E' la storia di un bambino di nove anni, Calogero Anello, che diventa amico di un gangster di nome Sonny. Il padre di Calogero, Lorenzo, contrasta questa amicizia. Tutta la vita ha lottato per impedire al figlio di venire travolto dall'ambiente corrotto del Bronx. Ma gli eventi precipitano, Calogero è l'unico testimone di un omicidio e, quando viene messo a confronto con Sonny, rifiuta di identificarlo. Sonny è diventato una figura paterna per Calogero e più potente di Lorenzo, responsabile della sua educazione al "crimine". Passano otto anni. Sonny ha acquistato più potere e a Lorenzo non rimane che guardare il figlio adolescente vivere sulla scia di Sonny. Conteso tra il padre e il gangster, il futuro di Calogero sembra essere deciso...
SCHEDA FILM
Regia: Robert De Niro
Attori: Robert De Niro - Lorenzo Anello, Chazz Palminteri - Sonny, Lillo Brancato - Calogero Anello a 17 anni, Francis Capra - Anello a 9 anni, Taral Hicks - Jane Williams, Katherine Narducci - Rosina Anello, Clem Caserta - Jimmy Whispers, Alfred Sauchelli Jr. - Bobby Bars, Frank Pietrangolare - Danny K.O, Joe Pesci - Carmine, Robert D'Andrea - Tony Toupee, Eddie Montanaro - Eddie Mush, Dave Salerno - Frankie Coffeecake, Joe D'Onofrio - Slick a 17 anni, Luigi D'Angelo - Aldo a 17 anni, Patrick Borriello - Slick a 9 anni, Fred Fischer - JoJo, 'Lo Squalo', Dominick Rocchio - Ralphie a 17 anni, Louis Vanaria - Crazy Mario a 17 anni, Paul Perri - Crazy Mario a 9 anni, Richard DeDomenico - Sacerdote
Soggetto: Chazz Palminteri
Sceneggiatura: Chazz Palminteri
Fotografia: Reynaldo Villalobos
Musiche: Butch Barbella
Montaggio: David Ray, Robert Q. Lovett
Scenografia: Wynn Thomas
Costumi: Rita Ryack
Effetti: Steven Kirshoff
Durata: 114
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: NORMALE, TECHNICOLOR
Tratto da: lavoro teatrale di Chazz Palminteri
Produzione: JANE ROSENTHAL, JON KILIK, ROBERT DE NIRO PER B.T. FILMS INC., PENTA ENTERTAINMENT LIMITED, PRICE ENTERTAINMENT, TRIBECA PRODUCTIONS
Distribuzione: PENTA DISTRIBUZIONE (1994) - PENTAVIDEO (PEPITE)
NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1994.
CRITICA
"Robert De Niro trasforma, coadiuvato dal talento di Palminteri, autore del dramma originale nonché efficace interprete, il palcoscenico in schermo, facendo dimenticare l'origine teatrale del film. Questo scorre via con estrema scioltezza, con una sobria ed efficace caratterizzazione dei personaggi, dai due attori De Niro e Palminteri al bravo esordiente Lillo Brancato, ma non trascurando gustose figure di contorno. La morale integgerima del vero padre, povero ma onesto fino allo scrupolo, e quella sui generis del 'saggio' boss ritma la vita e modella le aspirazioni di Calogero piccolo e adolescente. Esperienze determinanti e tragiche (come l'assistere da piccolo ad un omicidio o guardare, da adolescente, i cadaveri carbonizzati dei ragazzi con i quali era seduto in automobile poco tempo prima, o la salma di Sonny composta nella camera ardente) fissano per sommi capi la maturazione di Calogero, che rifiuta di prestare ascolto al boss, subentrato all'amico tragicamente scomparso, che gli offre la sua 'protezione', e capisce finalmente tutta la menzogna insita nel detto della malavita 'un uomo che lavora è un fesso'. Calogero capisce solo ora che il vero eroe non è Sonny, che onestamente gli ha sempre detto: 'non devi imitarmi', ma il padre Lorenzo, fedele al suo umile ed onesto posto di lavoro sul vecchio autobus, tra le difficoltà di ogni giorno." ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 117, 1994)
