Nel 1956 Leo Cauffield, dopo essere stato a capo del controspionaggio inglese, è diventato il corrispondente del Times a Beirut. Lì conosce Sally Tyler, un'affascinante artista americana moglie di Paul, un giornalista del New York Times. Tra i due scoppia un'improvvisa passione per cui nel 1959, non appena lei ha ottenuto il divorzio dal marito, si sposano. Sono anni di guerra 'fredda' in cui il clima diplomatico è piuttosto acceso e i due vivono anni felici. Un giorno però, nel 1963, Leo scompare senza lasciare traccia. Poiché intanto il presidente Kennedy è stato ucciso Sally teme che anche suo marito sia stato ucciso finché i Servizi segreti inglesi non scoprono che Leo Cauffield si trova a Mosca dove lavora per il KGB. Sally che si è mette alla ricerca della verità spostandosi tra Londra, New York e Mosca, ma per lei è quasi impossibile accettare di essere stata tradita per un'ideologia.
SCHEDA FILM
Regia: Marek Kanievska
Attori: Sharon Stone - Sally Cauffield, Rupert Everett - Leo Cauffield, Jim Piddock - George Quennell, Mark Rendall - Oliver Cauffield, Tamara Hope - Lucy Cauffield, Emily Van Camp - Jen, Richard Zeman - Art Yallop, Joseph Long - Diplomatico Russo, Jane Wheeler
Soggetto: Jim Piddock
Sceneggiatura: Jim Piddock
Fotografia: Jean Lépine
Musiche: Normand Corbeil
Montaggio: Yvan Thibaudeau
Scenografia: Isabelle Guay
Effetti: Louis Craig, Les Productions de l'Intrigue Inc., Hybride Technologies
Durata: 96
Colore: C
Genere: SENTIMENTALE DRAMMATICO
Tratto da: ISPIRATO ALLA STORIA VERA DELLA SPIA INGLESE KIM PHILBY
Produzione: LIONS GATE FILMS INC., FORUM FILMS INC., SAMAHA PRODUCTIONS, FRESH MEDIA LTD., MOVISION
Distribuzione: DIA
Data uscita: 2004-11-12
CRITICA
"'Codice Homer - A different loyalty' è la vera storia di Kim Philby, uno dei più noti agenti segreti inglesi passato al servizio del KGB, e di sua moglie Eleanor. Marek Kanievska dirige per la seconda volta Rupert Everett e gli affianca una bravissima Sharon Stone bruna, per dimostrarci che i cattivi non sono efferati e che i buoni non sono melensi. Ci riesce talmente che, alla fine del film, non si sa bene da che parte stare. E l'ambiguità, al cinema, è sempre una qualità." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 12 novembre 2004)