Per aver riprodotto le dodici caricature danesi che hanno scatenato la collera dei musulmani in ogni parte del mondo, Philippe Val, il proprietario di 'Charlie Hebdo', giornale satirico francese, è stato consegnato alla giustizia. Un processo al di là delle regole seguito da Daniel Leconte in tempo reale. Per decrittare, con l'aiuto degli attori-chiave, i giochi politici internazionali, mediatici e ideologici. Sono presenti: gli avvocati, i testimoni, i media, i comitati di redazione, le manifestazioni in favore. Non mancano neppure le prese di posizione degli intellettuali e degli uomini politici e le reazioni degli accusatori e dei paesi musulmani. Una riflessione sull'Islam, sulla stampa, sullo stato dell'opinione pubblica nella società francese ma anche un tentativo di rispondere alla sfida lanciata dall'integralismo a ogni democrazia.
SCHEDA FILM
Regia: Daniel Leconte
Attori: Daniel Leconte - Voce narrante (V.O.
Fotografia: David Quesemand, Xavier Liberman, Thomas Risch
Musiche: Cyril de Turckheim
Montaggio: Laurent Abellard, Grégoire Chevalier-Naud
Altri titoli:
It's Hard Being Loved By Jerks - The Trial
C'est dur d'être aimé par des cons - Le procès
It's Hard Being Loved By Jerks
Durata: 118
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: FILM EN STOCK
NOTE
- PROIEZIONE SPECIALE AL 61. FESTIVAL DI CANNES (2008).
CRITICA
"Leconte, cineasta diligente, in poco meno di due ore propone immagini della discussione processuale, testimonianze, reazioni mediatiche, politiche e intellettuali. Lo stile è quello, un po' vecchiotto e furbetto, del documentario classico. Cinematograficamente trascurabile, offre però spunti molto interessanti, dalla lettera aperta dell'attuale presidente della repubblica Sarkozy, che si schiera con i "nemici" che spesso lo avevano massacrato, alle donne musulmane, immigrate di seconda e terza generazione, che da quelle vignette si sentono offese soprattutto come cittadine francesi. Un dibattito con toni accesissimi, sfociato troppo nel violento conflitto di (in)civiltà, tra opposti integralismi da sempre più interessati a combattersi che a capirsi. Alle accuse di blasfemia, infatti, si rispondeva spesso con sprezzante ironia, come quella dell'accusa, ripetuta più volte, «manifestate contro le vignette, ma mai contro Bin Laden, è questa la vostra idea di democrazia?». Bella domanda, a cui i ragazzacci del periodico satirico hanno risposto con l'umorismo politicamente scorretto." (Boris Sollazzo, 'Liberazione', 17 maggio 2008)
"S'intitola C'est dur d'être aimé par des cons' il documentario di Daniel Leconte, solo omonimo di Patrice. (...) Il titolo è coerente con lo stile provocatorio del settimanale 'Charlie-Hebdo', di cui qui si canta - infischiandosi dell'equanimità - l'assoluzione in un processo subìto per diffamazione. (...) Dalle quasi due ore di immagini, per lo più interviste filmate, uno spettatore giunto da Marte potrebbe credere che i destini della République, dunque della civiltà, fossero in gioco sulle pagine di 'Charlie- Hebdo' e nell'aula di tribunale. Ne esce di tutto, ma l'intélligence traspare solo dalle considerazioni e dai paragoni di padre Michel Le long e del comico Dieudonné. Ma l'humour migliore è dell'avvocato Szpiner, consigliere del presidente Chirac e parte civile nel processo a 'Charlie-Hebdo'. Parlando di Caroline Fourest, collaboratrice del settimanale, Szpiner ne coglie - come dargli torto, dal contesto? - 'l'alta opinione che ha di sé'. Ne conclude: 'Se mai leggerò un giorno che la signora Fourest è stata coinvolta in un delitto passionale, ne concluderò che si è trattato di un suicidio'." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 17 maggio 2008)