Negli alloggiamenti di un piccolo presidio francese, sperduto nel Nord-Camerun, gli occhi di France, una bambina figlia del "comandante", registrano attenti ogni particolare dell'innata pacatezza, compostezza e naturalezza degli indigeni, del monotono quotidiano e dei rari momenti insoliti della vita coloniale. La giovane moglie del "comandante" - quasi sempre assente per servizio - si annoia nella solitudine delle lunghe giornate, assolate e calde di un'Africa asciutta e brulla, e trascorre in nervosa apprensione le notti percorse da ululati di belve e da rumori inquietanti. Non valgono affatto a ridurre le frustazioni della giovane donna le cure - peraltro distaccate e formali - per la piccola figlia, né la rispettosa devozione di Protée, un aitante servo negro, che, pur suscitandole con la sua presenza fisica un inconfessato fremito di desiderio, è trattato da lei con altezzosa freddezza. L'inattesa visita di un nobile ed eccentrico esploratore inglese prima, e un incidente aereo poi, rompono la sua solitudine, rimettendola a contatto con ospiti bianchi "civili", di passaggio, che le rendono più acuto il confronto col personale negro "inferiore" da cui è circondata, risvegliando in lei nostalgie sopite e tendenze sensuali insoddisfatte. Finché il mutare delle situazioni politiche in Europa, negli anni '30, induce la Francia a ridurre i suoi presidi coloniali in terra d'Africa, e la piccola colonia sperduta se ne va. Anni dopo, France, diventata a sua volta donna, vuol rivedere i luoghi della sua infanzia, ma trova tutto trasformato: i negri sono progrediti, sono diventati liberi, ma hanno ereditato i costumi, i gesti, gli atteggiamenti disinvolti e irriguardosi, le arbitrarie discriminazioni dei dominatori di prima.
SCHEDA FILM
Regia: Claire Denis
Attori: Isaach de Bankolé - Protée, Giulia Boschi - Aimée Dalens, madre di France, François Cluzet - Marc Dalens, padre di France, Jean-Claude Adelin - Luc, Laurent Arnal - Machinard, Jean Bediebe - Prosper, Jean-Quentin Châtelain - Courbassol, Emanuelle Chaulet - Mireille Machinard, Cecilia Ducasse - France bambina, Mireille Perrier - France Dalens adulta
Soggetto: Jean-Pol Fargeau, Claire Denis
Sceneggiatura: Jean-Pol Fargeau, Claire Denis
Fotografia: Robert Alazraki
Musiche: Abdullah Ibrahim
Montaggio: Claudine Merlin
Scenografia: Thierry Flamand
Costumi: Christian Gasc
Altri titoli:
Cioccolato
Durata: 105
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Produzione: ALAIN BELMONDO E GERARD CROSNIER PER SEPT, CAROLINE PROD, FDDIC TF1 FILM PROD, WIM WENDERS PROD-CINE MANUEL, MARIN KARMITZ, MK2 PROD CERITO FILM
Distribuzione: ACADEMY
CRITICA
"Selezionando certi piccoli gesti nei quali si esprimevano l'umiliazione dei neri, la loro dignità, le loro grida soffocate, e la sia pure involontaria arroganza dei bianchi, la memoria di Claire Denis li traduce insomma con timbro impressionista nella speranza, un po' nostalgica, di dire come li visse. E dunque c'è una certa atmosfera, un certo confidare nell'allusione più che nell'esotico, ma a conti fatti il film ha la fragilità di tutti gli esordi in cui s'intravedono le potenziali virtù di un autore più che penetrare sotto la pelle dei personaggi e dell'accaduto. Quanto Claire Denis meriti d'essere incoraggiata avverte comunque la sua scelta degli attori: oltre la nostra ottima Giulia Boschi nella parte della mamma, François Cluzet in quella del padre, e Isaac de Bankolé, venuto dalla Costa d'Avorio, nel ruolo del Protée mangia-farfalle. Tuttavia pronto a scazzottare i bianchi che lo deridono e adoprano la sua doccia. France bambina è Cécile Ducasse, adulta Mireille Perrier. Musica del sudafricano Adolph Johanes ribattezzatosi Abdullah Ibrahim quando si convertì all'islamismo, il pianista che piacque a Duke Ellington e Gato Barbieri, e del quale da almeno un ventennio si vendono dischi jazz." (Giovanni Grazzini, 'Il Corriere della Sera', 19 Novembre 1988)
"Da una esordiente, scesa per di più in concorso l'altr'anno a un Festival come quello di Cannes, ci si poteva forse aspettare di più, ma nel film il senso del cinema c'è e, oltre al modo di raccontare, ce lo confermano le immagini: un Africa ormai lontana, rivisitata in modo soprattutto interiore, pittorica ma non pittoresca, limpida, asciutta. Non credo di sbagliarmi: di Claire Denis sentiremo riparlare." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 18 Ottobre 1988)