Nella Londra dei giorni nostri Dan è uno scrittore frustrato che s'imbatte casualmente in Alice, appena arrivata dall'America per crearsi una nuova vita. L'amore che scoppia tra i due permette a lui di appropriarsi della vita e dell'esperienza di lei e di trasformarlo in un romanzo. Ma Cupido colpisce ancora quando Dan incontra Anna, fotografa alla moda che deve immortalarlo per il risvolto di copertina del suo libro. Anna sposa Larry, un dermatologo bello e sicuro di sé, che, a sua volta, rimane colpito da Alice. Tra i due uomini scatta una specie di gara in cui vincere sull'altro è più importante che conquistare la donna amata. Le vicende di quattro personaggi che si intrecciano, si attraggono, si tradiscono, ci presentano un'analisi dissicacrante delle storie sentimentali moderne in cui sembra che ognuno viva troppo preso da sé per riuscire a darsi veramente all'altro. Il messaggio di speranza che, nonostante tutto, ci arriva è che i personaggi, sconvolti dai cambiamenti profondi che subiscono, imparano a fare i conti con loro stessi e riescono a conoscersi meglio.
SCHEDA FILM
Regia: Mike Nichols
Attori: Natalie Portman - Alice, Jude Law - Dan, Clive Owen - Larry, Julia Roberts - Anna, Nick Hobbs - Tassista, Colin Stinton - Agente della dogana, Steve Benham - Autista, Jaclynn Tiffany Brown - Turista, Peter Rnic - Guardia del corpo
Soggetto: Patrick Marber - testo teatrale
Sceneggiatura: Patrick Marber
Fotografia: Stephen Goldblatt
Montaggio: John Bloom, Antonia Van Dermellan
Scenografia: Tim Hatley
Costumi: Ann Roth
Effetti: Stuart Brisdon
Durata: 100
Colore: C
Genere: SENTIMENTALE DRAMMATICO COMMEDIA
Tratto da: testo teatrale di Patrick Marber
Produzione: MIKE NICHOLS, JOHN CALLEY E CARY BROKAW PER ICARUS PRODUCTIONS, JOHN CALLEY PRODUCTIONS, AVENUE PICTURES PRODUCTIONS
Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILMS ITALIA
Data uscita: 2004-12-10
NOTE
- ESTERNI GIRATI A LONDRA
- GOLDEN GLOBE A NATALIE PORTMAN COME MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA E A CLIVE OWEN COME MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA.
- DUE CANDIDATURE AGLI OSCAR 2005: MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA (CLIVE OWEN), MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA (NATALIE PORTMAN).
CRITICA
"Una commedia sentimentale costruita come un thriller, con colpi bassi nascosti nei flashback e battute fin troppo ad effetto. Quattro personaggi che si prendono, si lasciano e si riprendono fino a provare che in amore non vince chi fugge ma chi incassa. Dialoghi brillanti e hard (com'era con lui, cosa ti faceva, quante volte sei venuta etc.) che fanno colpo solo perché rivolti a una star. In breve, massima audacia e massimi cliché. Come è logico se una pièce inglese di successo (di Patrick Marber) diventa un film Usa con relativi obblighi di cast e di glamour. E un regista che esalta la matrice teatrale rendendo però tutto ancora più artificioso. (...) Il meglio nel tema profondo, l'(auto) inganno, che però emerge solo in extremis in due belle scene madri fra Owen e le partner. Acerba la Portman. Roberts sempre straordinaria anche in film così così." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 10 dicembre 2004)
"Creata al Royal National Theatre di Londra il 22 maggio 1997 e tradotta in 30 lingue, la fortunata commedia di Patrick Marber è ora un film di Mike Nichols. Confesso che la trasposizione cinematografica non mi convince granché, mentre ho apprezzato il copione pubblicato da Random House. Il fatto sconcertante è che l'autore ha sceneggiato personalmente la pellicola, rispettando i dialoghi alla lettera e mettendo la sordina solo al tragico finale. Per cui Closer-film risulta, fino a un certo punto, una fotocopia di Closer-teatro: e da cosa può nascere, allora, la diversità del giudizio sulle due