Rifiutato dall'Esercito perché fisicamente non idoneo, Steve Rogers decide di prendere parte ad un progetto segreto che lo trasformerà in Capitan America, un supereroe impegnato nella lotta per la difesa della libertà e della legalità...
SCHEDA FILM
Regia: Joe Johnston
Attori: Chris Evans - Steve Rogers/Captain America, Samuel L. Jackson - Nick Fury, Hugo Weaving - Johann Schmidt/Teschio Rosso, Stanley Tucci - Dottor Abraham Erskine, Tommy Lee Jones - Colonnello Chester Phillips, Sebastian Stan - James 'Bucky' Barnes, Richard Armitage - Heinz Kruger, Hayley Atwell - Peggy Carter, Dominic Cooper - Howard Stark, Natalie Dormer - Soldato Lorraine, Neal McDonough - Dum Dum Dugan, Toby Jones - Arnim Zola, JJ Feild - Montgomery Falsworth/Union Jack, Anatole Taubman - Roeder, Kenneth Choi - Jim Morita, Christian Black - Sergente Buck, Palle Nodeland - Eric
Soggetto: Jack Kirby - fumetto, Joe Simon - fumetto
Sceneggiatura: Stephen McFeely, Joss Whedon, Christopher Markus
Fotografia: Shelly Johnson
Musiche: John Powell
Scenografia: Rick Heinrichs
Arredamento: John Bush
Costumi: Jeffrey Kurland, Anna B. Sheppard
Effetti: Christopher Townsend
Durata: 125
Colore: C
Genere: AVVENTURA AZIONE FANTASY
Specifiche tecniche: PANAVISION GENESIS HD CAMERA, 35 MM/D-CINEMA (1:2.35)
Tratto da: personaggi dei fumetti creati da Jack Kirby e Joe Simon
Produzione: MARVEL ENTERPRISES, MARVEL ENTERTAINMENT, MARVEL STUDIOS
Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY, DVD: UNIVERSAL
Data uscita: 2011-07-22
TRAILER
NOTE
- TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI FIGURA ANCHE STAN LEE.
CRITICA
"1941, back in the days: i primi giorni del tentacolare Universo Marvel. 'Captain America - II primo vendicatore' di Joe Johnston, che porta sullo schermo un altro campione della razza di 'Iron Man', 'Hulk' e 'Thor': un supereroe tutto d'un pezzo, partorito da Joe Simon e Jack Kirby e battezzato su carta nel marzo 1941, per sferrare un pugno micidiale (la prima, indimenticabile copertina) a Hitler e attizzare la causa antinazista, otto mesi prima dell'entrata in guerra. 70 anni dopo, l'action fumettaro è servito, con qualche delega alla filologia - buona per i forum dei fan - e più di qualche secca drammaturgica: poco importa, Evans è un pupazzone che incassa pugni ed emozioni con la stessa impassibilità, la Atwell è bella ma non balla, eppure gli effetti speciali vanno a segno (il 3D no: quasi impalpabile), e l'American Way all'epoca di Obama può risplendere di questa forza saggia, financo 'debole'. E allora guerra sia: supereroi buoni e superomismo nazista, novelli Bastardi senza gloria e progenitori dei bombardieri Stealth, nidi di cuculo e disintegratori 'spaziali', di tutto e di più, percorrendo le vie alternative della Storia (ucronia) sulla corsia del sincretismo blockbuster. E' Hollywood, bellezza?" (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 21 luglio 2011)
"Era la fine del 1940 quando uscì nella sale statunitensi 'Il grande dittatore' di Chaplin. Attirandosi le ire di molti. All'epoca gli Stati uniti non erano entrati in guerra e il partito dei neutrali era piuttosto forte. Anzi erano gli attivisti liberal a chiedere di schierarsi contro le dittature nazifasciste e i loro alleati giapponesi. Pearl Harbor era ancora lontana nel tempo. Per questo assume una connotazione particolare la nascita di 'Captain America', creato come fumetto Marvel da Joe Simon e Jack Kirby e arrivato nelle edicole nel marzo 1941. Il risultato, oltre a infiammare quanti volevano che gli Stati uniti si schierassero contro la barbarie, fu quello di ottenere la protezione dell'Fbi. (...) L'aspetto più interessante di 'Captain America', da sempre, è quello di essere un supereroeperpoteri ci suggeriscono i creatori 'le guerre si combattono con le armi, ma si vincono con gli uomini', ma la tecnologia degli effetti, e la sceneggiatura, hanno reso strabico lo sguardo sulla questione e tutto si è ridotto a entertainment senza anima. Peccato, perché Tommy Lee Jones è magnifico nel non voler baciare Steve Rogers, a sua volta interpretato da Chris Evans in doppia taglia. Nella versione originale Stanley Tucci colorisce di accento crucco il suo eloquio (ma per estensione vengono definiti crucchi anche i giapponesi), Hugo Weaving recita solo all'inizio con il suo vero volto, poi si sfila la maschera e diventa Teschio Rosso sino alla fine, mentre Hayley Atwell entra nel film perché ci voleva una pupa che si prendesse cura dell'imbranato Steve, salvo essere ricompensata dalla cura. I fan del capitano (ma quanti sono?) saranno entusiasti e si riempiranno anche di merchandising, gli altri sono invece già tremebondi all'idea, adombrata, di un sequel." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 22 luglio 2011)
