I migliori cavalieri dell'Afganistan convengono a Kabul per partecipare alla "Royal Burkask", una gara tradizionale che consiste nel disputarsi, in sella a un cavallo e armati di scudiscio, la carcassa di un capretto. Uraz, figlio di un valoroso capo-trubù, Tursen, partecipa alla gara, deciso ad emulare le imprese del padre, più volte vincitore della competizione, ma cade malamente, fracassandosi una gamba. Allo scopo di riscattare agli occhi del padre il disonore della sconfitta, Uraz decide di far ritorno presso la tribù attraverso una strada impervia, irta di difficoltà e di pericoli di ogni genere. Scampato più volte alla morte, durante il viaggio Uraz incontra Zareh, che lo cura ma rinfocola nel suo schiavo la cupidigia. Alla fine il giovane riesce a raggiungere la casa paterna, ma la gamba ferita gli è nel frattempo andata in cancrena e deve essere amputata. Reagendo allo sconforto per la mutilazione, egli prende a esercitarsi sul suo cavallo, riuscendo in breve tempo a meravigliare tutti per la ritrovata abilità di cavallerizzo.
SCHEDA FILM
Regia: John Frankenheimer
Attori: Omar Sharif - Uraz, Leigh Taylor-Young - Zareh, Jack Palance - Tursen, David de Keyser - Mukhi, Peter Jeffrey - Hayatal, Mohammad Shamsi - Osman Bey, George Murcell - Mizrar, Eric Pohlmann - Mercante a Kandahar, Saeed Jaffrey - Capo del distretto, Srinanda De
Soggetto: Joseph Kessel
Sceneggiatura: Dalton Trumbo
Fotografia: Claude Renoir, André Domage, James Wong Howe
Musiche: Georges Delerue
Montaggio: Harold F. Kress
Scenografia: Pierre-Louis Thévenet
Costumi: Jacqueline Moreau
Effetti: Alex Weldon
Durata: 109
Colore: C
Genere: AVVENTURA DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, PANAVISION, TECHNICOLOR, EASTMANCOLOR
Tratto da: romanzo "Cavalieri selvaggi" di Joseph Kessel
Produzione: EDWARD LEWIS PER COLUMBIA PICTURES CORPORATION
Distribuzione: CIAD - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO
CRITICA
"Velleitarie l'analisi sociologica di una terra rimasta ai margini della moderna civiltà, e la rappresentazione del contrasto psicologico tra due generazioni. Insomma, soltanto uno spettacolo realizzato con mestiere." (Segnalazioni Cinematografiche, vol.72, 1972)