Un semplice ragazzo del West Virginia decide di avventurarsi nella ricerca dell'uomo più pericoloso e ricercato del mondo, Osama Bin Laden. Lungo il percorso tra Egitto, Marocco, Palestina, Arabia Saudita e Afghanistan, avvicinandosi fino alle regioni tribali del Pakistan, il ragazzo intervista esperti e imam, aiuta una squadra israeliana a disinnescare ordigni, prende parte alle incursioni in Afghanistan al fianco dell'esercito statunitense.
SCHEDA FILM
Regia: Morgan Spurlock
Soggetto: Morgan Spurlock
Sceneggiatura: Morgan Spurlock, Jeremy Chilnick
Fotografia: Daniel Marracino
Musiche: Jon Spurney
Montaggio: Gavin Coleman, Julie 'Bob' Lombardi
Durata: 96
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: HDV, 35 MM (1:1.85)
Tratto da: libro "Che fine ha fatto Osama Bin Laden?" di Morgan Spurlock (ed. Fandango)
Produzione: MORGAN SPURLOCK, STACEY OFFMAN E JEREMY CHILNICK PER WARRIOR POETS, WILD BUNCH
Distribuzione: FANDANGO (2010)
Data uscita: 2010-07-09
TRAILER
NOTE
- PRESENTATO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (III EDIZIONE, 2008) NELLA SEZIONE 'L'ALTRO CINEMA/EXTRA'.
CRITICA
"Ingenuo e fuori tempo massimo? Può darsi. Spurlock non ha strumenti adeguati e le osservazioni che veicola possono sorprendere solo chi, dopo quel settembre 2001, non ha mai aperto un libro o non ha visto nessuno dei numerosi documentari meglio calibrati prodotti sull'argomento." (Giorgio Nerone, 'Il Riformista', 28 ottobre 2008)
"Un pamphlet politico divertente, gentile, acuto, che pone nel titolo la domanda-chiave di questi anni. «Abbiamo l'esercito, le armi, la tecnologia più potenti del mondo, e non riusciamo a trovare uno con la barba lunga» è il motto, mentre il bersaglio sono gli americani con i loro alleati; il protagonista Osama appare come danzatore-étoile d'un balletto di suoi sosia o dietro il bancone di un negozio; il pretesto narrativo è risibile. (...) Fazioso, dolce e irresistibile, Morgan Spurlock ama analizzare i problemi sociali che uno si trova davanti quando frequenta uno stile di vita completamente diverso dal proprio, quando «è costretto a guardare il mondo con gli occhi degli altri». Una cosa è certa: la sua satira politica è la più divertente che si conosca." (Lietta Tornabuoni, 'L'Espresso', 15 luglio 2010)
"Produzione ricca, carineria al massimo e un tono comico-eroico, che poi molto comico non è. Probabilmente Spurlock vede davvero se stesso come un santo idiota, un clown crociato abbastanza coraggioso da mettersi in gioco per dimostrare qualcosa. Quando voleva dimostrare che non bisogna mangiare schifezze c'era un certo equilibrio tra mezzi usati e messaggio da diffondere. Ma qui Spurlock ha sostituito hamburger e patatine con la geopolitica e la guerra al terrorismo, e più che quella di un cane sciolto, fa la figura dello stupido." (Dana Stevens, 'Slate', cit. in 'Internazionale', 9 luglio 2010)
"Dopo il documentario candidato all'Oscar nel 2005 'Super Size Me' (...) il regista statunitense e produttore indipendente "Morgan Spurlock torna al documentario di denuncia con la stessa dose di irriverenza e umorismo, anche se con un effetto sorpresa minore, sulla questione del terrorismo islamico e su come questo sia stato alimentato dai padroni della Terra che per più di 50 anni hanno «sostenuto i peggiori dittatori». L'incipit di 'Che fine ha fatto Osama Bin Laden?' è l'imminente nascita di un figlio per il regista che preoccupato per il mondo in cui crescerà la sua prole decide di partire dal West Virginia, dove vive con la compagna, alla volta dell'"Asse del Male", e catturare finalmente il nemico numero uno della pace e della tranquillità mondiale. Ovviamente il tentativo di trovare Osama Bin Laden nei luoghi caldi della lotta al terrorismo è solo il pretesto ironico per incontrare personalmente, attraversando l'Egitto, il Marocco, Israele, la Palestina, l'Arabia Saudita, l'Afghanistan e persino le regioni tribali del Pakistan personaggi che ripudiano e rifuggono come noi violenza e estremismo. Se l'assunto di base, ovvero dimostrare che il terrorismo è il prodotto di un sistema politico-economico, soprattutto occidentale, sbagliato perché iniquo, è una tesi già discussa e approfondita in modi ben più incisivi in molti reportage e documentari d'inchiesta, è vero però che decidere di affrontare la questione dal punto umano, attraverso i volti e la miseria di chi vive costantemente in guerra e che dopo trent'anni di conflitti e i propri territori "occupati" dalle truppe occidentali, come in Afghanistan, si ritrova con una situazione disperata, senza scuole né ospedali, non è mai banale. Infine, continuando a chiedersi se «il terrorismo l'abbiamo estirpato o esportato», il regista e protagonista arriva alla meta finale, ovvero al confine con il Pakistan, il luogo più accreditato secondo le persone incontrate dove trovare Bin Laden, decidendo di fermarsi, fare un passo indietro e chiedersi, invitandoci a fare altrettanto, può esistere un mondo di pace attraverso l'eliminazione degli altri? E questo, a quanto pare, non è poi così scontato. (Alessia Mazzenga, 'Terra', 8 luglio 2010)
"L'idea di partenza è buona, peccato che il resto non sia all'altezza del preambolo. Anzi. Tanto più che l'invadente protagonista, Morgan Spurlock, è sempre in mezzo allo schermo. Già autore del barboso 'Super Size Me', Spurlock si conferma il Michael Moore dei poveri, meno arrogante, meno antipatico; ma ahilui, che abisso in talento dal modello." (Massimo Bertarelli, 'Giornale', 16 luglio 2010)