Con gli occhi dell'assassino

Los ojos de Julia

SPAGNA 2010
Dopo aver ricevuto la notizia che la sua gemella si è suicidata, Julia, una donna affetta da una malattia degenerativa che le causa la perdita progressiva della vista, decide di scoprire cosa sia realmente successo perché convinta che la sorella non sarebbe mai stata capace di un gesto così estremo. Mentre il tempo scorre veloce e la sua vista si affievolisce sempre più, Julia verrà a conoscenza di un terribile segreto...
SCHEDA FILM

Regia: Guillem Morales

Attori: Belén Rueda - Julia/Sara, Lluís Homar - Isaac, Pablo Derqui - Iván, Francesc Orella - Ispettore Dimas, Joan Dalmau - Créspulo, Julia Gutiérrez Caba - Soledad, Boris Ruiz - Blasco, Daniel Grao - Dottor Román, Clara Segura - Mina, Andrea Hermosa - Lía

Sceneggiatura: Oriol Paulo, Guillem Morales

Fotografia: Óscar Faura

Musiche: Fernando Velázquez

Montaggio: Joan Manel Vilaseca

Scenografia: Balter Gallart

Arredamento: Sol Caramilloni

Costumi: María Reyes

Effetti: Lluís Castells, Infinia, Ddt - trucco

Altri titoli:

Julia's Eyes

Durata: 112

Colore: C

Genere: THRILLER

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: GUILLERMO DEL TORO, MAR TARGARONA, JOAQUÍN PADRÓ, MERCEDES GAMERO PER RODAR Y RODAR, ANTENA 3 FILMS, TV3

Distribuzione: MOVIEMAX (2011)

Data uscita: 2011-05-13

TRAILER
NOTE
- IL FILM ERA STATO INIZIALMENTE VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI (REVISIONE: 11 MAGGIO 2011). LA REVISIONE MINISTERIALE DEL 20 LUGLIO 2011 HA ELIMINATO IL DIVIETO.
CRITICA
"Le spiegazioni, come sempre, solo alla fine, ma se non proprio incongrue, si aggrappano a una serie di eventi dalla logica o scarsa o così ai margini della letteratura risaputa e facile da risultare difficilmente credibili, anche quando accumulano sorprese a ripetizione. Ci ha raccontato il tutto un regista spagnolo, Guillem Morales, qui arrivato, ci vien detto, alla sua opera seconda pur essendo la prima, almeno per noi, assolutamente sconosciuta. Naturalmente tutte le sue carte le ha giocate sulla paura e non era difficile dovendo far brancolare una mezza cieca tra ombre e penombre - soggettive e oggettive - in cui si agita un assassino dalle origini e, a un certo punto, anche dalle intenzioni piuttosto misteriose. Così, volendo, lo spettatore non molto esigente da un contesto simile può ricavare tensioni e anche emozioni, frenate però dal continuo aggrovigliarsi su se stessa di una vicenda che, se più giustificata e lineare, avrebbe giovato anche agli effetti angoscianti cui tendeva. Ci si affatica perciò a seguire l'evolversi (o l'involversi) dell'azione mentre in più momenti i colpi di scena anche i più complicati con cui si vorrebbe pretendere attenzione girano a vuoto (...) Ammetto tuttavia che i patiti del thriller riusciranno a trovare in questo film degli argomenti per soddisfarsi, specie quando è di scena Belén Rueda, una bionda e bella attrice che, ora vedendo, ora, ad intervalli, non vedendo, riesce a disegnare con verosimiglianza sul suo volto tutte le ansie e i terrori che le si chiedevano. Accontentiamoci." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo cronaca di Roma', 13 maggio 2011)

"Incommensurabile boiata spagnola, che ha chiuso (male) l'ultimo Noir in Festival di Courmayeur. (...) L'umorismo involontario è però davvero irresistibile. Per esempio quando la protagonista, la stagionata Belén Rueda, chiede al cameriere del ristorante dove è passata la sorella, se ricorda il nome dello sconosciuto (!) che era al tavolo con lei. Chiunque entri in scena trova un pretesto per lasciare la terrorizzata donna da sola (...). Mai nessuno che dica: 'Vado a chiamare un elettricista', dopo che la corrente è saltata per la millesima volta, oppure 'Vado a comprare un ombrello' all'ennesimo temporale. Incredibile, in Spagna piove molto, ma molto di più che a Liverpool." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 13 maggio 2011)

"Piacerà a chi segue i thriller spagnoli che non da oggi si fanno valere per una marcata incisività nei contenuti e nei personaggi. L'investigatore cieco non è precisamente nuovo nella narrativa gialla, ma qui funziona perché il detective (improvvisato) è pure vittima designata. E quale angoscia è maggiore di quella originata dalla vicinanza di un nemico che non riusciamo a vedere?" (Giorgio Carbone, 'Libero', 13 maggio 2011)