configurazioni della materia? La chiave dell'enigma emerge dal breve avvertimento premesso alla commedia: 'All settings should be minimal'. In sostanza Marber, che della versione scenica è stato anche il giudizioso regista, raccomanda di non distrarre lo spettatore con riferimenti ambientali troppo precisi. Il che è il contrario di ciò che ha fatto Nichols portando i personaggi nelle strade e nelle abitazioni di Londra, in un parco della rimembranza, dentro l'acquario, nei saloni di una mostra fotografica, in un club di strip-tease. Tutto nitidamente illuminato e fotografato, nonché servito da un montaggio impeccabile. Ma in questo modo cosa succede? Che in una vicenda fatta di parole, tipica di certa drammaturgia post-pinteriana privilegiante le strategie verbali rispetto al disegno dei caratteri, ogni precisazione figurativa richiama a un approccio poetico di altro tipo. Dietro ciò che i personaggi enunciano, insomma, gli sfondi reali non contano o addirittura disturbano. Donde una sorta di rattrappimento." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 11 dicembre 2004)
"Dalla palese matrice teatrale Mike Nichols costruisce un film cerebrale e scostante, istintivo e arroventato, sconsolatamente pessimista sull'eterno thrilling dell'amore. Già alfiere della rivoluzione sessuale nel remoto '71 ('Conoscenza carnale'), il regista veterano sviluppa il gioco incrociato delle relazioni tra i suoi personaggi come su di una paratia mobile, con il veleno dell'assunto che scorre in filigrana alle immagini brillanti. Evocando citazioni drammaturgiche da Albee, Pinter e Mamet, ma anche costeggiando il noto cinismo letterario che parte da 'Le relazioni pericolose' e arriva al Richter de 'La versione di Barney', "Closer" scompone, ricompone e poi di nuovo assembla nel corso di un tormentato quadriennio il ménage di due giovani uomini e due giovani donne. La classe dell'insieme è rivelata proprio dalla fluidità del racconto, una progressione di morbidi scatti nello spazio e nel tempo che permettono agli attori di scorticarsi impietosamente col supporto del fitto crepitio dei dialoghi: i quali, peraltro, librandosi su tonalità tra il ridicolo e il survoltato, l'hard e il banale, il veristico e l'effettato costituiscono il vero centro di gravità dello spettacolo. Una vivisezione del discorso amoroso, dunque, da prendere o lasciare." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 11 dicembre 2004)
"L'errore sarebbe immaginarsi, data la regia di Mike Nichols, un 'conoscenza carnale' trent'anni dopo. Là c'era il referto della miseria sessuale di una generazione, la denuncia della paura del sesso da parte del maschio; qui, il compiacimento di mostrare coppie, triangoli e quadrilateri trendy mentre praticavano l'attualissimo sport del lavaggio dei panni sporchi. Dato che 'Closer' vuol essere anche un modo per sdoganare un pugno di star, consegnandole al cinema 'adulto', il cast ci si mette d'impegno: con risultati variabili." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 10 dicembre 2004)
"'Closer' è cinema di parola (e di sguardi) e Nichols, in una regia che scompare invisibile dietro le performance degli attori, non le censura quando queste diventano frecce avvelenate in battute dure, spietate e volgari. Mike Nichols è in 'Closer' nel suo elemento. Regista teatrale e drammaturgo, ha fatto film in cui preminente è la dimensione scenica, il gioco degli attori. Il casting, quindi, è centrale. Per 'Closer' Nichols indovina tre facce su quattro. Jude Law (Dan, scrittore mancato, giornalista di necrologi, eterno bugiardo e traditore per necessità), Clive Owen (Larry, possente e shakespeariano, dermatologo in cerca di forti passioni) e Natalie Portman (Alice). Su di lei due minuti di raccoglimento. Ventenne israeliana, naturalizzata americana scoperta a dieci anni