All'inizio del film una didascalia avvisa che le immagini che seguono erano contenute in una telecamera ritrovata sul sito di Cloverfield, già noto come Central Park, New York. Durante una festa d'addio per un loro amico, cinque giovani newyorkesi restano coinvolti in un attacco alla città perpetrato da un gigantesco mostro misterioso. I tragici avvenimenti di quella sera ed i loro strenui tentativi di sopravvivenza sono stati registrati dalla loro videocamera...
SCHEDA FILM
Regia: Matt Reeves
Attori: Lizzy Caplan - Marlena Diamond, Jessica Lucas - Lily Ford, Michael Stahl-David - Rob Hawkins, Mike Vogel - Jason Hawkins, Odette Yustman - Beth McIntyre, T.J. Miller - Hud Platt, Margot Farley - Jenn, Theo Rossi - Antonio, Brian Klugman - Charlie, Kelvin Yu - Clark, Liza Lapira - Heather, Lili Mirojnick - Lei, Ben Feldman - Travis, Chris Mulkey - Tenente Colonnello Graff
Soggetto: Drew Goddard
Sceneggiatura: Drew Goddard
Fotografia: Michael Bonvillain
Montaggio: Kevin Stitt
Scenografia: Martin Whist
Arredamento: Robert Greenfield
Costumi: Ellen Mirojnick
Effetti: Josh Hakian, Kevin Blank, Tippett Studio, Double Negative
Altri titoli:
Clover
1-18-08
Cheese
Slusho
Durata: 85
Colore: C
Genere: THRILLER AZIONE FANTASCIENZA
Specifiche tecniche: PANASONIC AG-HVX200, SONY CINEALTA F23, THOMSON VIPER FILMSTREAM CAMERA, 35 MM (1:1.85)
Tratto da: Il film è stato ideato e prodotto da J.J. Abrams, la mente delle serie 'Alias', 'Felicity', 'Lost'.
Produzione: J.J. ABRAMS E BRYAN BURK PER BAD ROBOT
Distribuzione: UNIVERSAL, DVD: PARAMOUNT
Data uscita: 2008-02-01
TRAILER
NOTE
- NEW YORK VIENE DISTRUTTA ANCHE IN QUESTI ALTRI FILM:
'IO SONO LEGGENDA' DI FRANCIS LAWRENCE (2007), 'WORLD TRADE DI OLIVER STONE CENTER' (2006),
'L'ALBA DEL GIORNO DOPO' (2004) E 'GODZILLA' (1998) ENTRAMBI I ROLAND EMMERICH, 'FUGA DA NEW YORK' DI JOHN CARPENTER (1981), 'IL RISVEGLIO DEL DINOSAURO' DI EUGENE LOURIE' (1953).
CRITICA
Dalle note di regia: Un paio di anni fa ero in Giappone con mio figlio piccolo e sono rimasto molto colpito nel vedere nelle vetrine dei negozi molti giocattoli ispirati a Godzilla. Ho pensato che negli USA non c'er un equivalente e ho concepito la storia di 'Cloverfield'.
"Sbilanciamoci. Tra qualche decennio si parlerà di un cinema 'prima' e 'dopo' Cloverfield. E' uno di quei film che segnano uno spartiacque. Non per quello che inventano, ma per come 'sistemano' cose che sono nell'aria, nella cultura, nello Zeitgeist - lo spirito del tempo - di un'epoca. 'Cloverfield' è nell'ordine: un film catastrofico, un film sulla sindrome post-11 settembre, una commedia di caratteri sui giovani yuppies globalizzati del XXI secolo, un finto home-movie - un film casalingo, 85 minuti che si immaginano ritrovati dentro una videocamera perduta su un campo di battaglia. 'Cloverfield' è 'Godzilla' più 'American Psyco' più
'Blair With Project'. E' un film che risolve in modo perfetto e definitivo uno dei grandi temi del cinema contemporaneo: la presenza, dentro i film, di immagini digitali, di riprese effettuate con videocamere portatili capaci di 'rubare' la realtà. E' il film che fonde il cinema-verità con la logica del reality, gli dà una cornice apocalittica e riesce a non fare impazzire la maionese. E' un film che sta al cinema di oggi come 'Sentieri selvaggi' stava al western o 'Cantando sotto la pioggia' al musical. E' un classico, in un'epoca in cui i classici sembravano finiti." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 1 febbraio 2007)
"Il punto cruciale del film è proprio qui: credere che il meccanicamente voyeuristico che ha fatto la fortuna sui video dei computer di casa di You Tube possa essere meccanicamente riprodotto al cinema, dove invece l'identificazione tra spettatore e schermo scatta solo se esistono alcune condizioni precise. una delle quali è la leggibilità dei messaggi, la condivisibilità del quadro di riferimento. In 'Cloverfield' tutto questo non avviene: la frammentarietà delle riprese e del racconto agisce come una specie di incontrollabile 'reset' che rompe la tensione e disturba la visione, azzarando ogni volta il legame primario tra spettatore, schermo e sala buia su cui è costruito il meccanismo di fascinazione e di identificazione del cinema. (...) Atro discorso sarà il consumo televisivo (...) Certo è che al cinema la superficialità della sceneggiatura e la sfarinatura della tensione finiscono per rendere un pessimo servizio all'idea che i nuovi percorsi della paura debbano passare di qui." (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 1 febbraio 2008)