Dopo diversi anni passati insieme, la vita di Lee Hauser e della sua compagna Emily è in pezzi. Ex rock-star di gran successo negli anni Ottanta, Lee ora non ha più contratti e si guadagna da vivere esibendosi nei piccoli centri. E' un uomo disastrato, in balia della droga, in cerca di facili guadagni e non sa prendersi impegni, neanche quello di un figlio. Infatti, il loro bambino è stato affidato anni prima ai suoi genitori. Un giorno Lee viene trovato morto per overdose in una stanza di un piccolo motel di provincia ed Emily viene arrestata per detenzione di sostanze stupefacenti. In un attimo la sua vita va in frantumi e la donna capisce di non avere scelte, tranne quella di cambiare la sua vita. Sei mesi dopo viene rilasciata e decide di andare a vivere a Parigi, ma non riesce a stare tranquilla. Ha un desiderio che le riempie l'esistenza. Quello di poter riabbracciare il figlio che le hanno strappato e che ora vive con i nonni in Canada. Per riuscirci ha una sola via, quella di ricostruire la propria vita per dimostrare a tutti - e soprattutto a Irene, l'assistente sociale - che le persone possono cambiare.
SCHEDA FILM
Regia: Olivier Assayas
Attori: Maggie Cheung - Emily, Nick Nolte - Albrecht, Laëtitia Spigarelli - Sandrine, Béatrice Dalle - Elena, James Dennis - Jay, Don McKellar - Vernon, Jeanne Balibar - Irene, James Johnston - Lee, Martha Henry - Rosemary, Tricky - Se stesso, Laura Smet, Paolo Cascardo, Patrick Fabian, Tamara Mello, Matthew James, George Loros
Sceneggiatura: Olivier Assayas
Fotografia: Éric Gautier
Musiche: Tricky , Brian Eno, David Roback
Montaggio: Luc Barnier
Scenografia: Bill Flemming, François-Renaud Labarthe
Costumi: Anaïs Romand
Durata: 110
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: EDOUARD WEIL PER RHOMBUS MEDIA, RECTANGLE PRODUCTIONS, HAYSTACK PRODUCTIONS, ARTE FRANCE CINEMA
Distribuzione: ISTITUTO LUCE (2005)
Data uscita: 2005-05-27
NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE FEMMINILE A MAGGIE CHEUNG AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004).
CRITICA
"Raccontata e riordinata così sembra una storia edificante, ma Assayas scopre le carte poco alla volta, con molta abilità; sa far respirare i suoi personaggi; non si concentra sulla sola Emily ma le crea intorno tutto un mondo fatto di vecchie conoscenze e di nuovi sentimenti (la ragazza, sua vecchia fan, che di colpo la mette di fronte alla sua immagine, un'immagine che non sapeva nemmeno di avere). Disegnando parallelamente la magnifica figura del suocero Nick Nolte, nonno (e a suo tempo padre) goffo ma affettuoso, debole ma capace di ascolto. Intimidito dal nipotino come lo fu dal figlio, 'perché i bambini capiscono tutto, ti leggono nel pensiero, ti giudicano in un lampo'. Una figura fragile ma centrale se toccherà a lui dare fiducia a Emily e riavvicinarla al bambino. Finalmente una speranza per il bastonatissimo Padre, insomma. E tanto peggio per chi accuserà il malinconico 'Clean' di facile ottimismo. Più irritante del politically correct c'è solo la dittatura della disperazione a tutti i costi. Dietro il rock e la droga, Assayas racconta l'elaborazione di un lutto. E bisogna essere davvero senza cuore per pensare che il lutto non debba mai finire." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2004)
"'Clean' dice il titolo: pulita. Per riuscire a voltare pagina e riavere la sua vita, Emily dev'essere pulita. Firma uno dei più promettenti nomi della generazione francese degli anni Ottanta, Olivier Assayas, di quella della Nouvelle Vague ma, diversamente da quella, proiettata lungo le strade dello show business internazionale. (...) Emily-Maggie Cheung potrebbe rientrare nel novero dei personaggi femminili all'attenzione della giuria, ma il film non offre emozioni e tantomeno commozione." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 21 maggio 2004)
"'Clean' è anche un omaggio del regista Assayas all'attrice Maggie Cheung (premiata l'anno scorso a Cannes per la parte) dopo la fine della loro personale storia sentimentale; salve le proporzioni, un po' come Welles fece con Rita Hayworth nella 'Signora di Shangai', ma in versione sfrondata e ripulita del rancore del grande Orson. Nella parte del nonno protettivo, in bilico fra l'amore per il bambino e il dolore di toglierlo alla madre, Nick Nolte è bravo come non lo vedevamo da tempo." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 27 maggio 2005)