1971. Il piccolo Augusten Burroughs a soli 6 anni ha già sviluppato un acutissimo spirito di osservazione ed è quindi perfettamente consapevole del fatto che sua madre Deirdre è una poetessa frustrata e suo padre un insegnante di matematica alcolizzato.
1978. Il matrimonio dei coniugi Burroughs va in frantumi e Deirdre si rinchiude in un motel, il piccolo Augusten viene preso in custodia dallo psicologo della madre, il dott. Finch, un medico dai metodi poco ortodossi e dalle abitudini bizzarre. Augusten entra così nello stravagante mondo della famiglia Finch che comprende anche la nevrotica signora Finch, le due figlie - la stralunata Hope e la ribelle Natalie - e Neil Bookman, un trentacinquenne disturbato, che i Finch hanno "adottato" e che vive in un capanno sul retro della casa.
SCHEDA FILM
Regia: Ryan Murphy
Attori: Annette Bening - Deirdre Burroughs, Brian Cox - Dottor Finch, Joseph Fiennes - Neil Bookman, Evan Rachel Wood - Natalie Finch, Alec Baldwin - Norman Burroughs, Joseph Cross - Augusten Burroughs, Jill Clayburgh - Agnes Finch, Gwyneth Paltrow - Hope Finch, Gabrielle Union - Dorothy, Patrick Wilson - Michael Shephard, Kristin Chenoweth - Fern Stewart, Dagmara Dominczyk - Suzanne, Colleen Camp - Joan, Gabriel Guedj - Poo, Jack Kaeding - Augusten Burroughs a 6 anni, Nancy Cassaro - Christy (Club della Poesia, 1978, Will Carter - Agente Button
Soggetto: Augusten Burroughs
Sceneggiatura: Ryan Murphy
Fotografia: Christopher Baffa
Musiche: James S. Levine
Montaggio: Byron Smith
Scenografia: Richard Sherman
Arredamento: Matthew 'Flood' Ferguson
Costumi: Lou Eyrich
Effetti: Handmade Digital
Durata: 122
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35), PANAVISION - DE LUXE
Tratto da: romanzo omonimo di Augusten Burroughs (ALET Edizioni 2004)
Produzione: RYAN MURPHY, DEDE GARDNER, BRAD PITT E BRAD GREY PER PLAN B ENTERTAINMENT
Distribuzione: SONY PICTURES RELEASING ITALIA (2007)
Data uscita: 2007-03-02
TRAILER
CRITICA
"Chissà come mai nel trasporre queste singolari vicissitudini sullo schermo il regista Ryan Murphy, pur premendo con decisione il pedale del grottesco, non riesce a divertire; forse ci voleva un piglio alla Woody Allen, 'Correndo con le forbici in mano' resta comunque rispettabile soprattutto per l'interpretazione di una compagnia di attori eccellenti nella quale spiccano Annette Bening, madre psicotica, Joseph Cross buffo e toccante nei panni di Augsten, e Brian Cox scervellato strizzacervelli. Si continua, però, a restare incerti se quei tipi sullo schermo scherzano o fanno sul serio." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 2 marzo 2007)
"'Correndo con le forbici in mano' è la versione per lo schermo delle memorie autobiografiche di Burroughs, un bestseller pubblicato in Italia da Alet Edizioni. Un romanzo molto apprezzato, un cast di tutto rispetto, Brad Pitt nel ruolo di produttore farebbero pensare a garanzie di qualità: invece il film è tutt'altro che riuscito. Chi lo ha paragonato ai 'Tenenbaum' ha confuso l'originalità con la bizzarria, lo stile visivo con le immagini e i colori chiassosi, lo humour con le battutacce. Bravi, malgrado tutto, Annette Bening e Brian Cox; però in personaggi così irritanti che quasi li apprezzi controvoglia." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 marzo 2007)
"Ma come sono funzionali le famiglie disfunzionali al cinema del presente. Ieri i mattoidi de 'I Tenenbaum' e 'Little Miss Sunshine', oggi la nevrotica divorziata e il figlio adolescente confuso di 'Correndo con le forbici in mano' che l'autore tv Ryan Murphy (Nip/Tuck) ha diretto dal best-seller di Augusten Burroughs, qui anche sceneggiatore. (...) Attori comunque di primo livello come lo psichiatra perverso di Brian Cox. Ma come cantava qualcuno un tempo punk anarchico ora convertitosi al conformismo piccoloborghese: 'Comodo ma come dire poca soddisfazione'." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 2 marzo 2007)
"Mamma mia, che impressione. E che confusione. Ispirato da un libro biografico contro cui il vero Augusten Burroughs si è già ribellato, il film descrive la giovinezza di questo giovane introspettivo (...) Ci sono echi di qualunque vaga trasgressione, amori sghembi, scenate madri e fastidiose elucubrazioni, ossessioni in svendita. L'autore Ryan Murphy, dopo 10 minuti curiosi, perde il controllo della situazione morale e materiale del film che prosegue sbandando e accumulando troppo materiale nevrotico, un ben di Dio di cervelli fusi che risulta infine ben poco interessante, anche perché espresso con un molesto tono radical chic che sconfina in un'analisi di gruppo non richiesta. Al confronto, i 'Tenenbaum' sono la famiglia Passaguai." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 2 marzo 2007)