Confessions

Kokuhaku

GIAPPONE 2010
Moriguchi, un'insegnante delle medie distrutta dal dolore per la perdita della figlioletta di quattro anni, uccisa da sconosciuti, torna a scuola dopo un periodo di lontananza. Ben presto, la donna si convince che a uccidere la bambina siano stati due suoi studenti e, in cerca di vendetta, tenterà di estorcere loro una confessione...
SCHEDA FILM

Regia: Tetsuya Nakashima

Attori: Takako Matsu - Yuko Moriguchi, Masaki Okada - Yoshiteru, Yoshino Kimura - Madre di Naoki

Soggetto: Kanae Minato - romanzo

Sceneggiatura: Tetsuya Nakashima

Fotografia: Masakazu Ato, Atsushi Ozawa

Musiche: Toyohiko Kanahashi

Montaggio: Yoshiyuki Koike

Durata: 106

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: ARRIFLEX 16 SR3, SONY CINEALTA F35, HDCAM SR/SUPER 16 STAMPATO A 35 MM/D-CINEMA (1:1.85)

Tratto da: romanzo "La confessione" di Kanae Minato (ed. Giano)

Produzione: DESPERADO, HAKUHODO DY MEDIA PARTNERS, LICRI, NIPPON SHUPPAN HANBAI (NIPPAN) K.K., SONY MUSIC ENTERTAINMENT, TOHO COMPANY, YAHOO JAPAN

Distribuzione: TUCKER FILM (2013) - DVD E BLU-RAY. CG HOMEVIDEO/FAR EAST FILM (2013)

Data uscita: 2013-05-09

TRAILER
CRITICA
"Best seller in Giappone, il film di Tetsuya è un giallo classico che per piscina e ambiente scolastico ricorda 'I diabolici' di Clouzot. (...) Brutale nel rappresentare la ferocia d'una società malata e amorale, il thriller ha pregi cromatico-stilistici fin troppo raffinati e una via cinefila di ralenti, flash back, sguardi e video installazioni d'arte morali sulla colonna sonora che spazia da Bach ai Radiohead. Il pregio visuale rischia, specie nella bellissima trovata finale alla 'Zabriskie Point', di assorbire come un airbag le emozioni shock di un racconto che non fa sconti sull'impotenza tragica di oggi, omicidio nell'età dell'innocenza. Alcune intensità implose ne fanno però opera rara, in presa diretta con una sua calcolata intelligenza che osserva con lo slancio del pessimismo il vuoto morale e l'indifferenza di un'età difficile." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 9 maggio 2013)

"(...) un film (...) visionario e sperimentale, tanto da risultare a tratti «stordente». Nakashima, autore di 'Kamikaze Girls', torna su un topos del cinema nipponico, laddove racconta la crisi esistenziale che sfocia nella violenza. Ancora una volta è la vendetta la molla narrativa (...). II meccanismo diabolico non è solo quello vendicativo, ma anche quello narrativo tanto che il film passa con disinvoltura da una schema all'altro, ponendo come unico elemento di base il dispositivo alla 'Rashomon'. Il film è a tratti disturbante, non solo per il tema, ma anche per il linguaggio e per il dispositivo che vengono utilizzati sfruttando al massimo grado tutte le potenzialità del mezzo cinematografico. Ci siamo persi più volte nei meandri e negli incastri narrativi del film, ma se ci si lascia andare, senza opporre troppa resistenza ideologica ed etica, si arriva a fare un'esperienza inedita." (Dario Zonta, 'L'Unità', 9 maggio 2013)

"'Confessions' di Tetsuya Nakashima giunge nelle sale italiane con ben tre anni di ritardo. A salvarlo dall'oblio, la benemerita Tucker Film cui si deve anche 'L'estate di Giacomo' di Alessandro Comodin. Nonostante sia stato candidato all'Oscar, il film di Nakashima, noto soprattutto per il coloratissimo 'Kamikaze Girls', film simbolo del genere kawaii, è rimasto nell'ombra del culto degli iniziati di cose nipponiche per i quali il regista è considerato alla stregua di un maestro. Rispetto alle regole dell'estetica kawaii, aggettivo che significa alla lettera «carino», fatta di colori pastello, con inevitabile dominante rosa, personaggi femminili che sembrano dei manga in carne e ossa cristallizzate in uno spicchio di mondo sospeso fra i fasti di Versailles e un sincretismo post-post-moderno, 'Confessions' rappresenta un drammatico cambiamento di rotta. Tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice Kanae Minato, nata a Hiroshima nel 1973, cui si deve anche 'Penance' dal quale Kurosawa Kiyoshi ha tratto l'adattamento per la serie televisiva, 'Confessions' è annegato in un'atmosfera opprimente e cupamente monocromatica. Rispetto alle deflagrazioni visive dei suoi film precedenti, Tetsuya Nakashima si muove all'interno di uno spettro cromatico teso esclusivamente fra il nero più minaccioso e il grigio più asfissiante. Dopo un annuncio shock (e tremendamente policamente scorretto, impensabile in qualunque altra cinematografia se non quella nipponica) che getta nel panico gli studenti, il punto di vista rispetto all'accaduto inizia a spostarsi dall'insegnante al resto della classe. E a ogni giro di boa, la verità assume sfumature sempre più sinistre e sfaccettate. Considerato che il sottogenere del film scolastico in Giappone è un'istituzione, basti pensare al classico 'Battle Royale' di Fukasaku Kinji, al misconosciuto e crudelissimo 'Blue Spring' di Toyoda Toshiaki o a 'Il canone del male' di Miike Takashi, 'Confessions' si offre come una variazione intorno ai temi esplorati da film come 'Il signore delle mosche' o 'Il villaggio dei dannati' essendo il nucleo tematico dato dalla necessità dell'educazione e dal suo contraltare inteso come la necessità della disciplina. Il microcosmo scolastico diventa un girone infernale nel quale riflettere il fallimento dei valori degli adulti. La crudeltà attraverso la quale il regista ritrae l'impotenza del sistema scolastico è pari solo all'estenuata eleganza del film. Dominato da un uso costante del ralenti, elemento che conferisce al film un passo intorpidito, come da overdose di tranquillanti, e da un nichilismo che non concede tregua, 'Confessions' è la nemesi della poetica kawaii adottata precedentemente da Tetsuya Nakashima. Il mondo surreale di 'Kamikaze Girls' si spalanca su un abisso di malessere inquietante che il finale solo in parte riscatta. (...) E nonostante Tetsuya Nakashima indulga un po' troppo nelle tentazioni che gli offrono i suoi adorati manierismi formali, 'Confessions' risulta infinitamente più credibile del corrispettivo nostrano dei film scolastici dove adolescenti che volano tre metri sopra il cielo sono perennemente alla ricerca di quel piccolo grande amore che solo una fanciulla bianca come il latte e rossa come il sangue può garantire. Per intenderci: un film come 'Confessions', politicamente, in Italia è impensabile." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 9 maggio 2013)

