La cantante messicana Chavela Vargas è celebre in tutto il mondo come interprete di musica ranchera; canzoni che parlano di donne, solitudine e cuori infranti che l'artista interpreta con le sue qualità uniche, il dono per il ritmo e la voce tipicamente ruvida e vulnerabile. Ma non solo, il suo aspetto mascolino così come il poncho rosso e il sigaro sono diventati negli anni inconfondibili. Eclettica e trasgressiva, divenuta popolare nel corso degli anni Sessanta, ha frequentato il jet set e i personaggi della politica e della cultura più famosi dell'epoca, facendo girare la tesata a donne come Frida Kahlo e Ava Gardner, con il suo fascino e la suggestiva bellezza. Ritiratasi dalle scene alla fine degli anni Settanta per problemi di alcolismo, torna in auge negli anni Novanta grazie alla riscoperta da parte del filmaker spagnolo Pedro Almodóvar. Il materiale inedito utilizzato in questo film, così come le interviste con la stessa Chavela e con i suoi colleghi e partner, compongono il caloroso ritratto di un'artista carismatica ed eccezionale, che non ha mai nascosto la sua omosessualità durante tutta la sua vita, fino alla morte avvenuta nel 2012, all'età di 93 anni.
SCHEDA FILM
Regia: Catherine Gund, Daresha Kyi
Attori: Chavela Vargas - S stessa, Pedro Almodóvar - Se Stesso
Fotografia: Natalia Cuevas, Paula Gutierrez, Catherine Gund
Musiche: Gil Talmi
Montaggio: Carla Gutierrez
Durata: 90
Colore: B/N-C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: CATHERINE GUND, DARESHA KYI PER AUBIN PICTURES
NOTE
- PRESENTATO AL 67. FESTIVAL DI BERLINO (2017) NELLA SEZIONE 'PANORAMA DOKUMENTE'.
CRITICA
"Il bel documentario 'Chavela' di Catherine Gund e Daresha Kyi (...) racconta la telenovela lacrimosa ma ricca di suspense e di momenti toccanti, della sua vicenda, ripercorrendo con lei, con la sua voce e il suo viso segnato dalle rughe e nascosto dagli occhiali, e con la sua musica, la vita di una donna di grande forza e fragilità, fino all'happy ending dell'Olympia e al trasporto dei suoi ammiratori al suo funerale, quando ormai si era fatta leggenda." (Giuliana Muscio, 'Il Manifesto', 14 febbraio 2017)