti di combattimento, così promiscuamente legata alla vita come è e, un po' come la nobile arte, il pugilato, forse un'arte ormai defunta. (...) 'Cut' che di questo tratta, è un grande elogio al cinema giapponese classico, cosi 'studiato' e rituale tanto istintivo e commuovente (e ci condurrà in pellegrinaggio sulle tombe di Ozu, Mizoghuci e Kurosawa, e sulla lapide di Ozu rileggeremo la parola zen più densa di significati: «nulla») e ai capolavori universalmente riconosciuti della settima arte, che hanno nutrito le immagini visive e sonore di Naderi, 'realiste' ed espressioniste allo stesso tempo, complesse formalmente ma anche dirette, telluriche e vulcaniche." (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 3 settembre 2011)

"Cento pugni per cento film. E' questo il prezzo finale che deve pagare Shuji per avere salva la vita e difendere i suoi ideali. (...) E dello stesso spirito, opposto a un cinema 'avvelenato', è pervaso anche il regista iraniano Amir Naderi, emigrato negli Stati Uniti, che apre la sezione Orizzonti con 'CUT', girato interamente nel Giappone contemporaneo, pur senza lui parlare una sola parola di giapponese. Ma contano le immagini, la sceneggiatura, le metafore, la ricchezza delle citazioni. Shuji, interpretato da Hidetoshi Nishijima, sulla cui personalità e fisicità è stato scritto il film, è come l'ultimo samurai del cinema che fu: la somma pattuita per ogni pugno ricevuto, lui che diventa un sacco da boxe umano sanguinante, non è soltanto per aver siglato un patto d'onore che salva quello della famiglia. Il pugno diventa il personale sacrificio sull'altare di un'arte scomparsa, la lotta per far sopravvivere in lui e negli altri la memoria dei suoi maestri, le cui tombe visita in preghiera silenziosa: Ozu, Kurosawa, Ichikawa, Shindo, Mizoguchi." (Alessandra De Luca, 3 settembre 2011)