Negli anni Settanta, nella campagna del sud della Francia, in una sera d'estate si raccoglie il fieno. C'è una madre con sette figli, tutti al lavoro. La fatica è grande e loro sono soli. Ad un certo punto arriva un camion, scende un uomo che sembra il padre. È dolce con i più piccoli ma severissimo con i più grandi, che obbliga a lavorare duramente e maltratta di fronte alla madre. Poi fa caricare i prodotti sul camion e se ne va in città a trovare l'altra famiglia, per lui quella importante, che vive in modo agiato e tranquillo. Nella casa di campagna dove manca tutto, la madre cerca di mandare avanti la vita quotidiana, resistendo alla violenza psicologica dell'uomo con cui passa anche momenti belli. Quando però lui comincia a dimostrare un'attenzione particolare per la figlia maggiore, lei trova il coraggio di ribellarsi e cacciarlo via di casa. Intanto è arrivato l'inverno, e si avvicina il Natale. Nella grande casa non c'è il riscaldamento. Una sera, la mamma sistema tutti i figli a dormire in un'unica stanza. A notte fonda, si alza e accende il gas. Dopo un po' uno dei piccoli si sveglia, ha sentito la neve che comincia a cadere e chiama tutti gli altri. Lei subito chiude la stufa, e tutti i bambini corrono fuori a giocare.
SCHEDA FILM
Regia: Sandrine Veysset
Attori: Dominique Reymond - Madre, Daniel Duval - Padre, Jeremy Chaix - Paul, Jessica Martinez - Jeanne, Alexandre Roger - Bruno, Flavie Chimenes - Blandine, Xavier Colonna - Pierrot, Fanny Rochetin - Marie, Guillaume Mathonnet - Remi
Soggetto: Sandrine Veysset
Sceneggiatura: Sandrine Veysset, Antoinette De Robien
Fotografia: Hélène Louvart
Musiche: Henri Ancillotti
Montaggio: Nelly Quettier
Altri titoli:
Will It Snow for Christmas?
Durata: 93
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: HUMBERT BALSAN
Distribuzione: ISTITUTO LUCE - VIDEO CLUB LUCE
NOTE
- REVISIONE MINISTERO DICEMBRE 1997
CRITICA
"Ci sono film che scorrono davanti agli occhi senza pretendere nessuno sforzo, altri che ti impongono di metterti al passo, sintonizzare il tuo respiro con quello dei personaggi e immergerti totalmente nella loro cornice ambientale e sentimentale. È il caso di 'Ci sarà la neve a Natale?' opera prima della trentenne Sandrine Veysset (...) Di 'Ci sarà la neve a Natale?' colpisce lo stile frammentario urtato e allusivo: idoneo a descrivere una realtà che l'autrice conosce bene, senza superfetazioni romanzesche. Talune scelte espressive, come la quasi totale assenza di musica, appaiono rigorose; e così la secca quotidianità dei dialoghi. Niente psicologismo né appelli del cuore: tutto è riferito in una chiave vagamente atonale come una catena di fatti della vita che si spiegano solo con la vita. Sembra facile, ma dietro c'è già una poetica matura, e la sensibilità di un'attrice come Dominique Raymond, che proviene dal teatro e non ne porta traccia nella dosatura delle espressioni e dei gesti". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 20 dicembre 1997)
"C'è qualcosa della fiaba crudele nel primo e premiatissimo film della scenografa Sandrine Veysset, trent'anni, di Avignone, arrivata alla regia dopo aver lavorato con Lèos Carax. Ma va cercato molto in profondità. La struttura è fiabesca; il tono invece è aspro, secco, realistico, non fosse per la dimensione incantata introdotta dai giochi dei bambini, dall'inesauribile calore materno, dal bellissimo colpo di scena finale. Che suggella questo film ellittico, pudico, molto personale, sospeso in un'epoca concreta e insieme indefinita grazie alla quale il reale trapassa nell'onirico con una naturalezza rara". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 dicembre 1997)
"Qualcuno, in Francia, ha evocato il nome di Maurice Pialat a proposito di questa coraggiosa opera prima, e non ha avuto torto. Nell'esibizionismo generalizzato del cinema di oggi, un film del genere merita molta considerazione. E meriterebbe anche di trovare una nicchia di spettatori attenti, ai quali è in grado di offrire un'alternativa originale alle fin troppo smaglianti proposte di Natale. Gli interpreti (ai personaggi adulti danno volto Dommique Reymond e Daniel Duval) sono così credibili, che li diresti presi direttamente dalla vita". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 21 dicembre 1997)