Élisabeth e suo marito Pierre hanno organizzato una cena per festeggiare il fratello di lei, Vincent, che sta per affrontare il grande passo della paternità. In attesa di Anna, la giovane moglie di Vincent perennemente in ritardo, Élisabeth, Pierre e Claude - un amico d'infanzia, anche lui invitato alla cena - incalzano bonariamente il futuro papà con una serie di questioni, tra cui la fatidica domanda sul nome del nascituro. La sua risposta scatenerà un'accesa discussione dai risvolti imprevisti...
SCHEDA FILM
Regia: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Attori: Patrick Bruel - Vincent, Valérie Benguigui - Élisabeth, Charles Berling - Pierre, Guillaume de Tonquedec - Claude, Judith El Zein - Anna, Françoise Fabian - Françoise, Yaniss Lespert - Porta pizze, Miren Pradier - Infermiera, Alexis Leprise - Apollin, Juliette Levant - Myrtille, Bernard Murat - Ostetrica
Soggetto: Alexandre de La Patellière - pièce teatrale, Matthieu Delaporte - pièce teatrale
Sceneggiatura: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
Fotografia: David Ungaro
Musiche: Jérôme Rebotier
Montaggio: Célia Lafitedupont
Scenografia: Marie Cheminal
Costumi: Anne Schotte
Durata: 109
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Tratto da: basato sull'opera teatrale "Le Prénom" di Matthieu Delaporte e Alexandre de la Patellière, messa in scena da Bernard Murat
Produzione: DIMITRI RASSAM, JÉRÔME SEYDOUX, ALEXANDRE DE LA PATELLIÈRE, MATTHIEU DELAPORTE, SERGE DE POUCQUES, FLORIAN GENETET-MOREL, ROMAIN LE GRAND, ADRIAN POLITOWSKI, GILLES WATERKEYN PER CHAPTER 2, PATHÉ, TF1 FILMS PRODUCTION, M6 FILMS, FARGO FILMS, NEXUS FACTORY, UFILM
Distribuzione: EAGLE PICTURES
Data uscita: 2012-07-06
TRAILER
NOTE
- TRA I PRODUTTORI ASSOCIATI FIGURA ANCHE BERNARD MURAT.
CRITICA
"Non sempre cinema e teatro fanno un buon matrimonio; ma bisogna pur riconoscere che, dopo averla recitata due o trecento volte, un attore conosce bene la parte. E' il caso di questo film a quattro mani, tratto da uno spettacolo teatrale di successo in Francia tra il 2010 e il 2011. (...) Più teatro fotografato che cinema, una commedia con gli stessi attori che l'hanno replicata tante volte sul palcoscenico; una specie di 'Carnage', ma senza spargimento di sangue, incrociato con la leggerezza della 'Cena dei cretini'. Ottimo per risolvere in modo divertente una sera d'estate." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 6 luglio 2012)
"Una cenetta che si trasforma in un gioco al massacro, con verità sbattute in faccia e piatti di couscous sbattuti a terra: è la commedia 'Le prenom', messa in scena con successo a Parigi e adattata per lo schermo a opera degli autori, la coppia Delaporte/de la Patellière, con altrettanto ottimo riscontro di botteghino. (...) Per tematica e struttura, la pièce ricorda il recente 'Carnage', ma qui i personaggi si risolvono all'interno di un gioco dialettico fine a se stesso - un poco pretestuoso, isterico e teatrale - senza arrivare ad acquistare umana spontaneità. Come testo 'Carnage' non è chissà che, ma Yasmine Reza ha indubbio mestiere; e, quanto al film, Polanski è Polanski." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 6 luglio 2012)
"Si svolge (...) tutta in una stanza la brillante commedia teatrale 'Cena tra amici' dei francesi de la Patellière e Delaporte. Tra 'La cena dei cretini' e 'Carnage', il film ruota intorno al nome di un bambino che sta per nascere: la scelta metterà a dura prova rapporti che si pensavano consolidati. E più la situazione si esaspera, più il pubblico sorride, con amarezza." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 6 luglio 2012)
"Piacerà a chi sta affezionandosi sempre di più alla rinata commedia francese. Domanda, ma son davvero meglio delle nostre ('Immaturi' , 'Ex')? Certo sono scritte come Dio comanda (alla base di 'Le prenom' c'è una fortunata pièce di Matthew Delaporte, bell'esempio di teatro boulevardier)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 6 luglio 2012)
"Riscaldata. Dopo 'Carnage' di Roman Polanski (è sempre il teatro a ispirare: la pièce 'Le Prénom' scritta dai due registi), questa 'Cena tra amici' è roba da microonde. Non che gli attori - su tutti l'istrionico Patrick Bruel - sfigurino o il testo sia bollito, ma l'antecedente è troppo fresco e doc perché questo nuovo massacro verbale possa sfamare gli appetiti di critica e pubblico. (...) Segreti e bugie, parole, opere e omissioni, in un dramma da salotto con i tic del cinema francese, una regia acquiescente, un colpo di scena da Harmony e un volemose bene indigesto. Se per Polanski lo spettro era l'esercizio di stile, qui è esercizio e basta: si mangia marocchino, si rimpiange il morettiano 'Paté de bourgeois'." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 5 luglio 2012)