Paul e Hélène assistono impotenti, chiusi nella propria automobile, al pestaggio di una giovane prostituta, Malika, da parte di un gruppo di teppisti. Vittima del rimorso, Hélène rintraccia Malika in un ospedale, in coma, e decide di occuparsi di lei, abbandonando marito e figlio.
SCHEDA FILM
Regia: Coline Serreau
Attori: Catherine Frot - Helene Vidal, Vincent Lindon - Paul Vidal, Rachida Brakni - Noemie/Malika, Line Renaud - Mamie, Aurélien Wiik - Fabrice Vidal, Omar-Echeriff Attalah - Tarek, Nicolas Serreau - Il barman, Ivan Franek - Touki, Chloe' Lambert - Florence, Marie Denarnaud - Charlotte, Michel Lagueyrie - Marsat, Éric Poulain - Jeune Policier, Hajar Nouma - Zora, Jean-Marc Stehlé - Blanchet, Léa Drucker - Nicole, Jean-Loup Michou, Julie Durand - Zoriza, Simon Bakhouche - Henri, Wojciech Pszoniak - Pali
Sceneggiatura: Coline Serreau
Fotografia: Jean-François Robin
Musiche: Ludovic Navarre, Aaron Grain
Montaggio: Catherine Renault
Scenografia: Michèle Abbé-Vannier
Costumi: Karen Muller Serreau
Effetti: Carole Vasseur
Durata: 109
Colore: C
Genere: DRAMMATICO COMMEDIA POLIZIESCO
Produzione: ENILOC FILMS, FRANCE 2 CINEMA, LE STUDIO CANAL+, LES FILMS ALAIN SARDE, BAC FILMS, STUDIO CANAL
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2003)
Data uscita: 2003-03-21
CRITICA
"Scriviamo la parola 'capolavoro' una volta ogni due o tre anni: ora la scriviamo per 'Chaos', nuovo film di Coline Serreau, geniale sceneggiatrice francese che con questo gioiello si laurea, definitivamente, anche somma regista. Guardate come gira (in digitale), guardate come monta, guardate come usa ogni inquadratura per far progredire la storia (..) Film di potente impatto polemico sulla solidarietà femminile, e contro il patriarcato, 'Chaos' è il più allucinante e divertente ritratto dello scontro fra due mondi: ricchi & poveri, uomini & donne, Occidente & Islam. Ritmo travolgente, attori straordinari, dialoghi superbi. Da vedere assolutamente". (Alberto Crespi, 'Film Tv', 25 marzo 2003)
"'Chaos', caos, titolo del film di Coline Serreau, ha un doppio senso: naturalmente il disordine, la confusione, il casino che conosciamo, ma anche l'anarchia positiva che distrugge regole sbagliate per dare forse vita a qualcosa di meglio. Doppio senso pure nello stile: la condizione tragica di una bellissima ragazza algerina tenuta schiava a Parigi e costretta alla prostituzione è raccontata nei modi veloci e buffi della commedia (un genere di cui Coline Serreau è specialista sin da 'Tre uomini e una culla'). Doppio senso nei personaggi: le donne sono coraggiose, intelligenti, svelte, piene di risorse; gli uomini sono stupidi, violenti, repellenti. (..) Magari troppo slungato nell'ultima parte, il film è vivace, interessante; la brava protagonista-vittima Rachida Brakni è un'autentica bellezza e Vincent Lindon è perfetto nella parte del cretino. (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 22 marzo 2003)
"Il film di Coline parte con molta energia; la sua cinepresa (in realtà si tratta di video digitale) resta nervosa e mobile per tutto il tempo; peccato che la storia si allenti in alcune lungaggini e in un flashback inutile. Tuttavia bisogna riconoscere alla regista francese l'impegno a farci riflettere e la capacità di far convivere stili di racconto diversi: dramma sociale, poliziesco, commedia". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 marzo 2003)
"Commedia di ricatti, sotterfugi e brillanti idee intorno alla questione (femminile) dell'immigrazione in Francia. E' un po' macchinosa, ma la tesi è onorevole, toccando il senso di responsabilità individuale e la quieta indifferenza della borghesia. (..) Non è il lavoro migliore della Serreau, che aveva lasciato il segno con argomento analogo in 'Romualde e Juliette' ed era diventata famosa a metà anni '80 con 'Tre uomini e una culla'. La denuncia sociale guida la 'voce' della cinepresa". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 22 marzo 2003)
"Parte bene l'ultimo film di Coline Serreau: la critica alla società borghese indifferente alla sofferenza di chi non vi appartiene è toccante (Lindon è straordinario nella maschera di rivoltante perbenista che non vuole fastidi e lascia la giovane immigrata al suo destino), ma poi si impantana cercando di spiegare le ragioni profonde del cortocircuito. Il vero caos è nella testa della regista". (Paola Piacenza, 'Io Donna', 19 aprile 2003)