Sul fiume Inguri, che segna il confine tra l'Abkhazia e la Georgia, a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosferiche si formano delle isole itineranti. Un vecchio contadino e sua nipote coltivano il mais su una di queste isole temporanee - e proprietà di nessuno - vivendo però sotto il constante pericolo dei cambiamenti dovuti alla natura e dalla minaccia dei conflitti armati che hanno luogo nelle vicinanze. Ben presto, la loro tranquilla routine, caratterizzata da un delicato equilibrio, viene sconvolta dall'arrivo di un soldato ribelle, ferito e ricercato.
SCHEDA FILM
Regia: George Ovashvili
Attori: Ilyas Salman - Il nonno, Mariam Buturishvili - La ragazza, Irakli Samushia - Il soldato, Tamer Levent
Sceneggiatura: Nugzar Shataidze, George Ovashvili, Roelof Jan Minneboo
Fotografia: Elemér Ragályi
Musiche: Iosif Bardanashvili
Montaggio: Kim Sun-min
Scenografia: Agi Ariunsaichan Dawaachu
Effetti: Vítek Petrásek, Focus - Fox Studio, Erika Köcsky
Altri titoli:
Die Maisinsel
La terre éphémère
Durata: 100
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, SUPER 35, DCP (1:2.35)
Produzione: NINO DEVDARIANI, EIKE GORECZKA, GUILLAUME DE SEILLE, KARLA STOJÁKOVÁ, SAIN GABDULLIN PER ALAMDARY FILMS, 42FILM, ARIZONA FILMS, AXMAN PRODUCTIONS, KAZAKHFILM, FOCUS FOX
Distribuzione: CINEAMA (2015)
Data uscita: 2015-08-20
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL SOTEGNO DI: CENTRO NAZIONALE DEL FILM GEORGIANO, MINISTERO DELLA CULTURA GEORGIANO, MITTLEDEUTSCHE MEDIENFÖRDERUNG MDM, EURIMAGES, FONDO DI STATO CECO, FONDS SUD CINÉMA (CNC/IF/MAE), VISIONS SUD-EST, PROGRAMMA MÉDIA DELL'UNIONE EUROPEA, FONDO REGIONALE DELL'AJARIA.
CRITICA
"Un film 'antropologico' aspro e severo, tutto declinato al presente, basato sui gesti piuttosto che sulle parole. Il regista georgiano Ovashvili mette in scena una parabola amara intorno alla precarietà dell'esistere e alla vanità degli sforzi umani. Le analogie con altri film sono rare: forse si limitano al solo 'L'isola nuda' di Kaneto Shindo. Qualcuno, di certo, lo etichetterà come 'lento'. Però la lentezza di un film non dipende dal fatto che succedano poche cose o ci siano dialoghi ridotti all'osso, bensì da un ritmo inadeguato ed esitante della messa in scena (anche un blockbuster può essere lento). 'Corn Island' è spoglio, però traversato da un senso acuto di minaccia che lo rende tutto fuorché 'noioso'. Chi è assuefatto ai film d'avventure americani, certo, non è lo spettatore ideale di questo tipo di cinema; anche se la storia del vecchio e della bambina, con le sue magnifiche immagini basate sulla profondità di campo, ci riscatta del tempo perduto a guardare tanti actioner perfettamente inutili." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 23 agosto 2015)
"Il rapporto tra uomo e natura è al centro del film del georgiano George Ovashvili. (...) Dialoghi ridotti al minimo e non è un male. Anzi." (A.S., 'Il Giornale', 21 agosto 2015)
"'Corn Island' (L'isola del mais) del georgiano George Ovashvili, è una pellicola piccola quanto potente, che del silenzio e della placidità fa la sua forza per raccontare i conflitti (quelli veri però, non la caccia alla 'Spectre') visti dalla parte degli ultimi. Una storia di contadini, tenaci e onesti, che cercano di sopravvivere con dignità e profonda umanità in una zona di confine tra due regioni in guerra. (...) Il vero protagonista è il fiume, che col suo lento scorrere attraverso le stagioni (magnificamente fotografate) accompagna l'immutabile ciclo della vita e della morte, un ciclo naturale incrinato dall'innaturalezza del suono degli spari che provengono ogni giorno dal bosco. (...) La bravura di Ovashvili è di portaci su quell'isola a condividere fianco a fianco con quei contadini, con un ritmo lento ma mai noioso, la fatica quotidiana dalla costruzione di un capanno, all'aratura, alla semina, alla cura affettuosa per quelle poche piante che sono la vita per una famiglia, ma che sono sempre in balia degli elementi. Poche parole, sguardi che svelano affetti profondi, sullo sfondo solo il fischio del vento, il frusciare delle foglie, lo sciabordio delle acque. Ma la guerra è intorno, c'è paura e tensione, le acque del fiume vengono solcate costantemente da motovedette di entrambi gli schieramenti." (Angela Calvini, 'Avvenire', 20 agosto 2015)