"Si sa che nei tempi di crisi economica gli Usa hanno sempre un gran bisogno di eroi. E gli eroi hanno sempre bisogno di nemici da combattere. Su questo argomento 'Captain America' fu chiarissimo nel suo primo albo datato marzo 1941 (otto mesi prima che gli Stati Uniti fossero coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale): in copertina il suo gancio destro colpiva Adolf Hitler in persona. Situazione che non si ripeteva affatto all'interno dell'albo, così come in questo film che all'inizio sembra più assomigliare a uno di Indiana Jones che di supereroi. (...) Molto del fascino di questo film si deve alla sua ambientazione storica e all'umanità di un eroe senza troppi poteri, che entra tra le truppe come un imbarazzato fenomeno da baraccone, da mostrare negli spettacoli per i soldati prima delle ballerine. Nelle scene di azione le sue armi sono le più tradizionali: i pugni, i calci, le corse, e poi quello scudo con una stella e qualche striscia che lo difende da qualsiasi pallottola e che sa usare come un formidabile boomerang. In questo film la politica dello spettacolo che vuole accontentare tutti rispetta gli equilibri, aumentando il ritmo col passare dei minuti. E poi, figuriamoci: c'è l'esaltazione del mito statunitense con la sua formula della felicità, e la parabola sul riscatto dell'uomo comune. Certo, un dubbio rimane su quel nome così vasto da comprendere un continente: chissà se i canadesi, gli argentini, i brasiliani e gli altri americani saranno contenti di essere rappresentati da 'Captain America'." (Luca Raffaelli, 'La Repubblica', 22 luglio 2011)
"L'America ha perso la sua innocenza nella guerra del Vietnam. È quasi un luogo comune: in realtà gli States di prima erano tutt'altro che innocenti, nordisti e sudisti si erano allegramente massacrati un secolo addietro nella Guerra di Secessione e nella linda America anni Cinquanta dove negli autobus c'erano ancora scompartimenti separati per bianchi e neri, un presidente come Obama sarebbe stato impensabile. Tuttavia, il simbolo dell'America innocente delle guerre giuste, orgogliosa del suo essere 'terra di libertà', è senz'altro l'eroe fumettistico 'Capitan America'. (...) Nei film prodotti dalla Marvel la cura verso la fonte originaria è notevole: ci sono Bucky (Sebastian Stan), il Teschio Rosso (Hugo Weaving), altri supercriminali come Arnim Zola (Toby Jones), mentre Dominic Cooper è Howard Stark, futuro padre del famoso Tony alias Iron Man. Sembrano passati ben più di vent'anni dal precedente film di 'Capitan America', un penoso B-movie del 1990 diretto da Albert Puyn con protagonista Matt Salinger, dove l'unico motivo di interesse è la presenza di una giovanissima Francesca Neri nel ruolo di Valentina, la figlia del Teschio Rosso. Però nel frattempo è molto cambiata anche l'immagine dell'America." (Stefano Priarone, 'La Stampa', 22 luglio 2011)
"Nell'estate più fumettara degli ultimi anni, 'Capitan America- Il primo vendicatore' è, senza dubbio, il miglior cinecomic Marvel dai tempi del primo 'Iron Man'. Per fortuna, verrebbe da aggiungere, dato che nonostante i suoi settant'anni (editoriali) di vita, il super soldato è stato quasi sempre stranamente ignorato dal grande schermo, fatta eccezione per l'inguardabile e impalpabile precedente del 1990. Invece, l'operazione diretta da Joe Johnston è più che riuscita grazie anche a una sceneggiatura fluida sorretta da dialoghi non banali (il rischio c'era, dato il tipo di personaggio) e battute azzeccate. Storpia, come al solito, l'uso inutile del 3D che nulla aggiunge se non gli euro in cassa. (...) Ottimo anche il cast di supporto, a partire da Tommy Lee Jones, mentre viene a mancare, se volete, un po' dello spirito che aveva portato, in un certo senso, alla nascita dell'icona Marvel, ovvero una maggiore esaltazione della lotta per un'idea liberale della vita in contrapposizione al totalitarismo. Qui viene solo vagheggiata con un occhio, troppo aperto, sul sacchetto di popcorn." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 22 luglio 2011)