"Nerissimo, visionario ed estremo nella cura formale, il pluripremiato 'Confessions' arriva in Italia a due anni dai consensi ottenuti al Far East Festival di Udine. Un film 'lirico' per sonorità sui numerosi ralenti che nulla risparmia in termini di violenza psicofisica, denunciando in 'prima persona' una società e scuola giapponesi disperatamente infette. Delirio di onnipotenza, bullismo, menzogne e incurabile bisogno d'amore e attenzioni: di questo si compone il senso ultimo di un lavoro di notevole statura, che per approccio tematico-formale non può che rievocare il tratto di Gus Van Sant." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 9 maggio 2013)

"Impossibile non pensare a 'Rashomon' ma se il capolavoro di Kurosawa raccontava l'ipocrisia nel Giappone di ieri, 'Confessions' di Nakashima esplora il nichilismo delle giovani generazioni nipponiche arrivando a conclusioni così nette da giustificare il tema della vendetta privata senza pietà alla Tarantino. Estremamente elegante, dal ritmo vivace e variabile a seconda dalla colonna sonora. Si passa infatti dolcemente da Bach al lirismo dei Radiohead al pop superpositivo dei KC and the Sunshine Band. Peccato per il finale troppo ridondante e scontato. Bravissimo il cattivo ragazzo Yukito Nishii, eroe nero cui la madre smontava i giocattoli da piccolo." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 9 maggio 2013)

"Piacerà agli amatori dei thriller orientali, che per vederlo dovranno recarsi in sala a stomaco vuoto. Raramente il cinema nipponico è arrivato a queste vette di crudeltà (vette raggiunte da un uso ossessivo del 'ralenty' che prolunga fino allo spasimo i momenti più feroci)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 9 maggio 2013)

"Tanti i temi trattati: dalla punibilità dei minori alla inadeguatezza educativa di docenti e genitori, dalla banalità del male alla apatia adolescenziale. Un film che scuote le coscienze." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 16 maggio 2013)

"(...) un film cupo, dal linguaggio eclettico e ricco di virtuosismi, appropriato per una storia su cui aleggia una costante sensazione (è rimarcata dalla scelte della fotografia giocate sulle variazioni del grigio) di sfacelo e di morte. Una storia, nel corso della quale, fra dissolvenze incrociate, flashback e flashforward, a volte con ritmo serrato, a volte in «slow motion», si forma un'atmosfera straniante potenziata (vi concorre l'impiego di particolari obiettivi) e coesa dal commento musicale che include le note di «Little Flowers» dei Radiohead e di componimenti di Haendel. (...) una riuscita struttura a incastro, in un insieme di voci, da cui si coglie il malessere di un universo adolescenziale disorientato, in balia di psicosi autodistruttive, fantasticante (ma non solo) atti di rivalsa, pronto ad attuare «candidamente» soluzioni estreme nei confronti anche dei propri parenti, figure assenti o iperprotettive. Senza assumere atteggiamenti moralistici, in 'Confessions' Nakashima, oltre a notazioni sul sistema formativo giapponese e sul suo fallimento, inanella temi consueti al cinema nipponico (dalla perdita dei valori tradizionali al bullismo, dalla dissoluzione dell'istituto familiare all'ossessione dei giovani per il suicidio) e firma una «sinfonia al nero», in cui una sconfinata sottesa pietà si alterna all'incombente tremore, alla paura «che brucia l'anima», una sinfonia sul dolore, sulla colpa e sulla punizione, con momenti toccanti, con uno stupendo inatteso finale." (Achille Frezzato, 'L'Eco di Bergamo', 19 maggio 2013)