Fuggiasco a Porto Ercole, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio ivi muore nel 1610. Lo assiste il fedele servo muto Jerusalemme. Si rivive la vita tormentata e tempestosa che il pittore condusse a Roma, tra sordide avventure, risse e traversie di ogni genere; gli incontri amorosi con l'amante Lena e con l'altro amante - il più noto fra i modelli - Ranuccio Tomassoni che poi Caravaggio uccise a coltellate; infine è tutta una sfilata di gente illustre o di bassa estrazione, con cui il pittore si ispirava per le sue opere più celebri. Nell'agonia, il Caravaggio riepiloga volti ed episodi, ricorda i vertici raggiunti, i potenti incontrati, i momenti intensi della sua dissipazione come della sua fama, ancora oggi straordinaria.
SCHEDA FILM
Regia: Derek Jarman
Attori: Nigel Terry - Caravaggio, Tilda Swinton - Lena, Sean Bean - Ranuccio Tomassoni, Spencer Leigh - Jerusalemme, Michael Gough - Cardinal Del Monte, Dexter Fletcher - Giovane Caravaggio, Nigel Davenport - Giustiniani, Garry Cooper - Davide, Robbie Coltrane - Scipione Borghese
Soggetto: Derek Jarman
Sceneggiatura: Derek Jarman
Fotografia: Gabriel Beristáin
Musiche: Simon Fisher-Turner
Montaggio: George Akers
Scenografia: Christopher Hobbs
Costumi: Sandy Powell
Durata: 97
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA
Tratto da: un'idea di Nicolas Ward Jackson
Produzione: SARAH RADCLYFFE
Distribuzione: MIKADO FILM (1987) - DURIUM HOME VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, POLYGRAM FILMED ENTERTAINMENT VIDEO, DVD: DOLMEN HOME VIDEO
CRITICA
"Pittore geniale e lombardo balordo. Michel Angelo Merisi (1573-1610) è un soggetto ideale per il cinema: vita ribalda e vagabonda di ventura con risse, ferimenti e un omicidio, torbidi rapporti con i potenti della Chiesa e i bassifondi, - in odore di eresia per le inclinazioni pauperistiche e le simpatie verso Giordano Bruno e i protestanti, morte romanzesca. Il cinema gli si adatta anche perché è il pittore senza il quale, forse, Rembrandt e Velasquez sarebbero stati diversi: Jarman lo tiene per l'inventore della luce cinematografica. Eppure lo si è visto sullo schermo soltanto due volte: la prima al cinema nel 1941 con Amedeo Nazzari, la seconda volta sui teleschermi nel 1967 con Volonté e la regia di Silverio Blasi. (...) La chiave di lettura del personaggio di Caravaggio è di un'esplicita omosessualità o, meglio, di un'ostentata ambiguità bisessuale. Eppure, sebbene sia impregnato di un diffuso erotismo e di una violenza non sempre trattenuta, questo film sulla pittura è casto. Jarman si è divertito: oltre a Caravaggio di cui mima i quadri celebri alla maniera del Godard di 'Passion', cita Dreyer e gli espressionisti, lascia fuori l'azzurro - dalla fotografia (Caravaggio diceva che il blu è veleno), esibisce un anticlericalismo all'acido prussico, si affida a un commento 'off' di un lirismo non sempre di buona lega. Caravaggio è Nigel Terry (doppiato da Francesco Carnelutti); tra gli altri ci piacerebbe rivedere al lavoro Tilda Swinton che fa Lena, fulva meretrice di scattante energia e di obliquo sessappiglio." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 15 Giugno 1987)
"Solo esempi e pallidi richiami, comunque, perché le trovate del racconto sono molte e non tutte così di superficie, anche se il peso di questi stravaganti e qualche volta gratuiti segnali d'attualizzazione non è sempre significativo. Lo spazio che occupano, difatti, è solo di margine nel blocco narrativo, dominato nei contenuti dal tema dell'omosessualità che illustri storici del periodo d'altra parte, definiscono del tutto inattendibile e perfino offensivo. Accanto a questo motivo, quello della visualizzazione dell'arte di Caravaggio e della ricostituizione (in)fedele dei suoi procedimenti: sia negli effetti plastici, sia nei riferimenti all'uso del colore. Con la replica, nella fotografia mai leziosa di Gabriel Beristain, di una sintesi grassa fra tonalità sobrie ma allo stesso tempo aspre, drammatiche e potenti, ricondotte al dominio dei bruni e degli ocra. Val la pena di ricordare anche i nomi dei due attori principali, Nigel Terry nella parte di Caravaggio e Sean Berry in quella di Ranuccio né troppo lucidi né troppo puntuali, ma forse proprio per questo capaci di sintonizzarsi sulle bizzarre onde creative di Jarman." (Claudio Trionfera, 'Il Tempo', 7 Giugno 1987)
"E' riuscita l'idea visuale del regista, tentare di ricreare nel film i colori, i contrasti, le luci della pittura di Caravaggio. Riusciti pure i quadri viventi usati, come fece Godard in 'Passion', per evocare alcune tra le opere maggiori del pittore. Riuscito il film, dove omosessualità e cattolicesimo si legano in quell'intreccio che il luogo comune inglese ritiene inevitabile, e spesso commovente, spesso capace di restituire davvero il tormento della vita e l'estasi dell'arte. 'Un film sulla pittura e sull'amore', lo definisce Derek Jarman. 'Un film sul logorarsi dell'artista tra passioni private e vita pubblica, sull'incapacità di dominare il successo, sul disgregarsi della personalità nel successo'." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 26 Giugno 1987)