da Besson in 'Leon', studentessa ad Harvard, ha una faccia la cui bellezza ed espressività reggono perfettamente i primi piani indagatori di Nichols. Fa la parte di una newyorkese che sbarca squattrinata e imbelle a Londra per vivere, appunto, una storia d'amore. E ci riesce, facendo vivere anche a noi la nostra storia d'amore per lei. L'unico miscasting è Julia Roberts (Anna, fotografa raffinata e divorziata con il senso di colpa). Basta dire che la sua parte avrebbe dovuta farla Kate Blanchett. E quando vedrete il film, potrete immaginare la differenza..." (Dario Zonta. 'l'Unità', 10 dicembre 2004)
"Closer è la partita a quattro di due giovani uomini e due giovani donne che nella Londra di oggi incrociano i loro destini sentimentali lungo quattro anni, ingannandosi su se stessi e gli uni con gli altri. Però, esattamente come la commedia di Patrick Marber su cui si basa, il film diretto da Mike Nichols è tutto meno che sentimentale: si può definirlo ironico, intrigante, aggressivo, ma non certo amabile e romantico. Funziona un po' come una vivisezione del carattere umano in una situazione amorosa. Quello che viene fuori è un contraddittorio, aggrovigliato miscuglio di pulsioni per lo più negative: al desiderio erotico e alla voglia di tenerezza si associano il tradimento, la menzogna, l'egoismo, l'incapacità di comprendere, la gelosia, la frustrazione. E' l'immagine allo specchio di una generazione di trentenni che per alcuni risulterà troppo spietata. (...) Esperto uomo di spettacolo a cavallo fra cinema e palcoscenico, Nichols impagina la pièce in modo raffinato, tenendosi il più possibile fedele sia in senso spaziale che temporale al testo originale; e ben sottolineando il gioco degli interpreti che sono, la sorprendente Portman in testa, bravi e carismatici. E tuttavia sullo schermo, forse anche a causa del diverso finale, il girotondo sentimentale rischia alla fine di apparire vano. E il contrappunto musicale di 'Così fan tutte' di Mozart fa solo rimpiangere la grazia leggiadra con cui il grande musicista ha saputo far levitare un analogo discorso sull'effimero gioco dell'amore." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 10 dicembre 2004)
"Mike Nichols (è tra i pochi in grado di rappresentare il corpo dei sostantivi, degli aggettivi e dei verbi delle emozioni amorose al di fuori delle convenzioni, vecchie e nuove, dei melodrammi) stringe e inchioda, con la macchina da presa, i suoi quattro attori in quella che è una successione sincopata di climax narrativi. Le discese ardite e le risalite dì Alice, la cameriera spogliarellista, Anna, la fotografa, Larry, il dermatologo, Dan, il redattore della pagina dei necrologi con velleità letterarie. Eccellenti la Portman e Owen, gli unici due alle prese con personaggi che sanno davvero, per mestiere, che cosa sia la pelle, meno incisivi sia Law, che si tiene a distanza di sicurezza dal suo personaggio, sia la Roberts che spegne la sua naturale luminosità. È obbligatorio vedere il film in lingua originale." (Enrico Magrelli, 'Film TV', 15 dicembre 2004)
"È uno di quei casi in cui un film americano, ottimo, viene rifiutato in patria ma ben accolto in Europa. Nichols riprende, con la saggezza pessimista dell'età, il tema a lui preferito, l' impero crollato dei sensi, affrontato 30 anni fa col giovane Nicholson nel bellissimo 'Conoscenza carnale'. Allora fu scandalo per la scena d'amore orale, oggi si è visto tutto e di più e se mai lo scandalo è verbale: perché la commedia non usa metafore quando si parla di sesso, anche nei particolari. Ma il senso va oltre, spiega che sui sentimenti non si può fare affidamento, ed è una causa dell' infelicità. Attori belli e bravi, tra cui si rivelano Owen e la Portman, l' ex bambina di 'Nikita'". (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 gennaio 2005)