Shakira, un travestito marocchino che abita a Torino, è un abile sarto cui è stato commissionato l'abito da sposa di Zina, una ragazza italiana di origine marocchina che sta per sposare un facoltoso arabo. I due partono per il Marocco ufficialmente intenzionati a trovare le stoffe più belle per il vestito di Zina, ma il vero scopo del viaggio è ben altro. Zina, infatti, dietro consiglio di Shakira, deve raggiungere Casablanca perché vuole recuperare la verginità perduta. Il viaggio attraverso Spagna e Marocco cambierà per sempre le loro vite.
SCHEDA FILM
Regia: Davide Sordella, Pablo Benedetti
Attori: Aziz Ahmeri - Shakira, Ghizlane Waldi - Zina, Mohammed Wajid - Figlio di Shakira, Medi - Se stesso, Hoja - Se stesso
Sceneggiatura: Davide Sordella, Pablo Benedetti
Fotografia: Pablo Benedetti
Musiche: Enrico Sabena
Montaggio: Davide Sordella
Scenografia: Francesca Fusari
Costumi: Francesca Fusari
Suono: Maria Da Silva - presa diretta
Altri titoli:
Herzen einer Frau
Woman's Hearts
Cuori di donna
Durata: 85
Colore: C
Genere: DOCUFICTION
Specifiche tecniche: 35 MM
Produzione: PABLO BENEDETTI, DAVIDE SORDELLA E FLAVIO SORDELLA PER 011FILMS
Distribuzione: MOVIMENTO FILM
Data uscita: 2008-06-13
NOTE
- ANIMAZIONI: PAOLO BERTOLA.
- LOCATIONS: TORINO, ALMERIA E MAROCCO (FES, KHOURIBGA, MERZOUGA, TAMARIZ, EL JADIDA E CASABLANCA).
- IN CONCORSO AL 58MO FESTIVAL DI BERLINO (2008) NELLA SEZIONE 'PANORAMA'.
CRITICA
"Regolare i conti dell'anima on the road è fenomeno cinematografico trito, ma i registi italiani Davide Sordella e Pablo Benedetti, celati dietro lo pseudonimo ufficiale K. Kosoof, ridonano lustro a una formula di genere che per molti autori italiani era diventato refugium peccatorum del nulla cosmico. In 'Corazones de mujer' il viaggio si fa metafora, spesso comica, di una calibrata e variopinta analisi dello slittamento d'identità e di comportamento sessuale dalla tradizione istituzionalizzata." (Davide Turrini, 'Liberazione', 16 febbraio 2008)
"Firmato col nome d' arte di Kiff Kosoof, il film è dei due filmaker italiani, Davide Sordella ('Fratelli di sangue')
e Pablo Benedetti, impegnati nel racconto di eccentriche gesta di Aziz Ahmeri, alias Shakira, travestito a Torino (viene in mente 'ossigenarsi a Taranto', la canzone di Arbasino) che accompagna in Marocco la promessa sposa Zina per aiutarla nella scelta degli abiti, in realtà per complessa operazione di recupero di verginità. Road movie transgender in rotta Italia-Spagna-Marocco, con i folclorismi e i sentimentalismi del caso, unione di destini avversi: umiliati per ragioni di clandestinità sessuale. Naturalmente i due viaggiando si ri-conoscono, si voglion bene, apprezzano le proprie devianze secondo un racconto nato dalle vere esperienze dei diretti interessati simulate in un transgender espressivo che offre lirismo trash, sincerità e due soldi di speranza." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 6 giugno 2008)
"Dalla sessualità artefatta alla purezza dei sentimenti con 'Corazones de Mujer' di Kiff Kosoof (alias Davide Sordella e Pablo Benedetti) il road movie italiano, che ha incantato al Festival di Berlino. (...) Il film incanta e ripulisce dai pregiudizi razziali e sessuali." (Salvatore Trapani, 'Il Giornale', 13 giugno 2008)
"E' un viaggio a tempo, non una fuga, un tatuaggio-marchio fa da conto alla rovescia. I Kiff Kosoof (in arabo significa eclisse), collettivo formato da Paolo Benedetti e Davide Sordella, già autori di 'Fratelli di sangue', regalano una bella prova di regia, l'ispirazione ad Almodovar è originale e non diventa mai debito, la sceneggiatura frizzante ed essenziale ha tanti, ma mai troppi, spunti. Un viaggio di formazione sentimentale, di consapevolezza sessuale, di incontro e confronto, di vita appassionata e dolente. L'ottima musica (Enrico Sabena) accompagna la storia regalandole leggerezza e profondità, cifra stilistica di questo melodramma tenero e arguto, che pur senza accusare direttamente (Allah, Maometto, i governanti marocchini non vengono neanche citati) va al cuore, alla pancia e al cervello di chi guarda, con un (sor)riso amaro." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 13 giugno 2008)