"All'esordio come autore, il divo si è preoccupato di tenere l'occhio ai gusti del pubblico, rivelandosi in tale atteggiamento hollywoodiano. E tuttavia lo spettacolo c'è, tenuto su dal conflitto tra i due padri, quello vero e quello adottivo: De Niro sobrio e interiorizzato, Palminteri sempre sul punto di esplodere. Il primo che dice: il vero eroe è il lavoratore; il secondo che ribatte: chi lavora è un fesso. Tutti e due tanto padroni della situazione che se fossimo a teatro potrebbero scambiarsi i ruoli sera per sera. Nel gruppo di splendidi comprimari spicca l'apparizione di Joe Pesci tra i fiori del funerale nei panni del Padrino subentrante." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 30/1/94)
"Si ride, ci si può perfino commuovere, si riflette sul racconto che scorre svelto, brillante e attraente lungo le sue due ore: la commedia della vita scende sulle case e i mattoni rossi del Bronx e in qualche pagina diventa perfino poesia, in una dominante di tenerezza e fragranti ricordi familiari; con graffiti esistenziali ritagliati nelle musiche di quegli anni, reperti di archeologia sonora dei 60's scovati negli archivi della gloriosa etichetta 'Motown'". (Claudio Trionfera, 'Il Tempo', 30/1/94)
"Per molti versi 'Bronx' può apparire il trionfo del già visto: le pizzerie e i dadi, la cultura 'machista' e il primo amore, i padrini sornioni e il traboccare dei buoni sentimenti, le belle canzoni datate e l'inconfondibile clima dei film italo-newyorkesi. Tuttavia De Niro, relegandosi come interprete nella parte poco appariscente del modesto e simpatico Lorenzo, rivitalizza con ritmo e freschezze gli stereotipi sulla base del buon copione che Chazz Palminteri ha tratto da un proprio monologo teatrale. In un cast benissimo scelto e diretto, lo stesso Palminteri spicca per verità e grinta nel ruolo di Sonny e il risalto che De Niro ha saputo dare al suo bravissimo antagonista non e l'ultimo dei suoi meriti di esordiente." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 6/2/94)
L'apologo morale di De Niro è meno semplicistico del riassunto che se ne può fare a uso del lettore, ed è percorso da una vena di deliziosa ironia. Il film non è altrettanto fluido e ben giocato tra voce off e narrazione nella seconda parte, che vede C. ormai diciottenne diviso tra i pregiudizi e la stupidità della sua banda e il suo nascente innamoramento per una ragazzina di colore. Per amore dell'assunto De Niro perde un po' il senso della verosimiglianza, né ha la fluidità o la felicità di mano del suo amico e maestro Scorsese nelle scene di massa e nei soprassalti di violenza. Ed eccede nell'uso del commento musicale, quasi non si fidasse della propria capacità di narratore e surrogasse con il potere evocativo della musica le sue incertezze di scrittura. Poco importa: perché, con molta autentica gentilezza e molto humour, ha fatto un film sulla difficoltà di crescere e di fare scelte morali che non sentenzia mai, non è mai manicheo, è sempre sorridente (ma mai buffonesco), e arriva perfino a commuovere." (Irene Bignardi, 'La Repubblica', 31/1/94)
"Ottimo esordio nella regia del cinquantenne Robert De Niro, che mette in scena con misura (salvo qualche eccesso cruento e la scivolata finale sul miele), umanità e senso dell'umorismo, il match psicologico tra due padri che si contendono l'amore e il rispetto di un figlio al bivio della vita. Interpreti eccellenti, anche quelli mai più rivisti, con un superlativo chazz Palminteri". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 10 gennaio 2002)