Frederick Wiseman ha trascorso dieci settimane con la sua telecamera ad esplorare uno dei luoghi più celebri di Parigi: il 'Crazy Horse', leggendario club parigino fondato nel 1951 da Alain Bernardin, divenuto negli anni un 'must' della vita notturna parigina e meta inevitabile dei visitatori insieme alla Tour Eiffel e il Louvre. Wiseman ci fa entrare in questo intrigante tempio internazionale del mondo notturno a scoprire come funziona il Crazy Horse - tra eleganza, perfezionismo e un programma estenuante - attraverso le prove, le esibizioni e il dietro le quinte della preparazione del nuovo show "Desirs", con le coreografie del celebre Philippe Découflé.
SCHEDA FILM
Regia: Frederick Wiseman
Fotografia: John Davey
Montaggio: Frederick Wiseman
Durata: 134
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: PIERRE OLIVIER BARDET & FREDERICK WISEMAN PER IDÉALE AUDIENCE & ZIPPORAH FILMS IN ASSOCIAZIONE CON CRAZY HORSE PRODUCTIONS CON LA PARTECIPAZIONE DI CANAL +, PLANÈTE, CNC
NOTE
- EVENTO SPECIALE ALL'8. EDIZIONE DELLE 'GIORNATE DEGLI AUTORI/VENICE DAYS' (VENEZIA 2011).
CRITICA
"Le Giornate degli autori hanno offerto l'apertura di questa ottava edizione veneziana all'ottantunenne Frederick Wiseman, uno dei maestri riconosciuti del documentario, a cui l'età sembra non pesare per niente. Questa volta l'oggetto del suo interesse è il mitico 'Crazy Horse' di Parigi, uno dei templi dell'erotismo di massa ma anche uno dei posti (agli occhi del regista) dove è più facile documentare come il corpo umano fa i conti con alcune delle idee e delle ossessioni dominanti oggi. A cominciare naturalmente dal sesso. (...) Mai invasivo ma anche mai sfuggente, l'obiettivo di Wiseman registra tutto con apparente nonchalance. A volte si fa persino fatica a cogliere il senso dell'operazione, tanto la forza di quei corpi statuari riempie le immagini, a cominciare dai celebri fondoschiena tanto cari al fondatore Alain Bernardin. Ma poi capisci che è proprio questa 'perdita di senso' (e di erotismo) che interessa Wiseman. Nella società che ha fatto del corpo una merce, il 'Crazy Horse' finisce per compiere un processo se non inverso per lo meno divergente: esaltando una bellezza tanto geometricamente perfetta toglie l'eros all'erotismo offrendo al corpo nudo il valore simbolico di un'icona da pop art. Che tutti possono comprare ma che nessuno può davvero consumare. Proprio come quel 'mare' dove le onde sono in realtà dei fondoschiena che avrebbero bisogno dell'immaginazione di Fellini per prendere vita e che invece così sembrano solo la folle invenzione di un coreografo." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 1 settembre 2011)