Irene Ravelli ha ereditato dal padre non solo il patrimonio, ma anche uno spiccato senso degli affari. Ottenuto il dissequestro dell'antico Palazzetto di famiglia, Irene scopre che una delle stanze, abitate un tempo dalla madre, è rimasta intatta come se la donna ci abitasse ancora. Il fantasma della madre e l'incontro con una straordinaria bambina, Benny, generano in Irene un conflitto che la porta ad un totale cambiamento.
SCHEDA FILM
Regia: Ferzan Özpetek
Attori: Barbora Bobulova - Irene, Andrea Di Stefano - Giancarlo, Lisa Gastoni - Eleonora, Massimo Poggio - Padre Carras, Erika Blanc - Maria Clara, Gigi Angelillo - Aurelio, Caterina Vertova - Angela, Stefano Santospago - Giorgio, Michela Cescon - Anna Maria, Elisabetta Pozzi - Psichiatra, Enrica Ajo' - Francesca, Gianlorenzo Brambilla - Guido, Francesco De Vito - Antonio, l'autista, Barbara Folchitto - Laura, Paolo Romano - Alberto, Camille Dugay Comencini - Benny, Stefania Spugnini - Liliana
Soggetto: Ferzan Özpetek, Gianni Romoli
Sceneggiatura: Gianni Romoli, Ferzan Özpetek
Fotografia: Gian Filippo Corticelli
Musiche: Andrea Guerra
Montaggio: Patrizio Marone
Scenografia: Andrea Crisanti
Costumi: Catia Dottori
Effetti: Fabio Traversari
Suono: Marco Grillo - presa diretta
Durata: 117
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: R&C PRODUZIONI
Distribuzione: MEDUSA - DVD: CG HOME VIDEO (2012)
Data uscita: 2005-02-25
NOTE
- DAVID DI DONATELLO 2005 A BARBORA BOBULOVA COME MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA E AD ANDREA CRISANTI COME MIGLIOR SCENOGRAFO. IL FILM ERA STATO CANDIDATO ANCHE PER: MIGLIOR FILM, MIGLIOR REGIA, MIGLIOR SCENEGGIATURA, MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (ERICA BLANC E LISA GASTONI), MIGLIOR DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA, MIGLIOR MUSICISTA, MIGLIOR COSTUMISTA, MIGLIOR MONTATORE E MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA (MARCO GRILLO).
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2006 PER: SOGGETTO, ATTRICI NON PROTAGONISTE (ERICA BLANC E LISA GASTONI), SCENOGRAFIA.
- LE SCENE IN ESTERNO PER LE VIE DI ROMA SONO GIRATE NEL RIONE MONTI, TRA VIA DEL COLOSSEO E VIA DEL CARDELLO.
CRITICA
"Con le migliori intenzioni. E anche con un prezioso imprinting cinéfilo, una fotografia eccellente e una grande sensibilità di scrittura cinematografica. Ma 'Cuore sacro' finisce con l'autodistruggersi per la clamorosa ingenuità con la quale vengono via via spiattellati il suo accorato messaggio, la sua ansia redentoristica, il suo thrilling più mistico che francescano. La scelta più penalizzante del bravo quanto confuso Ferzan Ozpetek è quella di scegliere come protagonista-campione dell'odierna società disumanizzata nientedimeno che una rampante palazzinara milanese: una testa di turco, per carità, credibile, ma ormai usurata da ogni sorta di farsa, persino dai macchiettoni natalizi di Boldi & company. (?) Senza adeguata protezione narrativa il film s'impiglia negli omaggi a Rossellini e Pasolini estremizzando, purtroppo, soltanto l'estasi di una musica tonitruante. Tra slogan sulla globalizzazione, appelli alla pace tra religioni e visite guidate alle catacombe dei disperati metropolitani, il tema del volontariato ci starebbe bene; peccato che sia risolto da un goffo spogliarello in metrò e dalla puntuale riapparizione della petulante biondina in veste soprannaturale." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 26 febbraio 2005)
"Già queste scene fanno intuire quanto sia insolito, coraggioso e rischioso il nuovo film del regista della 'Finestra di fronte': un coraggio raro nel nostro cinema, di cui gli diamo atto con ammirazione. E tuttavia le immagini, impeccabili per grammatica e sintassi, non solo al livello di ambizioni così alte, non lasciano graffiti nella fantasia dello spettatore, stentano a dare forma al travaglio febbrile dell'imprenditrice senza scrupoli convertita in angelo della carità per vecchi e 'nuovi poveri'. Qualcosa di simile accade con le citazioni disseminate lungo il film, dalla sequenza della piscina ('Il bacio della pantera') al santo strip-tease d'Irene ('Teorema' di Pasolini, autore col quale Ozpetek condivide il bisogno di sacro); eleganti, ma più optional che necessarie. Ormai legata a filo doppio a ruoli di smarrimento interiore, Barbora Bobulova si offre in olocausto con l'opportuna dedizione." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 febbraio 2005)